Testimonianze della fede popolare in mostra a Catania

“La bellezza della fede popolare”. Questo il titolo della mostra allestita nel periodo natalizio nella splenda cornice della chiesa di San Francesco Borgia, in Via Crociferi a Catania, dall’Assessorato Regionale al BB. CC. e all’identità siciliana e dalla Soprintendenza per i beni culturali e ambientali di Catania.

Un tema certo ambizioso, che avrebbe avuto bisogno forse di ben altri mezzi espressivi, ma che, grazie alla passione dei curatori e alla disponibili di tanti privati, ha consentito l’esposizione di molti reperti, in gran parte collegati al tema del Natale, provenienti da case e da raccolte dell’hinterland catanese.

Il posto d’onore è assegnato ai Bambinelli di cera, una tradizione siciliana condivisa con quella campana, che ha espresso nei secoli un segno di religiosità e di riconoscimento dell’avvenimento della natività in quasi tutte le case dei siciliani. Un’arte che non è contraddistinta dalla firma di autori prestigiosi perché nata nei monasteri ad opere delle suore, cui solo in seguito seguì la nascita di vere e proprie scuole di bbamminiddari. Nelle numerose teche di vetro, costruite fin dall’inizio per difendere dagli urti la fragilità dei Bambin Gesù, ne sono raccolti di molto belli. Esprimono la doppia tradizione perseguita nei secoli: quella più povera, che prevedeva la collocazione della statuina tra fiori, frutti, animali di carta, stoffa e quella delle famiglie più ricche che vedeva la presenza di beni ben più preziosi come le perline, la seta ed anche l’oro. In ogni caso al Bamminneddu veniva riservato nella case di poveri e ricchi un ruolo preminente e di venerazione e ricordo nel corso di tutto l’anno.

Nel periodo della novena di Natale, davanti a questi piccoli capolavori si raccoglieva la famiglia, spesso con parenti o vicini di casa, per la recita delle preghiere accompagnate dal suono della zampogna. Tradizione ormai scomparsa che questi oggetti fanno rivivere soprattutto ai nonni in visita alla mostra i quali tentano di trasferirla a distratti nipotini alle prese con l’invio ininterrotto di messaggini agli amici.

Altro posto di rilevo è stato riservato agli ex voto molti dei quali provenienti dal santuario dei SS martiri Alfio, Cirino e Filadelfo di Trecastagni (CT) e dal santuario Maria Santissima Annunziata al Carmine di Catania. Anche in questo caso un’arte povera e popolare in cui si esprimeva la cultura e la religiosità del popolo alle prese con malattie, guerre, incidenti. La riconoscenza “Per grazia ricevuta” era una tradizione molto diffusa in tutto il sud Italia che si esprimeva sia attraverso il dono di monili e oggetti d’oro e d’argento di grande valore, sia attraverso la realizzazione di tavolette votive o oggetti in cera, attraverso con cui oggi a distanza di tanti anni possiamo cogliere la tradizione e l’espressione della pietà popolare del popolo. Molto significative due tavolette che ricordano l’incidente occorso ad alcuni operai, impegnati nella costruzione di luminarie e rimasti illesi in occasione dei preparativi della festa di sant’Agata il 3 febbraio del 1900.

Il prezzo più pregiato della raccolta è forse costituito dalla raccolta di statuine del presepe di Occhiolà. Il borgo di Occhiolà fu interamente distrutto dal terremoto del 1693 e poi abbandonato per dar luogo alla nascita di Grammichele (CT). Circa dieci anni fa 30 statuine furono rinvenute in mezzo ad uno strato di crollo del periodo del terremoto. Ciò ne attesta l’anteriorità della fattura al 1693 e l’eccezionalità del ritrovamento.

Meritevole di attenzione anche le vetrine riservate al culto e alla devozione di santa Lucia e sant’Agata. Nello spazio riservato è possibile ammirare pregevoli opere provenienti dalla collezione privata Tonino Golino e dalle confraternite catanesi.

Sugli altari laterali della chiesa sono stati posti anche i testi con relativa traduzione di alcune canzoni delle novene natalizie, che negli ultimi decenni sono state in parte recuperate grazie all’impegno di alcuni grandi appassionati cantori siciliani. La lettura del testo ovviamente non rende quasi in nulla la bellezza del canto e della musica. Forse un sistema audio di ascolto, magari diffuso in tutto l’ambiente, avrebbe aiutato di più, sopratutto i più giovani, a conoscere meglio un pezzo della nostra tradizione canora che da popolare rischia di divenire di èlite, oltre che dimenticata.

La mostra è stata allestita nella Chiesa di San Francesco Borgia che oggi, per una serie di cause che si sono snodate lungo tre secoli è l’unico sito monumentale espositivo direttamente gestito dalla Soprintendenza dei Beni Culturali ed Ambientali di Catania. La chiesa fu costruita tra il 1698 e il 1736, quindi dopo il terremoto del 1693, su progetto dell’architetto fra’ Angelo Italia SJ. Tra le altre chiese di Via Crociferi svetta per il suo maestoso prospetto in pietra bianca al cui centro è posto un portale stretto tra colonne binate in doppio ordine cui si accede da una scalinata trasversa a rampe contrapposte.

Alla chiesa è annesso il grande Collegio della Compagnia di Gesù che si articola attraverso quattro cortili che si snodano in sequenza longitudinale.

Chiesa e Collegio furono incamerati dal demanio del Regno delle due Sicilie dopo la cacciata dei gesuiti dal Regno avvenuta nel 1767. Tranne una breve parentesi, non furono più rese alla Compagnia di Gesù. Il vasto complesso dal 1778 fu adibito a casa di educazione per la bassa gente, mentre la chiesa dal 1795 al 1804 sostituì nelle funzioni vescovili la Cattedrale, ove erano in corso lavori di restauro. Dopo l’unità divenne ospizio di Beneficenza e quindi trasformato in opera Pia. Dal 1995 Chiesa e Collegio sono stati acquisiti dal demanio culturale indisponibile della Regione Siciliana.

 

Mostra prorogata fino al 18 aprile 2015. 


 

 

ARTE - Testimonianze della fede popolare a Catania

(ph. Francesco Inguanti)


 

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