Fritto di paccheri farciti (pensando all’incanto del mare di fronte allo Stretto)

Il mare d’estate è un classico ma andarci d’inverno ha un non so che di fiabesco, cattura ancora di più. Non ci credi?

Te lo dico io, una isolana, una che “senza mare non si vive”, una che ha il pianto in pizzo quando lo ritrova dopo giorni di assenza.

L’incanto c’è sempre, appena arrivo corro incontro al cullare delle onde, affondo le scarpe dentro la sabbia bagnata della battigia cu tutti i tacchi e respiro a pieni polmoni.

Domenica scorsa ci sono andata, annài aunni s’incontrano i due mari, lo Ionio e il Tirreno dico, alla punta del pilone dove si vede la penisola che pare che la puoi toccare sembrando di stare dall’altra sponda di un lago; è un posto prodigioso in qualunque stagione, costellato di leggende epiche e vigilato dai mostri marini Scilla e Cariddi. Un luogo che vive di bellezza propria regalando uno stato d’animo prossimo alla beatitudine.

Ho seguito un richiamo, avevo bisogno di mare, non solo di taliarlo ma di respirarlo; c’era una bella passata di scirocco con raffiche belle accippate; mizzica com’era seducente. Il sole e il vento erano caldissimi e un gruppo di persone se la scialava volando tra le onde con il kitesurf compiendo acrobazie impressionanti con l’aquilone che li incoraggiava dal pelo dell’acqua alle evoluzioni aeree.

Mentre me ne stavo beatamente assittata cu me matri, su una poltroncina a ripa di mare, godendo del vento marino che nebulizzava sul mio viso l’acqua salata, un refolo di scirocco si è insinuato dentro la mia tazzina di caffè, fici un mulinello incontrollato, nisciu fora inondandomi il viso, gli occhiali e la mano che la sorreggeva. Cu me matri ci fu una taliata, una di quelle che dice mille parole silenziose ma eloquenti che ci fici scoppiare in una risata memorabile. Ero farcita al caffè, salata al punto giusto, cotta dal sole e si era fatta l’ora di pranzo; un tempismo perfetto.

Fritto di paccheri farciti

(ricetta desunta e ‘n’anticchia lavorata, da una puntata di “Cuochi e fiamme”)

Per 5 cristiani

250 g di ricotta

250 g di mozzarella di bufala

150 di mortadella tagliata a cubetti

25 paccheri

2 grosse uova

farina 0

farina di ceci

olio extra vergine d’oliva

Trita a coltello la mortadella. Riduci a pezzetti piccoli la mozzarella e mescolala con la ricotta. Adduma ‘u focu sotto un padellino e fai saltare la mortadella per far buttare un po’ di grasso, fai intiepidire e poi aggiungila ai formaggi, mescolando.

Cuoci i paccheri in abbondante acqua salata e scolali tre minuti prima della fine della cottura. Farciscili uno per uno e poggiali su un tagliere. Prepara tre scodelle; una con farina bianca, una con le uova sbattute e una con la farina di ceci e, nell’ordine, passa i paccheri nelle ciotole per realizzare la panatura e poi friggili in abbondante olio caldo, scolali su un foglio di carta assorbente e tienili al caldo fino al completamento della frittura. Se ti va puoi intingere i paccheri in una salsa attipo ketchup. Niè, te lo devo dire chista è una ricetta esclusiva per una giornata memorabile.


Copyright © 2016 - Testo e foto CLAUDIA MAGISTRO - scorzadarancia.it

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La cucina della tradizione siciliana è percorsa dal ciavuru d’intrecciate dominazioni. In questa terra assolata nel mezzo di tre mari, greci, saraceni, normanni, spagnoli, borboni e francesi ficiru, a loro agio, li comodi so’. Il titolo, curiusu per una rubrica di cucina, anela alla raffinatezza dei francesi, mutuato dalla sostanza dei siciliani. Scorza d’arancia è un foodblog e un libro di ricette scritto, curato e fotografato da Claudia Magistro, architetto paesaggista che in cucina ha ritrovato il suo giardino, tra erbe aromatiche e spezie che solleticano il naso. Questa rubrica sarà percorsa da profumi, evocazioni e racconti in uno stile di vaga “camilleriana” memoria, fra tradizione, innovazione e l’amore per la buona cucina.

"Scorza d'arancia" è ogni domenica online su sicilypresent.it 


 

 

 

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