La Transavanguardia mediterranea di Mimmo Germanà

 

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(2 aprile 2013) – Dall’8 marzo al 9 giugno 2013 si potrà visitare, presso il Real Albergo dei Poveri di Palermo, una mostra interamente dedicata all’artista di origini siciliane Mimmo Germanà. L’evento promosso dal Museo Regionale d’Arte moderna e contemporanea di Palermo è stato curato da Achille Bonito Oliva, critico d’arte e teorico della Transavanguardia.

Diciotto opere che celebrano il talento di uno dei rappresentanti più attendibili e fedeli di questa corrente che gli darà maggiore successo e affermazione artistica a partire da Aperto’80, una sezione della Biennale di Venezia, insieme agli artisti Chia, Cucchi, Paladino e De Maria. Da questo momento, attraverso la Transavanguardia la pittura italiana riacquista un ruolo eminente nell’arte europea ed internazionale e nelle creazioni di chiaro espressionismo istintivo dell’artista siciliano non sono mai presenti in maniera diretta soggetti o temi ben determinati.

Il critico Francesco Gallo parla di pittura aurorale, fatta di colori forti, di volti ricorrenti che attraverseranno ciclicamente tutta la sua futura pittura costringendola quasi alla ripetizione. Le tele di Germanà sono popolate paesaggi incantati, bagnanti e personaggi fantastici che colpiscono per quegli sguardi fissi e innocenti sospesi su uno sfondo dai colori accesi, mediterranei. Tra le opere in mostra Marasma, una delle più famose e piene di simbologie di difficile interpretazione che si collega, attraverso la varia e complessa figurazione, all’iconografia surrealista di Dalì.

Ciclicamente nelle pitture di Germanà, che saranno piene di ripetizioni raffigurative, il fantastico e il surreale si strutturano sempre di più e in maniera incisiva, grazie alle conoscenze acquisite dall’artista nel tempo, fino a dare un sapore esclusivamente espressionista. L’opera è e rimarrà in lui, il luogo della utopia, della mitologia, dell’odissea, ma il suo stile opposto all’aggressività degli stili contemporanei, è lontano da idee di conquista. Proprio il marasma, in termine medico definisce una condizione di grave e progressivo decadimento anatomico e funzionale dell’organismo, che lentamente va incontro a processi degenerativi. Anche se accostamenti al surrealismo sono percepibili attraverso gli animali e gli inconsueti angoli prospettici, nell’opera di Germanà predomina incessantemente il proprio stato d’animo di artista selvaggio, che riesce a commutare i segni fantastici, in rimandi diretti alla propria fragilità. Il suo mutare e divenire genera le opere, che più che di figure sono composte di visioni fluttuanti, che aprono un varco al ricordo di paradisi mediterranei, luoghi mitici e presenze arcaiche.

In Paesaggio con figure e violino del 1983, si vede in primo piano un musicista che suona il suo violino seduto su una sedia accanto ad un albero. Il violinista racchiude in sé molti significati, che rimandano all'elemento magico, al fantastico, al potere sovrannaturale dell'uomo e della musica del suo violino. Si scorge, quindi, un palese rimando citazionistico, ad uno dei personaggi più famosi della raffigurazione poetica di Marc Chagall. Proprio Sebastiano Grasso nel Corriere della sera del 19 maggio 1992 lo ricorderà come “Lo Chagall di casa nostra”.

Tra tutti gli artisti della Transavanguardia, Mimmo Germanà è sicuramente colui che ha dipinto più figure femminili: la figura della donna rappresenta sempre di più non solo il Femminile, ma anche la Natura e la Pittura, in un moto dinamico circolare e seducente. Dai colori e dalle pose sensuali, sembra sentirsi l’istinto dell’artista creatore. In Se ricordi del 1989 si erge mitica dal mare, una bellissima bagnante, che poggia con leggerezza il suo corpo sul mare, assumendo una posa di donna fatata. Immensa, la sua figura, si estende per tutto il quadro, sospesa tra il cielo e il mare di una notte d’estate. La sua immagine, pur sviluppandosi su essenziali e semplicissime linee gialle, verdi e rosse, sembra emanare una luce interiore, che domina il paesaggio marino. Tutto è alla ricerca di uno stato di calma, da parte dell’artista, che in un mare bagnato di luce opaca.

Nelle opere presenti alla mostra, si capisce quindi come un albero, un cane, una bagnante o una musa ispiratrice, sono tutti soggetti plastici che Mimmo Germanà trasfigura attraverso la sua passione cromatica racchiudendo l’iconografia in una simbologia strettamente connessa ai suoi sentori più profondi.

Al lavoro di Germanà non è mai mancata l’attenzione della critica più avvertita, che ha sempre valutato un’alta qualità manifatturiera del suo operato e l’elevatezza del suo drammatico spirito poetico. Ancora oggi è poco presente e poco approfondito in molti manuali d’arte contemporanea, citato semplicemente tra gli esponenti della Transavanguardia. Ciò che infatti per molti ancora rimane inedito, è che il lavoro di Mimmo Germanà nasce un decennio prima del suo periodo più noto, nei primissimi anni Settanta, con la fase Concettuale, di arte Povera e delle sue istallazioni. In questo periodo, ad esempio, l’artista registra le video-performance filmate da Luciano Giaccari, entra in contatto con il coreografo Steve Paxton, partecipa alla Triennale di Parigi e successivamente anche alla Biennale di Milano; realizza tanti altri lavori, in parte ormai perduti nella memoria di qualche testimone del tempo o raffigurati in qualche foto dimenticata all’interno di un archivio.

Nel corso della sua vita, Mimmo Germanà, ha deciso di rimanere libero, per non staccarsi da una pittura fortemente lirica, ritrovata con fatiche dopo una lunga parentesi di “vagabondaggio” artistico. Nel suo nomadismo nichilista egli capisce che restare aggrappati alla tela, per dare sfogo ai suoi deliri, alle sue perversioni più intime è illusorio e provvisorio, ma in fin dei conti è l’ultimo angolo di pace rimasto.

In una intervista del 1989 con Isabella Putafito dichiara: «I miei lavori corrispondono ad una crescita interiore, ad una maturità, ma non mi rispecchiano pienamente, nel senso che sono lo specchio emotivo di quel momento. La mia pittura ha un suo stato d’animo che non è esattamente mio, si identifica in parte, si sente la provenienza, vi si riconosce il mio temperamento ma è un’entità autonoma. Quello che cerco è di essere il più possibile obiettivo, il quadro deve parlare una lingua universale e non il linguaggio della mia angoscia o della mia infelicità, deve poter stimolare chiunque lo guardi. La storia della pittura è storia del pensiero, direi che la storia dei miei quadri è una storia che vive parallelamente a me, magari mi attraversa, ma non è la mia storia umana, forse la mia storia esistenziale, la storia del mio pensiero, ma non la mia storia biologica».

 


 

 

ARTE – La Transavanguardia mediterranea di Mimmo Germanà. Dall'8 marzo al 9 giugno 2013 si potrà visitare a Palermo, presso il Real Albergo dei Poveri (orari d'ingresso: da lunedì a sabato dalle ore 9,00 alle ore 13,00 e dalle ore 15,00 alle ore 19,00; domenica e festivi chiuso), una mostra interamente dedicata all'artista di origini siciliane Mimmo Germanà. L'evento "Mimmo Germanà 1944-1992" è promosso dal Museo Regionale d'Arte moderna e contemporanea ed è stato curato da Achille Bonito Oliva, critico d'arte e teorico della Transavanguardia. Le diciotto opere in mostra celebrano il talento di uno rappresentanti più attendibili e fedeli di questa corrente artistica. Le immagini sono tratte dagli spazi espositivi del Real Albergo dei Poveri.– (Ph. Sicily Present)


 

 

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