«Che strano naif questo Mileo». Mostra alla Corte delle Stelle di Cefalù

 

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A Cefalù, presso lo spazio espositivo della Corte delle Stelle, dal 18 maggio al 2 giugno 2014 resterà aperta al pubblico la mostra retrospettiva “Che strano naif questo Mileo”.

La presentazione si terrà sabato 18 maggio alle ore 18 nella Sala delle Capriate del Palazzo di Città; poco dopo, alle ore 19, presso la Corte delle Stelle (Corso Ruggero 92), la mostra sarà inaugurata e resterà aperta con ingresso libero nei seguenti orari: dalle 0re 10.30 alle ore 12.30 e dalle ore 16 alle ore 20.

Locandina.

Dal comunicato: «A trentadue anni dalla morte di Rosario Mileo, anni in cui si è quasi persa la sua memoria si è affermata la volontà di allestire una esaustiva mostra che ricordi , riporti in luce e approfondisca l’opera di questo artista cefaludese che lavorò non solo nell’ambito locale ma che è stato anche presente con sue opere all’estero, e di cui si delinea qui un brevissimo profilo: Rosario Mileo, nato e vissuto a Cefalù (1907-1982), è stato artista estremamente prolifico e versatile nei campi della pittura, della scultura, grafica, ebanisteria, un individuo che aveva appreso quasi tutto da sé, con saltuarie frequentazioni in scuole dell’arte. La sua produzione, numerosissima, è andata purtroppo dispersa alla sua morte, né ha mai ricevuto quei riconoscimenti che pur tuttavia meritava, all’infuori di alcuni articoli su giornali locali e di una biografia nel “Libro d’oro della città di Cefalù” del Prof. Domenico Portera. Nel tentativo di far riemergere la sua figura, di uomo e di artista poliedrico, si sono potute, con una ricerca casa per casa durata diversi mesi, raccogliere numerose opere grazie alla disponibilità di tanti, collezionisti o meno, che negli anni avevano avuto modo di acquisirle. Questo lavoro di ricerca, unitamente alle testimonianze raccolte in ambito locale, ha trovato il passaggio fondamentale in una mostra retrospettiva ospitata nello spazio espositivo della Corte delle Stelle, spazio polifunzionale progettato dagli architetti Marcello Panzarella e Leandro Parlavecchio nel centro storico di Cefalù, mostra che potrà avere una buona eco nel mondo dell’arte e della critica e, ovviamente in primo luogo, nella società cefaludese, e per la quale hanno dimostrato interesse il Comune di Cefalù e la Fondazione Mandralisca, che ne hanno assunto il patrocinio.

La mostra. La mostra delle opere di Rosario Mileo, vissuto dal 1907 al 1982, è stata predisposta mirando ad obiettivi che sinteticamente possono così riassumersi: nell’ambito locale evitare che si perda anche la memoria di un eclettico uomo e artista, da pochi ancor oggi ricordato o conosciuto; in ambito più vasto – regionale e nazionale – che si possa, col contributo di critici e storici, inquadrare e far entrare l’opera di Mileo nel più vasto panorama dell’arte contemporanea; aggiungere un ulteriore tassello alla tradizione artistica locale ed infine contribuire ad affermare il prestigio di uno spazio espositivo quale la Corte delle Stelle, esemplare inserimento di Architettura contemporanea in un Centro storico, opera degli architetti M. Panzarella e L. Parlavecchio, cosa che non può che avere significativi ritorni per l’intera città. Il nutrito numero delle opere ma soprattutto la varietà stilistica propria di Mileo, che sembra aver ripercorso tutte le tappe dell’arte del novecento, ha dato l’impronta all’allestimento in cui la totalità delle opere stesse è stata suddivisa in quattro sezioni che si svolgono sui due piani della Corte delle Stelle in un percorso didattico che, nell’arco della durata della mostra, sarà sottolineato da diversi incontri tra studiosi e scolaresche dalle scuole dell’obbligo alle superiori. Un significativo apporto alla mostra è venuto dallo scrittore Matteo Collura che, occupandosene, ha concluso un suo intervento rievocando il periodo storico in cui Mileo visse : “Bene ha fatto, Cefalù, a ricordarsi di questo suo artista; uno di quei ‘pazzi’ che nel dopoguerra, ma anche in anni a noi più vicini, era facile incontrare in città e paesi non soltanto della Sicilia, scambiandoli appunto per pazzi, non avendo idea del loro innocente, incorrotto talento artistico”».

 

 

 

 

 

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