Il “Cortile dei Gentili”. Racconto di un dialogo


Si sono svolti a Palermo, tra il 29 e il 30 marzo, gli incontri del "Cortile dei Gentili". La manifestazione è stata promossa dal Pontificio Consiglio della Cultura e, in particolare, dal suo presidente il Cardinale Gianfranco Ravasi. All'organizzazione dell'evento hanno collaborato l’Arcidiocesi di Palermo e l’Università degli Studi di Palermo. Pubblichiamo un resoconto dettagliato delle due giornale e degli incontri che hanno posto in efficace dialogo laici e cattolici in una prospettiva plurale e positiva.– Sicily Present


 

 

(1° aprile 2012) – Il “cortile dei gentili” è stato storicamente uno spazio che apparteneva al tempio di Gerusalemme, un luogo in cui non era ammesso il dialogo, pena la morte; al contrario il dialogo è stato il protagonista della manifestazione che negli scorsi giorni ha toccato Palermo. Un dialogo che, per citare le parole di Ravasi, venga inteso come uno «scavo» intento a «scoprire una base comune, una base fondamentale per costruire una diversa città dell’uomo».

Dopo aver toccato le città di Bologna, Parigi, Bucarest, Firenze, Roma e Tirana, l’iniziativa ha fatto tappa a Palermo per mettere a tema due questioni: il tema della legalità, di cui Palermo ben conosce il valore a causa di coloro che l’hanno calpestata e per converso in virtù di coloro che hanno sacrificato la propria vita a difesa di essa; ed il tema della società multireligiosa, che tocca da vicino Palermo e la Sicilia per la sua storia di realizzata convivenza e per l’attuale ondata migratoria proveniente dai paesi africani che investe l’intera isola e le richiede nuove possibilità di convivenza pacifica.

La manifestazione è stata inaugurata il 29 marzo, con il rifrangersi della luce negli ori di un Duomo di Monreale acceso come solo nei giorni di festa, da una conferenza introduttiva del Cardinale Ravasi dal titolo “Società, cultura e fede”. Il celebre biblista ha posto in risalto una triade di fattori che stanno alla base delle tre dimensioni riportatenel titolo dell’intervento: in primo luogo ha richiamato la centralità della persona che fa sorgere la società e che si apre all’Eterno; in secondo luogo ha posto all’attenzione della platea, che affollava in ogni posto disponibile il Duomo, il nesso tra diritto e morale, argomentando dapprima la legittimità della norma costituita sulla scorta del «date a Cesare quel che è di Cesare» e poi la necessità della dimensione morale che trova nell’amore e nella solidarietà la sua più compiuta forma; infine il teologo lombardo ha concluso il proprio intervento soffermandosi sulla necessità di riproporre la Verità, non come termine da utilizzare in relazione a un possesso, esprimibile in italiano dall’ausiliare “avere”, ma come un cammino all’interno del quale si procede.

La manifestazione si è spostata il giorno seguente, 30 marzo, presso l’Aula Magna dello Steri di Palermo, attuale sede del Rettorato dell’Università degli Studi di Palermo. Durante la giornata al tavolo dei conferenzieri si sono avvicendati 4 panels, ciascuno introdotto da un professore dell’Università ospitante e rivolto all’indagine dei temi della legalità e della convivenza nella società multireligiosa. In tale occasione la dimensione del dialogo con il suo intersecarsi di voci, anche discordanti, ha avuto un ruolo preminente.

Il primo panel, introdotto da Alessandra Dino (professoressa di Sociologia giuridica, della devianza e del mutamento), recava il tema “diritto divino e giustizia umana”. Remi Brague (professore di Filosofia romana, greco e araba presso l’Université Paris-1) ha incentrato il suo intervento sul perdono, quale gesto che coinvolge essenzialmente la persona, e che può essere ricevuto soltanto da Dio, sottolineando d’altro canto la non facoltà di perdono della legge e dello Stato. Nando Dalla Chiesa (professore di Sociologia della Criminalità Organizzata presso l'Università degli Studi di Milano) ha, invece, spostato l’attenzione sulla prospettiva della giustizia umana, costretta dalla propria finitezza a giudicare irraggiungibile la giustizia divina, ciononostante decisa a non staccare lo sguardo da essa, ritenendola troppo importante per allontanarsene.

Il dibattere delle argomentazioni diventa ben più acceso nel secondo panel, introdotto da Aldo Schiavello (professore di Filosofia del Diritto), dal titolo “Religioni e diritti umani”. Il primo relatore, Gian Enrico Rusconi (professore di Scienza politica presso l'Università di Torino), sostiene – ricorrendo alla formula etsi deus non daretur – l’autonomia dei fondamenti della giustizia e dei diritti umani da qualsiasi origine divina, inferendo la laicità quale unico statuto della cittadinanza e la pluralità dei convincimenti quale unico valore non negoziabile in democrazia. Il secondo relatore, Francesco D’Agostino (professore di Filosofia del diritto e di Teoria generale del diritto presso l'Università degli studi di Roma “Tor Vergata”), espone dapprima all’uditorio una distinzione tra diritti umani e religioni, fondata sulla facoltà di quest’ultime a discapito degli altri di creare identità collettive in virtù della propria specifica missione di conferire senso alla contingenza; nella seconda parte del proprio intervento propone di attivare sinergie tra il paradigma dei diritti umani e quello delle religioni a partire da un passo indietro di ciascuno dei due, i diritti umani dal proprio carattere geo-politico occidentale e le religioni da quello che Bloch chiamava il loro «carattere zeusico».

La sessione pomeridiana, introdotta da Leonardo Samonà (professore di Ermeneutica filosofica), si è aperta con la relazione di Henri Bresc (professore di Storia medievale presso l'Università di Parigi X – Nanterre) che ha ripercorso le tappe che nei secoli hanno manifestato la Sicilia, e Palermo in particolare, quale esempio di successo e di fallimento del dialogo interreligioso. Esempio di successo se si pensa alla convivenza pacifica delle comunità arabe, cristiane e ebraiche al tempo della monarchia normanna, segnatamente fino al regno di Guglielmo I; esempio di fallimento per gli episodi di massacro e deportazioni avvenute dal XIII secolo al periodo del dominio spagnolo, che ha culminato nella cacciata degli ebrei. La relazione di François Bousquet (ex vicerettore dell’Institute Catholique de Paris) si è soffermata, invece, sulla possibilità di coniugare i termini “plurale” e “universale”, identificando quest’ultimo non nel generale ma nella «specificità del singolare» e ponendo mente alla ricerca delle «differenze non separatrici», cioè quei punti di divergenza che non precludono il raggiungimento ad una unità; tenendo acquisito il concetto di Verità in una dimensione sinfonica, all’interno della quale ogni «differenza non separatrice» non pregiudica la convivenza pacifica.

L’ultimo panel, dal titolo “Religioni e spazio pubblico”, è stato introdotto dall’intervento di Franco Viola (professore di Filosofia del Diritto); il giurista palermitano ha sottolineato come soltanto la dimensione del «mutuo apprendimento» può favorire il dialogo interreligioso e tra religiosi e non religiosi, in una prospettiva in cui lo spazio politico è attraversato dalla ricerca riguardo gli interrogativi esistenziali degli uomini, in tale contesto appare importante il consenso in merito alla ragione pubblica, quale la ragione accolta da tutti nello spazio pubblico. Al tema ha partecipato anche Ugo Perone (professore di Filosofia della Religione presso l’Università del Piemonte Orientale), ponendo al centro dell’attenzione lo spazio pubblico, rappresentato dalla piazza, come uno «spazio vuoto», potenzialmente riempibile da ogni espressione umana (dal mercato alla preghiera, dalle feste profane alla rivendicazione dei diritti) e quindi definendo la prerogativa della politica, quale un modo di guardare e immaginare lo spazio vuoto, e per converso quella delle religioni l’occuparsi di tutto ciò che eccede l’ambito del politico. Infine ha preso parola sul tema Giuliano Amato (ex Primo Ministro, Presidente della Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa), che ha richiamato l’importanza delle religioni e del loro portato culturale in una società in cui si assiste al «collasso del tessuto di valori morali» affidati alla responsabilità del singolo, nonché l’importanza dell’apporto degli assoluti in ambito democratico (tesi spesso contrastata in ambito accademico e teorico-politico di questi tempi), seppure abbia in conclusione limitato l’affermazione precedenteindividuando la pertinenza delle religioni nello spazio pubblico, al di là delle questioni da lui denominate «penultime».

Il Cardinale Ravasi, che è stato presente lungo tutta la durata dei lavori, non ha voluto proporre una sintesi delle argomentazioni e delle posizioni di volta in volta ascoltate, ma ha richiamato l’urgenza di inserire temi e problemi trattati entro un itinerario di dialogo più lungo. Il 30 marzo, in serata, si è svolto uno spettacolo all’insegna della legalità e della società multireligiosa sul sagrato della Cattedrale: davanti ad uno spettacolo di luci che illuminava il porticato meridionale della Basilica palermitana hanno preso parola il procuratore nazionale antimafia Aldo Grasso e i ragazzi di Addiopizzo, l’insegnante-scrittore Alessandro D’Avenia, Biagio Conte, un imam islamico ed espressioni artistiche delle diverse comunità religiose palermitane (come il Coro Gospel della Chiesa Valdese e il Gruppo Canoro della Chiesa Metodista).


 

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