(15 maggio 2015) - Riproponiamo un editoriale sul valore storico e civile che riveste la data del 15 maggio 1946, giorno in cui è stato promulgato lo Statuto della Regione Siciliana.
(15 maggio 2012) - Oggi è il 15 maggio e la memoria ci porta alla promulgazione dello Statuto della Regione Siciliana. Quel giorno del 1946, quando Umberto II a Roma vi appone la propria firma e così lo sanziona e promulga, era un mercoledì. All’Assemblea Regionale Siciliana si conserva con cura l’originale del documento. Il testo legislativo non dà occasione per farne discorsi ideologici e/o retorici. Visto nel dettaglio degli articoli e nella coerenza completa di titoli e sezioni, già all’origine il Regio Decreto Legislativo 15 maggio 1946 n. 455 afferma contenuti e principi che con chiarezza indicano le strade da seguire per valorizzare le risorse di questa regione attraverso gli strumenti dell’autonomia e nel fine del bene comune. I decenni successivi sono stati finalizzati a individuare e completare, non senza difficoltà, le maniere onde intrecciare e inserire prerogative e norme dello Statuto nell’ambito dell’ordinamento repubblicano.
Questa data, allora, è importante per molti e fondati motivi. Essa ci ricorda che la costruzione dell’unità nazionale e repubblicana passa attraverso lo Statuto. In esso ci sono menti e cuori di siciliani, i quali hanno stilato un documento che precede la svolta repubblicana del 2 giugno 1946 e ne anticipa la Costituzione entrata in vigore il 1° gennaio 1948. Il loro contributo è stato decisivo rispetto alla configurazione di uno stato regionale centrato sulle autonomie e impostato su un decentramento amministrativo che non è appena un semplice passaggio di poteri dall’alto verso la periferia. Altri benefici sono giunti e arriveranno, nel tempo, grazie all’applicazione sempre più appropriata del principio di sussidiarietà nei rapporti tra le istituzioni pubbliche e tra queste e la società civile. E non mancano, pure in questo caso, molteplici contributi di siciliani di più d’una generazione che nelle opere della vita hanno lavorato per il benessere e il progresso di questa terra.
L’Italia è cresciuta anche attraverso gli ideali e il coraggio dei siciliani. Molti sono i nomi che andrebbero ricordati e menzionati; senza dubbio alcuni portano nei secoli più meriti di altri per l’impegno profuso nella costruzione dell’autonomia e per le battaglie in favore della libertà. Oggi si festeggia un evento di portata epocale e positiva, non è opportuno dividere colori, ideologie e simboli. I fatti storici sono noti ed esiste una gran mole di studi e ricerche sull’argomento che consente analisi e interpretazioni vaste e approfondite. Ma un contenuto, proprio in questo giorno, è bene tenere a mente e ribadire a tutto tondo. Le autonomie, così come le forme di regionalismo e federalismo, nascono per unire le forze. Questo è quanto racconta la storia degli Stati Uniti d’America e quanto dicono, del resto, le etimologie delle parole “patto” e “società”. Entrambe ci segnalano che le vie verso il bene personale e pubblico sono come sentieri tracciati da persone che si passano un testimone e fanno squadra, come sovente si puntualizza prendendo l’atletica e lo sport in genere in chiave di metafora economica. Nell’autonomia siciliana ci sono questi e altri contenuti. Prima di tutto, però, essa è la condizione per unire le forze di uomini liberi e valorizzare le risorse di questa terra facendone spunto di bene e di bellezza.