La «Leopolda» di Filippo La Porta al Bellini

 

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(3 marzo 2013) – Sulla destra un tavolo di legno con cinque sedie attorno, sulla sinistra alcuni covi di paglia con cesti di vimini e modeste coperte a quadri. L’uomo disteso sulle tre sedie discoste dal tavolo, con un pastrano nero per coprirsi, è don Bartolo: il curatolo, cioè l’amministratore dei beni di un commendatore siciliano.

Con questi segni semplici, di un uomo dormiente nell’umile luogo in cui vive, s’apre la messa in scena di “Leopolda”, pièce di Filippo La Porta, diretta da Giuseppe Santostefano. E proprio nel sonno del curatolo irrompe Leopolda, la tenutaria di un bordello ambulante, alla ricerca del compenso per le mirabili prestazioni offerte a Salemi dalle sue protette in favore dei Mille.

L’irruzione di Leopolda nel sonno (che poi si rivela vigile) di don Bartolo è il simbolo dell’intera rappresentazione. Infatti è l’entrata della Storia nella vita, più o meno consapevole, di ogni uomo.

E tutta la rappresentazione si divide tra don Bartolo, ben consapevole di quanto la Storia sta mutando (o non mutando) intorno a sé, e gli altri personaggi che vanno dietro al tricolore e ai suoi miraggi. Ma la bellezza della Leopolda, intendo dire sia la rappresentazione che il personaggio interpretato da Rosalba Bologna, è proprio che la Storia dell’uomo (e dei suoi inganni) è mischiata indissolubilmente con la passionaria e divertente vita.

La vita incarnata da Leopolda, desiderosa di una maternità compiuta e in continua lotta con l’angoscia di una morte solitaria e dimenticata; o anche quella dell’esilarante criato, il collaboratore del curatolo (interpretato dall’ottimo Filippo La Porta) che a Salemi ha partecipato alle imprese dei Mille sul carro della ‘gnura Leopolda. “Non ho saputo resistere. C’era un ciavuru di basiricò…!”. Eppure, proprio da questi personaggi si dischiude il riconoscimento della grandezza della vita che supera la Storia. Rimane in mente allo spettatore la scena in cui il criato – dopo aver lungamente sbeffeggiato Leopolda, facendo divertire la platea – ascoltando del dramma della tenutaria, cambia registro e le chiede con la semplicità di un bambino di poterle baciare le mani.

Il tempo trascorre velocemente al Bellini, grazie all’intesa in scena di La Porta e Santostefano, al cangiante mescolarsi dei diversi dialetti, agli spassosi equivoci linguistici che ne conseguono (…Nespolì!!) e alle musiche dal vivo eseguite dal duo acustico “Canone Inverso”, cioè la voce di Laura Di Marzo che esprime il suo meglio nell’ultimo pezzo composto ad hoc per lo spettacolo e la chitarra di Barbara Neglia, che sa entrare nel respiro delle letture messe in scena.

“Leopolda” è stato realizzato con il contributo della Provincia Regionale di Palermo e l’incasso verrà devoluto in favore dell’Associazione Italiana Sclerosi Multipla.

Si replica fino a stasera al Teatro Bellini di Palermo: ore 18 e 21,30. Info: 347/7253857.

 

 


 

 

SPETTACOLI - La "Leopolda" di Filippo La Porta al "Bellini" di Palermo. Le immagini documentano alcuni momenti di "Leopolda", spettacolo teatrale messo in scena al Teatro Bellini di Palermo il 2 e 3 marzo 2013.– Sicily Present (ph. Vincenzo Gatto)


 


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