Un «poeta per sempre»: Castrense Civello

 

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(11 novembre 2012) – In occasione del trentesimo anniversario della sua morte, Castrense Civello, poeta futurista natio di Aspra, è stato ricordato in un convegno che si è tenuto presso l’I.T.C. Luigi Sturzo di Bagheria.

Coordinatore e organizzatore dell’incontro è stato Tommaso Romano, studioso, critico ed egli stesso poeta che si è avvicinato ai dettami futuristi.

Durante la mattinata, che ha visto intervenire Antonino Buttitta, Antonino Russo, Salvatore Di Marco, Lucio Zinna, Aldo Gerbino, Umberto Balistreri, Giuseppe Fumia, Anna Maria Ruta, Giuseppe Bagnasco, Mariolina La Monica, Vito Mauro, Giuseppe La Russa, è stata ricordata la figura del poeta bagherese, il suo orgoglio, il suo patriottismo, il suo fiero muoversi e combattere le battaglie per la Patria, l’Arte e la Vita, trinomio per lui indissolubile, così come lo era per il padre putativo Tommaso Marinetti.

Ma certamente un ruolo di rilievo, tra i relatori, lo ha avuto quello della figlia del poeta, Maria Civello, che con toni commossi, appassionati e coinvolti ha ricordato suo padre, raccontandone aneddoti di vita, celebrandone le continue iniziative civiche, lei che, ricorda Vito Mauro durante il suo intervento, con raro senso civico ha donato a diversi archivi i manoscritti di Civello per condividerli con la collettività.

Ma chi era Castrense Civello? Tanto può certamente dirci il titolo del convegno: Castrense Civello, un poeta per sempre; e ogni parola spesa durante l’incontro è stata indirizzata proprio a questo, a ricordare la figura di chi poeta lo è sempre stato, poeta nel senso che De Sanctis dà a questo basculante termine, «come colui che sente confusamente agitarsi dentro di sé tutto un mondo di forme e di immagini». Continua, il critico, come ognuno, nella sua vita, ha un po’ del poeta, soprattutto nella giovinezza, ma è uno stato transitorio. Solo a chi è poeta dentro il mondo fantastico che sogna nei primi anni di vita permane «e si fa signore della sua anima, gli tumultua al di dentro, desideroso di uscir fuori».

Ecco, Castrense Civello è proprio quello che De Sanctis definirebbe poeta, perché lo è stato nella sua vita, nei suoi versi, nella prosa giornalistica, nel suo interventismo, nelle sue amicizie, nelle sue collaborazioni, nelle sue azioni. Se è vero che il poeta crea immagini a partire da una base che è sempre la Vita nelle sue mille sfaccettature, Castrense Civello aveva davanti a sé la guerra, l’aereo, l’innovazione e il progresso e così, lui come i futuristi, la poesia l’hanno cercata lì dove il loro tempo gliela proponeva: il poeta di Bagheria – insieme agli amici futuristi, tra cui il poeta pecoraio Giacomo Giardina - ha allora cantato nelle sue aeropoesie tutto ciò che aveva davanti gli occhi, e lo ha fatto nei versi, dicevamo, così come nelle sue prose, come ad esempio negli scritti giornalistici, il cui stile, ha detto Giuseppe Fumia durante il convegno, sembra essere davvero quello delle sue poesie. Di questo aspetto si è occupato chi scrive il presente articolo, e il dato gli è parso particolarmente evidente e significativo da evidenziare. In un articolo apparso su «I Vespri d’Italia», settimanale palermitano diretto da Alfredo Cucco, Ricordo di Marinetti, Civello scrive a proposito del padre del futurismo italiano e così lo celebra: «sole incandescente d’arte-vita che s’imbrillanta di diademi celesti e sulle vie della storia proietta la sua ruota, nuova religione morale della velocità», che con il suo movimento ha dato «l’ossigeno animatore della creazione e il gusto eroico per tutte le avventure spirituali immaginabili», colui che intraprende «la propaganda del coraggio contro l’epidemia della viltà».

Nella prosa giornalistica sembra sciogliersi l’anima poetica di Civello, sembra addensarsi in essa, così da non poter distinguere tra le due modalità scrittorie, se immaginassimo di leggere ad alta voce una sua poesia o un suo articolo. In un altro articolo, Poesia della nostra guerra scrive: «Perché dunque si fa nuova questa poesia? Perché si carica di tensione e di sangue e mostra il leale e sofferto travaglio di un mondo denso di anime e di futuro, che sfocia sulla ribalta annunziatore di un nuovo Risorgimento italiano».

È l’animo di chi guarda alla sconfitta nella recente guerra mondiale (l’articolo è del 1946) non come ad un mucchietto di cenere da calpestare, ma come cenere che ancora fuma per l’orgoglio e che è e deve essere occasione per uno sguardo più concreto e lungimirante, sempre più teso alla battaglia, non all’immobilismo e alla viltà.

È la forza di chi, scrive Antonino Russo, uno dei maggiori studiosi della figura del poeta, e che fu suo fraterno amico, è sempre stato un «futurista d’elezione e un poeta per vocazione», di chi ha sempre guardato al mondo con speranza, convinto di poter fare, di poter cambiare, di chi ha desiderato, scrive in una bellissima poesia, Adoro l’Uragano, che questa forza della natura gli riempia il petto, invitandolo a scagliare – scrive – «la sua follia abissale, fantasmagorica nell’Universo, «perché è dolce e bello spalancarvi/ le finestre luminose dei Sensi e dell’Anima»: parole di chi da giovane ha sognato un mondo fantastico che sempre si è fatto signore della sua anima, sempre gli ha tumultuato al di dentro, desideroso di uscir fuori, rombante come quegli aerei che ha cantato nella sua vita, a cui ha dato prepotentemente voce il Castrense Civello uomo e poeta, anzi, il Castrense Civello poeta per sempre.

 

 


 

 

CONVERSAZIONI - Un «poeta per sempre»: Castrense Civello. Giorno 9 novembre 2012 si è tenuto un convegno presso l'I.T.C. Luigi Sturzo di Bagheria per ricordare la figura di Castrense Civello, poeta futurista natio di Aspra, in occasione del trentennale della sua morte. Le immagini documentano alcuni momenti del convegno.– Sicily Present (ph. glr) 


 

 

 

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