Le mille storie di un’isola tra miti e partiti


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(5 aprile 2013) – La Sicilia è un’isola che conserva e rinnova storie innumerevoli di persone e popoli diventate il patrimonio di un racconto senza tempo. Questo è il tema complesso dell’identità e delle radici che alimentano l’origine, i significati e il progresso delle genti. Le radici siciliane sono poste nella terra di un’isola, appunto; il che sembra segnare una certa quale voglia di stabilità. Non mancano idee e teorie che affermano o discutono la concezione, magari obliata o latente, di una regione dove il cambiamento è difficile. Giovanni Verga, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Gesualdo Bufalino, Leonardo Sciascia, Vincenzo Consolo esprimono solo alcune delle molteplici accezioni che si possono approfondire studiando la questione per il  tramite letterario della “sicilitudine”. Qui, cioè nel crocevia di questa dimensione culturale, convergono via via ispirazioni e sguardi derivanti da diverse prospettive d’indagine. Le parole e le narrazioni sono esse stesse da sempre fattispecie del mito (mythos) e fattori di una ricerca di senso che pone altrove la verità delle cose. La mitologia greca agisce senz’altro quale parte preponderante nell’opera di costruzione dell’identità siciliana accostando letteratura e storia.

È possibile che la prossima pagina della storia di quest’isola sia immaginata e scritta superando retaggi e schemi tratti dal passato? Ecco, in sintesi, le ragioni per cui nel titolo compare la parola plurale “miti” e la si trova accostata a questa terra posta al centro del Mare Mediterraneo e gratificata dalla bellezza della natura e dalla ricchezza della cultura. Ma, nel titolo, si fa riferimento pure ai “partiti”; e la parola è anch’essa al plurale per evocare così la libertà e la partecipazione come beni che nascono e si accrescono vicendevolmente grazie al confronto democratico delle parti. Entrambe le parole, “miti” e “partiti”, hanno a che fare con l’attualità politica nazionale e regionale. Al centro delle conversazioni sono le recenti scelte negli assessorati al Turismo e ai Beni Culturali, i cambiamenti intervenuti nella legge elettorale relativa alle amministrazioni locali, la difficile nascita di un esecutivo che governi con la fiducia del Parlamento appena eletto, l’attesa del prossimo Presidente della Repubblica. Questa situazione di stallo non è da sottovalutare al pari del modo con cui si uscirà da essa, perché in gioco ci sono l’espressione popolare della sovranità e l’esperienza reale della democrazia.

Amministrare la cosa pubblica non è oggi facile per tanti motivi; basti pensare alle differenti disponibilità e valutazioni sulle risorse da mettere in circolo nell’economia rispetto al passato e ai vincoli di bilancio sempre più rigorosi a tutti i livelli pubblici europei con conseguenze che discendono a cascata verso istituzioni statali ed enti locali. I decenni di storia parlamentare hanno configurato un ruolo incisivo dei partiti. Il ventaglio delle riforme che ne tratteggeranno profili e competenze dovranno tenere conto di uno scenario internazionale, sociale ed economico che nel frattempo è ampiamente mutato ed è destinato a cambiare ancora assecondando le sollecitazioni proposte dalla vita reale della gente. Ed è questo il punto che merita maggiore attenzione. A miti e partiti occorre guardare disegnando per entrambi una piattaforma di significati aperta alla realtà della vita e paragonata con il bene comune colto nell’esperienza del lavoro di tutti i giorni. Altrimenti, cioè prese per se stesse e fermate al piano dell’autoreferenzialità, miti e partiti restano parole astratte che non dialogano con le mille storie della gente in cerca di speranza.



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