Palermo. Rapsodia di arte nei secoli/5


chiesadisanfrancesco-box2

Palermo. Rapsodia di arte nei secoli. Pubblichiamo il quinto di una serie di articoli attraverso cui sono illustrati itinerari e descritte opere della storia e dell'arte di Palermo. In questo contributo sono posti in risalto gli aspetti storici e artistici implicati nell'iconografia mariana della Basilica di San Francesco d'Assisi. Nei successivi articoli saranno approfonditi altri aspetti della storia artistica e architettonica palermitana. Ogni argomento è trattato in modo tale da contestualizzare il profilo culturale delle opere nell'ambito della dimensione viva della città.

Gli articoli sono di Rita Martorana Tusa e sono anche il frutto della sua collaborazione al Centro Culturale “Il Sentiero” di Palermo (www.ilsentieropa.it).

Ringraziamo entrambi.– Sicily Present


 

 

Rita Martorana_Tusa(23 febbraio 2013) – La Basilica di San Francesco d’Assisi e la devozione mariana a Palermo: aspetti storici e artistici. A Palermo la devozione all’Immacolata si manifesta in diversi luoghi: la chiesa dell’Immacolata Concezione al Capo, la colonna dedicata all’Immacolata a piazza S. Domenico – a cui il Sindaco reca per la festività un omaggio di fiori – ma principalmente nella chiesa di San Francesco d’Assisi, dove si custodisce la statua d’argento della Madonna a cui il Sindaco l’8 dicembre offre la donazione di cento onze da parte della città, e che viene solennemente portata in processione per le via cittadine. L’atto del 1624 del Senato di Palermo relativo alla celebrazione della festa nella basilica di San Francesco dice che già vi era custodita una venerata statua lignea della Madonna che aveva d’argento le mani, i piedi e la testa. La statua attuale fu donata al convento nel 1647 da Giovanni Battista di Leonardi e dal francescano Francesco Scichili, suo cognato, in ringraziamento per la nascita di un nipote.

La donazione veniva fatta a condizione che il convento custodisse la statua in una cappella chiusa da una grata con due catenacci e due chiavi, delle quali una doveva essere custodita da Di Leonardi e dai suoi eredi, l’altra dal padre Francesco Scichili e alla sua morte dal più anziano del convento; che il convento non poteva né alienare, né prestare, né far uscire la statua se non per utilità pubblica e con l’obbligo di redigere il documento relativo; che il convento si dovesse ritenere soltanto custode, e non proprietario della statua; che la processione ogni due anni passasse davanti alla casa del nipotino.

Originariamente la statua poggiava su una base quadrata e smussata, ma nel 1844 fu sostituita dal globo. La corona della Vergine fu eseguita nel 1646-47, mentre le volute superiori potrebbero essere del sec. XVIII, e nel 1931 fu aggiunto un cerchio ornato di gemme alla base. Nel 1954 l’antico stellario d’argento fu sostituito con uno in oro con rubini sintetici. L’immagine segue la tradizionale iconografia dell’Immacolata, ma colpisce particolarmente in essa lo sguardo della Vergine che è rivolto maternamente verso il basso in diretta corrispondenza del devoto che si rivolge a lei. Con la donazione della statua si impose la necessità, per poterla condurre in processione, che ci fossero delle persone che si assumessero l’onere di trasportarla sulle loro spalle. Già nell’atto di donazione della statua il Di Leonardi aveva previsto tale necessità e oltre alla statua aveva donato dieci divise di panno che dovevano essere indossate dai portatori del fercolo.

Il gruppo di uomini che ogni anno portava il fercolo nella processione era chiamato “Bastasi della vara di Maria Immacolata”, e più tardi in una forma più italiana “schiavi della bara dell’Immacolata”. Nel 1726 un gruppo di artigiani che ogni anno si incontravano per la processione, maturò il progetto di formare una congregazione. Essa ebbe sede in un antico oratorio situato nel secondo chiostro del convento, costruito nel ‘300 dalla famiglia Sclafani. Oggi formano la Confraternita detta “del Porto e Riporto”, poiché essi soli hanno il compiuto di portare in processione la venerata immagine, e poi di ricondurla nella sua cappella.

Sempre all’interno della chiesa di San Francesco si trova la cappella dell’Immacolata, detta “senatoria”, in quanto nel 1649 il Senato palermitano stabilì di abbellirla e arricchirla decorandola di pietre dure e marmi mischi, utilizzando per tale scopo le 100 onze che ogni anno venivano recate in dono alla Vergine. Nel 1650 fu dato l’incarico del progetto a Gerardo Astorino, con il quale collaborarono i maestri marmorari più rappresentativi del barocco palermitano, tra cui Nunzio La Mattina, Carlo d’Aprile, Francesco Scuto e lo scultore Giovan Battista Ragusa.

L’architetto volle dare alla cappella una veste marmorea sontuosa ricca di simboli e allegorie che fosse un canto di lode in onore della Vergine, alla quale rende gloria la corte dei santi palermitani.

Sulle pareti si aprono otto nicchie nelle quali si inseriscono le statue di Giovan Battista Ragusa che raffigurano i Santi e le Sante palermitani: a destra s. Agatone, s. Sergio, s. Mamiliano e s. Filippo diacono; a sinistra s. Agata, S. Rosalia, s. Oliva e S. Ninfa. Tutte le superfici sono decorate con motivi floreali realizzati a tarsie di marmo bianco su un fondo nero, ravvivato dalle vivaci cromie dei marmi rossi di Castronovo e dei gialli di Segesta.

Nel 1760 il pittore Vito d’Anna fu incaricato di eseguire un bozzetto per il quadro dell’altare, che fu poi realizzato a mosaico. L’immagine presenta dal punto di vista iconografico degli elementi insoliti, infatti raffigura due soggetti diversi sintetizzati in un solo contesto: l’Immacolata, simboleggiata dal giglio e dalla falce di luna sotto i piedi della Vergine, e l’Annunciazione, per la presenza dell’arcangelo Gabriele. Questa iconografia così peculiare esprime un concetto teologico corrispondente all’affermazione del Concilio di Efeso, in quanto Maria è stata preservata dal peccato originale per essere la Madre di Dio: l’Annunciazione è il fondamento e la causa prima dell’Immacolato Concepimento di Maria. L’altare maggiore è ornato da un paliotto a marmi mischi proveniente dalla chiesa della Concezione al Capo che sviluppa il tema dell’Immacolata Concezione di Maria in chiave simbolica.

Al centro di un porticato a sette navate – delle quali tre introdotte da un arco, e quattro da un architrave –, affiancata da S. Benedetto e S. Scolastica (la chiesa della Concezione apparteneva a un monastero benedettino) si innalza l’Immacolata con le braccia aperte, mentre due angeli sostengono un ostensorio con l’Eucarestia all’altezza del suo petto. Il simbolismo di questa iconografia è facilmente intuibile: Maria offre il suo Figlio nell’Eucarestia a tutti gli uomini.

Ma oltre a questo tutti gli elementi del paliotto assumono un preciso significato simbolico, desunto dal Libro dei Proverbi: «la Sapienza si è costruita la casa, ha intagliato le sue sette colonne, ha ucciso gli animali, ha preparato il vino e ha imbandito la tavola» (Pr 9, 1-6). La casa costruita dalla Sapienza di Dio è Maria Immacolata, scelta e voluta da Lui come perfetta tra le creature, che vi ha perciò intagliato sette colonne, cioè un tempio perfetto, perché il numero sette nella Bibbia indica la perfezione. Il tempio è immerso in un giardino e sia a destra che a sinistra vi sono i simboli mariani desunti dal Cantico dei Cantici, dalla Genesi, dai Salmi, dal Siracide.

 


 

LUOGHI & STORIE – Palermo. Rapsodia di arte nei secoli/5. Nella rassegna di immagini è illustrata la Basilica di San Francesco d'Assisi, di cui sono riprodotte la facciata, il portale maggiore e alcune parti interne.– Sicily Present

Copyright © Photo – NUCCIO LO CASTRO


 

Altri articoli di Rita Martorana Tusa:

Palermo. Rapsodia di arte nei secoli/1 ( immagini )

Palermo. Rapsodia di arte nei secoli/2 ( immagini ) 

Palermo. Rapsodia di arte nei secoli/3 ( immagini )

Palermo. Rapsodia di arte nei secoli/4


 

Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per offrire servizi in linea con le tue preferenze. Se non accetti le funzionalità del sito risulteranno limitate. Se vuoi saperne di più sui cookie leggi la nostra Cookie Policy.