“Lavoro pubblico e bene comune. Dalla casta alla comunità professionale”. Se ne parla oggi al Meeting di Rimini

 

Con il discorso inaugurale del Capo dello Stato Sergio Mattarella, ha preso avvio la 37a edizione del Meeting di Rimini.

Il tema di quest’anno: Tu sei un bene per me, si presta a porre molti interrogativi e ad altrettanti tentativi di risposte, com’è consuetudine nella sette giorni riminese. Un tema che evoca molti riferimenti è che sembra innanzitutto essere pensato per il dramma che i tanti migranti giunti tra noi stanno vivendo, ma anche le tante domande che pongono alla nostra condizione di convivenza umana e sociale.

Molto interessante è in tal senso la mostra La sfida dell'incontro, a cura di Giorgio Paolucci, Andrea Avveduto, Lorenza Violini, Carmine Di Martino, Francesco Magni, Giacomo Gentile, Maddalena Saccaggi.Con la collaborazione degli studenti dell’Università Cattolica e Statale di Milano e dell’Università di Bologna. Con il contributo di Gian Carlo Blangiardo, Fausto Bertinotti, Silvano M. Tomasi. In essa si ripercorrono le tappe più significative delle migrazioni più recenti e si affrontano i temi più scottanti del dibattito odierno. Sono anche raccontate belle storie di integrazione e accoglienza in un prezioso catalogo che raccoglie anche quattro vicende accadute in Sicilia.

Ma la Sicilia sarà protagonista oggi pomeriggio nell’incontro previsto per le ore 15, visibile in streaming come tutti gli altri del Meeting, dedicato al tema della Pubblica Amministrazione, dal titolo. “Lavoro pubblico e bene comune. Dalla casta alla comunità professionale”. Vi prenderanno parte anche due siciliani: Giovanni Pitruzzella, Presidente Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato e Salvatore Taormina, dirigente della Regione Siciliana e collaboratore della Fondazione per la Sussidiarietà. Sono stati anche invitati: Francesco Delzio, Manager e scrittore, Autore di “Opzione Zero. Il virus che tiene in ostaggio l’Italia”; Marco Gay, Presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria e Vice Presidente Confindustria.

L’incontro nasce dalla esigenza di mettere a tema la natura più profonda del lavoro nella pubblica amministrazione che vede impegnati dietro la scrivania di un ministero o di un assessorato, innanzitutto delle persone, comunemente definite, non senza un filo di ironia, burocrati. In effetti tale termine richiama alla mente di tutti o i furbetti del cartellino o i tangentisti della prima o dell’ultima ora. Lo scopo più o meno manifesto di questo modo di ragionare è quello di addossare su dipendenti (meglio se dirigenti) ignavi o corrotti il peso delle inefficienze e delle vessazioni consumate ai danni di cittadini e imprese, senza tener conto di un elemento fondamentale. A ciò deve aggiungersi il fatto che tutti i burocrati italiani, da Trento a Ragusa, devono innanzitutto fare i conti con una quantità quasi sterminata di leggi e regolamenti che in Italia, per quantità e livello di complicazione, ha raggiunto livelli difficili da eguagliare. Né va dimenticato il contesto in cui tutti sono chiamati ad operare in mezzo a tensioni radicali, che attraversano la sfera sociale, economica e istituzionale del nostro Paese, per scuotere i cardini della stessa convivenza civile, come lo stesso Papa Francesco ha richiamato nel 2014 ai Vescovi italiani, affermando che "Il bisogno di un nuovo umanesimo è gridato da una società priva di speranza, scossa in tante sue certezze fondamentali, impoverita da una crisi che, più che economica, è culturale, morale e spirituale".

Salvatore Taormina spiega che l’incontro intende assumere una scommessa, giocata in funzione motivazionale e responsabilizzante. “Essa – dice – può davvero costituire il passo determinante di una virtuosa alleanza tra dipendenti pubblici e utenti, per restituire ai primi l'intima convinzione, di concorrere col proprio lavoro ad una condivisa edificazione sociale ed economica, tanto nell'ambito di una città così come di una regione o di un intera nazione. E alla domanda: da dove ripartire? Così risponde: “Occorre riappropriarsi dal basso, prima ancora che attraverso le pur necessarie azioni illuminati della politica, di una "moralità" necessaria allo svolgimento di un servizio adeguato alle esigenze della collettività”.

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