Mediterraneo tra migrazioni e rivoluzioni. Incontro a Catania

 

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(31 ottobre 2013) – Dopo tutto ciò ch’è successo a poche miglia dalle nostre spiagge, siamo tutti chiamati a dare un giudizio sul fenomeno che conduce fino a noi i volti di quegli uomini migranti, venuti da terre lontane.

Il Centro Culturale di Catania ha svolto ciò che un centro culturale deve fare: offrire strumenti e testimonianze per esprimere un giudizio più completo. Lo ha fatto realizzando l’incontro “Da sponde vicine. Crisi, tragedie e rinascita”, che si è tenuto lo scorso lunedì 28 ottobre presso il centro culture contemporanee Zō della città ai piedi dell’Etna.

Attorno al tavolo dei relatori erano seduti Wael Farouq, docente di lingua araba presso l’American University del Cairo e Robi Ronza, giornalista esperto in affari internazionali.

Il primo a parlare però, in qualità di rappresentante del Centro Culturale di Catania, è stato Alfio Pennisi, che ha posto sul tavolo i due punti focali della serata: “conoscere ciò che accade in questi anni al popolo di un paese vicino e importante come l’Egitto” e “affrontare la questione della migrazione”.

L’intervento del Prof. Farouq è stato, piuttosto che una relazione accademica, la descrizione di ciò che è accaduto nella coscienza del popolo egiziano. Farouq ha parlato in qualità di testimone, avendo vissuto in prima persona gli scontri e le manifestazioni di Piazza Tahrir. “Quello che è cambiato davvero, è stata la resistenza delle persone al dispregio della dignità umana” ha detto Farouq, mentre faceva scorrere le foto dei momenti delle manifestazioni di piazza degli ultimi tre anni. “E questo si deve alla nascita di una nuova generazione, che è cresciuta senza ideologie, senza forme precostituite (come il comunismo, il liberalismo, il nazionalismo o l’islamismo)”. Tale nascita, a parere del professore egiziano che parlava in inglese ed era tradotto da Elena Annini, è stata favorita dall’utilizzo dei social network, “che in Egitto sono diventati network politici, più che social”. Questi strumenti hanno permesso ai giovani di vedere anche ciò che accadeva fuori dai confini del loro paese.

Questa nuova generazione, ha continuato Farouq, è inoltre caratterizzata da una nuova coscienza che pone la propria libertà non come una meta da raggiungere, ma come un assunto da far rispettare. L’esito è stata una rivoluzione che non ha preso le mosse da un’avversione nei confronti di un nemico politico, ma a difesa della “dignità umana, della libertà e della giustizia sociale”. Una rivoluzione che ha visto uniti cristiani e musulmani.

Robi Ronza ha offerto alla platea, che riempiva i posti della tribunetta di fronte al tavolo, la possibilità di costruire un quadro d’insieme, per interpretare le “diversissime realtà”, che sono state assimilate dalla vulgata dei media nell’unica espressione di “primavere arabe”.

Il primo elemento messo in luce è stato il ritiro delle porte aeree degli Stati Uniti dal Mediterraneo, in ragione di un alleggerimento dei gravami sulle casse dello Stato americano e di una maggiore naturale attenzione degli USA nei confronti del Pacifico. All’interno di tale quadro emerge l’importanza della posizione geografica della penisola italiana. Se si vuole condurre una politica internazionale, ha sostenuto Ronza, non incentrata su un “equilibrio di potenze”, ma su “forme di sviluppo condiviso”, il ruolo dell’Italia può diventare quello di “ponte tra il mondo germanico e il mondo arabo”.

Quindi il giornalista di Varese si è concentrato sulle migrazioni: “esse sono l’effetto del grosso squilibrio tra paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo”. E quindi finché non si provvederà a una politica che preveda “forme di sviluppo condiviso” ci si ridurrà sempre a dibattere sul sacrosanto diritto al pronto soccorso di chi arriva. “Bisognerebbe convocare – ha concluso Ronza – una grande Conferenza Internazionale con paesi d’origine, paesi di transito e paesi di arrivo” e contestualmente “favorire (socialmente, economicamente e culturalmente) il crescere di questi nuovi fermenti che stanno emergendo nei paesi che si affacciano dalle coste Sud del Mediterraneo”.

All’incontro è seguito un breve ma acceso dibattito con il pubblico presente.

Ciascuno, ritornando a casa, ha potuto integrare ciò che la grancassa mediatica gli aveva fornito attraverso vari filtri con le parole e le testimonianze offerte dal Centro Culturale di Catania. Questo ricomporre la complessità del reale, pezzo per pezzo, rimane l’unico lavoro che può permettere la formazione di un’onesta opinione sull’argomento.

 


 

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Le immagini documentano alcuni momenti dell'incontro che si è svolto lunedì 28 ottobre 2013 a Catania sul tema: "Da sponde vicine. Crisi, tragedie, rinascita del Mediterraneo"

(ph. gl)

– Sicily Present


 

 

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