Il Presepe vivente di Custonaci tra colori e valori

(4 gennaio 2015) – Una comunità in festa che mette in mostra la propria tradizione, che con i propri effettivi (dai piccoli ai più grandi) si mobilita per dare vita a una suggestiva rievocazione che si fonda sulla incontestabile bellezza del territorio e sulla coscienza di ciò che si è ricevuto.

Siamo arrivati alla trentatreesima edizione del presepe vivente di Custonaci, che negli anni ha annoverato centinaia di migliaia di presenze, ma mantiene immutato il proprio colore e il proprio valore.

Quest’anno è stato istituito il servizio navetta che conduce i visitatori dal centro storico del paese sino al luogo dove si trova il presepe vivente, cioè il Borgo Scurati, una frazione poco sotto Custonaci in cui si trova la grotta Mangiapane già nota in periodo preistorico. E all'arrivo della navetta il primo colpo d'occhio: da una parte il fronte della parete calcarea illuminata dal sole e al cui centro si trova la grotta; dall'altra parte lo splendore del mare di Cornino e il golfo incastonato tra il monte Erice e il monte Cofano.

Quindi si entra all'interno del presepe, passando per le piccole case in pietra alle falde del monte costruite tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, le quali ospitano i vari antichi mestieri del territorio ericino. Antichi mestieri realmente all'opera, con strumenti e pratiche della tradizione: dalla pressa che trae il miele dalle arnie, al 'parmento' dove si preme l'uva con i piedi; dallo scalpellino che lavora la pietra, ottenendone strumenti per i campi, all'aia in cui il contadino separa il grano dalla paglia tirando per aria il frumento col forcone.

Ma nel presepe non possono mancare gli animali: dai cavalli agli asinelli, dalle pecore all'agnellino, e poi ancora capre, oche e galline. L'associazione culturale "Museo Vivente di Custonaci", come ci viene detto durante la visita, cura questi animali durante l'anno e così può capitare di trovare anche madre e figlio, come succede per i cavalli dell'aia.

A proposito, una delle cose più interessanti è intrattenersi nei dialoghi con i vari personaggi del presepe. Sta lì la possibilità di constatare come davvero la maggioranza delle persone siano custonacesi che hanno visto nella propria infanzia i mestieri che adesso mostrano durante la rievocazione. Inoltre nella loro memoria si conserva ancora intatto lo spirito che le pratiche tradizionali richiedevano, anzi alcune volte paragonandole con quelle attuali rimpiangono la solidarietà naturale che scaturiva dalle lunghe fatiche condivise.

Durante la visita non si rimane a bocca asciutta, infatti vengono offerti i prodotti tradizionali come 'pane cunzato', formaggi, salsiccia, patate e schiacciata con lo zucchero. Il tutto animato da cornamusa e piffero che liberamente vagano per la borgata e i bimbi che con tamorra e marranzano invitano ad assaggiare.

E quindi camminando per il paese ci si trova a un certo punto in case con la copertura naturale, siamo all'interno della grotta. Attenzione, non si tratta di una piccola fenditura nella roccia, ma di una cavità alta decine di metri, all'interno della quale sono state costruite delle casette. Nel cuore della grotta, cioè nella parte più interna, c'è la parte dedicata alla Sacra Famiglia, con San Giuseppe che sta in piedi puntellandosi con un bastone e la Madonna che tiene in braccio il bambinello. Alle loro spalle gli animali a riscaldare la grotta e davanti a loro due bimbe che scrutano stupite il neonato. Anche qui non possono mancare i prodotti del luogo, un agnellino e una piccola capra, accompagnata dal pastore. Qui però, fermandosi per un attimo, si intuisce come il cristianesimo si sia insinuato lungo tutto il Mediterraneo nei secoli: una grotta, un bambino e i suoi genitori. Un annuncio di una semplicità infinita. Così forse è arrivato anche qui questo annuncio e si è conservato.

Al termine della visita uno spettacolo di pupi, offerto dalla compagnia palermitana di Nino Cuticchio, che con le avventure di Rinaldo e Orlando contro i Mori e per Angelica congedano il visitatore. Il quale viene ripreso da una delle quattro navette che ogni dieci/quindici minuti garantiscono la tratta e viene riportato al centro di Custonaci. Tra il parcheggio, la navetta e le insegne del tutto riconoscibili e visibili, c'è da riservare una nota di merito per chi ha organizzato questa manifestazione.

Ai piedi della scalinata del Santuario della Madonna si ferma la navetta e l'ideale percorso ci conduce dalla mangiatoia dove è nato Gesù al quadro della Madonna del latte, giunto nell'agro ericino intorno al quindicesimo secolo. Il parroco, don Giovanni Mucaria, racconta che negli ultimi otto anni ha registrato ben dieci miracoli riconducibili alla Madonna (documenti e cartelle cliniche alla mano) e nel museo attiguo al Santuario si trovano gli ex voto lasciati dai fedeli, oltre che la riproduzione del quadro prima e dopo il restauro avvenuto dodici anni fa. La tradizione e la devozione continuano nel tempo, così come la protezione dall'alto.

Foto in alto di Francesco Marino


 

REPORTAGE - Colori e valori del presepe vivente di Custonaci

(ph. GL)


 

 

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