Echi di parole e bellezza dal teatro dell’antica Akragas

 

Ad Akragas, non casualmente definita da Pindaro la «più bella tra le città dei mortali», il teatro non poteva non esserci. Lo si è sempre sostenuto, con giudizio più o meno risoluto, per tante buone e fondate ragioni. La notizia recente, se verificata nei prossimi mesi, appare quindi di rilievo assoluto ed è destinata a gettare una luce nuova sul già ingente patrimonio del sito archeologico agrigentino. A parlarne, qualche giorno fa, è stato il Corriere della Sera attraverso la sua versione online con un articolo firmato da Giovanni Taglialavoro. In breve il rilancio della notizia è stato ampio e segnato da un entusiasmo condiviso da tutti, giungendo a confermare le tante attese e ipotesi che sul punto insistono da lungo tempo alimentando la speranza del ritrovamento.

Del teatro sito nella Valle dei Templi s’erano perse le tracce nello scorrere inesorabile dei secoli. Adesso tutto, a una prima rilevazione del contesto, è nella giusta predisposizione delle cose: gradoni e cavea dell’anfiteatro sembrano intravedersi e affiorare nella superficie del territorio in una zona del Parco archeologico nei pressi della Chiesa di San Nicola e del Museo archeologico regionale di Agrigento, non distante dal quartiere ellenistico-romano. Dal prossimo 10 ottobre si tornerà a scavare per approfondire i primi saggi e dare così concreto spessore di realtà a quella che si preannuncia una scoperta archeologica straordinaria. Più avanti, quindi, se ne potranno eventualmente comprendere caratteristiche e dimensioni, decifrandone origine e rifacimenti intervenuti tra periodo greco e romano.

La fondazione greca della polis avviene intorno al 580 a.C. e ben presto la città assume una notevole importanza sotto molti profili. La sua collocazione ne farà un luogo strategico rispetto agli scambi commerciali intrattenuti nel Mediterraneo e agli equilibri di forze in campo tra le colonie fondate in Sicilia. Tra le diverse fasi di crescita akragantina si è soliti annotare che durante il dominio di Terone si stimano in 300.000 gli abitanti della città. Grandezza e ricchezza sono resi possibili anche grazie a una favorevole morfologia del contesto. Non mancano gli studi che ne hanno esaminato i diversi aspetti archeologici e storici. L’assenza del teatro è quindi parsa come una vera e propria anomalia urbanistica. 

Nell’antica Grecia il teatro assolveva alcune ben precise funzioni sociali. Attraverso tragedie e commedie si mettevano in scena e condividevano storie del mito e visioni della vita, battaglie di popoli e scenari di guerra, gesta di eroi vincenti e sconfitti. Echi delle opere di Eschilo, Sofocle, Euripide e Aristofane ci raggiungono ancora oggi con il loro carico di parole e suggestioni passate oltre i millenni, e puntualmente rigenerano il fascino degli antichi teatri costruiti anche in Sicilia da greci e romani. E piace pensare, allora, che sul palcoscenico del teatro nella Valle dei Templi di Agrigento tornino ancora una volta insieme attori e pubblico per una rinnovata condivisione di arte e bellezza.

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