I pittori di miracoli


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Antonio Mercadante, Fatto successo. I patroni, le loro icone d’arte, i dipinti marinari di ex voto a Sciacca, Centro Studi Cammarata - Edizioni Lussografica, San Cataldo - Caltanissetta 2013, pp. 144


 

(9 aprile 2013) – La città di Sciacca per alcuni è sinonimo di benessere fisico, grazie alla presenza delle terme, per altri, invece, rimanda alla sicilianità delle maioliche dai colori vivaci e dai motivi fantastici e bizzarri, e per altri ancora è messa in relazione con il suo carnevale, celebrato con prorompenti ed esuberanti carri allegorici. Una città protetta dal frequentato monte san Calogero, cerniera tra l’entroterra e il mare, legata alle tradizioni religiose mediterranee e al suo ricco patrimonio storico-artistico. L’ultimo saggio del critico d’arte Antonio Mercadante ragiona proprio intorno alle pratiche religiose, alla produzione artistica stimolata dai committenti saccensi, capaci di intercettare i più grandi artisti del tempo presenti in Sicilia e di ostentare prestigio sociale ed economico, o semplicemente di affidare la propria esperienza esistenziale agli artigiani del colore.

Vestendo i panni del detective, l’A. ricerca in modo particolare indizi, segue tracce e fornisce prove utili per ricostruire il fenomeno dell’ex voto in relazione alla storia della città siciliana. Un’indagine ampia ed approfondita tanto da coinvolgere non solo il fenomeno storico-artistico dell’ex voto, ma anche il racconto di tante storie di miracolati e di forme di pietà, così da allargare il campo d’indagine al maggior numero di fonti, puntando il dito contro “l’arrogante gratuita ignoranza” di chi tra l’indifferenza e la non curanza permette di perpetrare scempi al patrimonio artistico locale (p. 38). Un’esplorazione narrata su diversi piani con un linguaggio accattivante ed intrigante, in cui vellutatamene la penna scivola come un pennello intriso di delicato colore tanto da pensare che si tratti di parola dipinta.

Il libro è diviso in due parti, interdipendenti tra loro. Nella prima si prendono in considerazione i patroni della città, intenti a formare simbolicamente un baluardo in difesa della comunità e dunque a svolgere un ruolo di protezione contro la precarietà e la durezza della vita. Così Sciacca han ben pensato, nel corso del tempo e in circostanze difficili per la propria comunità, di chiedere l’avvocatura, oltre all’eremita taumaturgo san Calogero e alla Madonna degli agostiniani del Soccorso, principali patroni, alla “normanna” santa Maria Maddalena, alla terapeuta santa Rosalia e al celeberrimo santo francescano, Antonio da Padova. In modo da instaurare legami vincolanti tra i santi protettori e la comunità che si traducevano nella realizzazione di simulacri e in manifestazioni di devozione collettiva e in una ritrovata coesione sociale, specie durante le celebrazioni solenni organizzate nel giorno della festa.

L’A. ci restituisce un quadro situato nel tempo e nello spazio ricco di sfaccettature e proteso ad abbracciare fatti, situazioni, esperienze artistiche e manufatti comuni ad altre parti dell’Isola. L’esempio dei Gagini, raffinati scultori del Cinquecento tra cui primeggia Antonello, ma sono degni di nota anche Giacomo, Antonino, Giandomenico e Bonifazio, appare un’eloquente testimonianza della produzione di statue disseminate ai quattro angoli dell’Isola e della loro influenza avuta nel proporre modelli iconografici largamente accolti da numerosi artisti locali.

Altre devozioni riscuotono un certo successo tra la comunità di Sciacca. Si tratta di sant’Anna, legata all’attività marinara, di san Francesco di Paola, il “Santo Padre” dei marinai, si pensi soltanto al famoso miracolo del mantello trasformato in zattera, e di san Giuseppe che evoca le maestranze ed in particolare i falegnami e gli ebanisti, preziose professioni al servizio dei pescatori. Devozioni assimilate dalla sensibilità religiosa collettiva in modo differente e in tempi diversi, che fungono da ponte per introdurre la seconda parte del saggio, quando l’autore prende ad analizzare gli ex voto marinari superstiti, custoditi nella settecentesca chiesa di Sant’Agostino. Sono 29 le tavolette dipinte perlopiù in legno di fattura naïf che coprono un arco cronologico piuttosto ampio, dal XVIII al XX secolo.

Non devono trarci in inganno le umili tavolette “popolari” che invece rivestono una certa importanza per la storia della pietà popolare, della mentalità e della cultura materiale. Né tanto meno vanno banalizzate per la loro apparente semplicità. Esse esprimono, infatti, paura verso l’ignoto, gratitudine per la grazia ottenuta e testimoniano aspetti significativi della devozionalità individuale afferenti al gusto, alla mode del tempo e alle indicazioni della gerarchia ecclesiastica, nonché alla tradizione sedimentatasi nell’ambiente sociale saccense.

Per devozione i fatti miracolosi tramandati dalla voce popolare si riverberano attraverso libretti, stampe devote e quant’altro. Ma prima di tutto vengono manifestati dal singolo il quale nel momento del bisogno invoca la protezione divina e affida alla memoria pubblica la grazia ricevuta con il dono degli ex voto, un atto di testimonianza e di fedeltà al proprio santo salvatore. Gli ex voto sono conservati in genere nei santuari, luoghi speciali dove si è svelata la ierofania e dove si incede da pellegrini in cerca di una dimensione spirituale e di grazie.

Ci sono diversi tipi di ex-voto: cuori, targhe, gioielli personali, forme anatomiche di pane o di cera, tavole dipinte. Quest’ultime sono normalmente accompagnate dallo scritto, dal semplice G. F. (grazia fatta) G. R. (grazia ricevuta), V. F. G. A. (votum fecit gratiam accepit) fino a descrizioni complesse che narrano nel dettaglio i fatti miracolosi. I committenti appartenevano ai più diversi strati sociali, anche se nel corso dell’Ottocento si nota il prevalere di una committenza più spiccatamente popolare, e si affidavano alla maestria delle botteghe artigiane specializzate nel tradurre l’evento in immagini. Gli autori, i pincisanti, in gran parte anonimi, utilizzando un linguaggio codificato e ben definito, incrementavano, in una sorta di circolo virtuoso, la devozione al santo fautore della grazia, sottolineando l’aspetto del pericolo corso: incidente, malattia degli uomini o del bestiame, incendio, calamità naturali. Nel nostro caso molte tavolette rimandano a naufragi, collisioni di barche e attacchi barbareschi perpetrati, ancora all’alba dell’Ottocento, nel braccio di mare che separa il continente nero dalla Sicilia. Dai rifugi delle coste africane partivano i corsari per colpire le navi che si avventuravano in quel tratto di mare e ai pescatori saccensi non rimaneva altro che invocare la protezione dei propri patroni, san Calogero, Madonna del Soccorso, Maria Maddalena, Antonio da Padova e Santa Rosalia, come raccontano drammaticamente gli ex voto dipinti e ben illustrati dall’A. Un bacino di mare comune, un tempo amico quando le relazioni tra Africa e Sicilia erano intense, come mostra il caso di san Calogero, santo proveniente dall’Africa e presente con il volto nero in numerose località della Sicilia centro-meridionale e nel messinese, ad Agrigento, Naro, San Salvatore di Fitalia, Campofranco, Favara, ma non a Sciacca dove il santo appare di pelle bianca e, secondo una famosa tradizione, abitò in una grotta sul monte Cronio, poi chiamato san Calogero, infestata da demoni e dove produrrà diversi miracoli grazie all’uso terapeutico delle stufe vaporose.  

A mano a mano che il Mercadante si inoltra nella lettura degli ex voto dipinti si apre una prospettiva globalizzante, attenta ai nessi etno-antropologici e fertile di stimoli culturali. Ne sono una riprova le suggestioni instillate da un elemento che si ritrova spesso negli ex voto di Sant’Agostino, la presenza delle anime del Purgatorio. Su 29 pezzi, ben 19 segnalano la radicata e diffusa devozione che rimanda al sistema escatologico dell’aldilà. Esse, posizionate in atteggiamento orante, immerse in lingue di fuoco, non sono caratterizzate socialmente e rilevano un sottobosco di riti e cerimoniali privati e collettivi, non del tutto controllati dalle autorità ecclesiastiche, e un certo atteggiamento religioso verso un luogo, il Purgatorio, inventato nel Medioevo.  

Nella memoria, dunque, di un ex voto si compendia la storia del miracolato, di una comunità, di un’epoca e alberga uno spazio simbolico sacralizzato denso di forza comunicativa e di una dimensione affettiva che ispira la semplice credenza della capacità di intervento della potenza soprannaturale nella storia. Ancora una volta l’A. ci ha regalato uno spaccato di vita culturale locale di alto profilo e di ciò ne siamo riconoscenti. 


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