All’inizio del Banco Alimentare in Sicilia: a colloquio con Ignazio De Mauro che ne fu il primo presidente

 

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Domani sabato 24 novembre si svolgerà la 22^ edizione della Colletta Alimentare. Coinvolgerà circa 150.000 volontari che in oltre 13.000 supermercati raccoglieranno beni alimentari per invitare a donare alimenti a lunga conservazione, che nei mesi successivi verranno distribuiti a 8.042 strutture caritative (mense per i poveri, comunità per minori, banchi di solidarietà, centri d’accoglienza, ecc.) che aiutano più di 1.580.000 persone. L’iniziativa si tiene in Sicilia fin dal primo anno e tra i primi sostenitori vi è l’avvocato catanese Ignazio De Mauro che fu anche il primo presidente del Banco Alimentare della Sicilia.

Come ricorda quegli inizi? Da chi riceveste l’imput per iniziare l’esperienza della Colletta? Quali erano le difficoltà più grosse?

In realtà a Catania nacque prima il Banco Alimentare che la Colletta. Lo spunto per iniziare l’esperienza del Banco Alimentare in Sicilia fu la proposta fatta da alcuni amici di Milano a Marcello, che allora si recava lì spesso per lavoro. Si trattava di creare un minimo di struttura che si occupasse della distribuzione delle eccedenze alimentari provenienti dall’AIMA (allora si chiamava così) in favore degli enti di carità operanti nel territorio siciliano. Marcello fece la proposta ad alcuni amici di Comunione e Liberazione di Catania: aderimmo Orazio ed io, costituendoci in associazione e designando me quale presidente.

Quali erano le difficoltà più grosse?

Ovviamente quelle logistiche ed economiche, in quanto i carichi di prodotti alimentari realizzati con fondi CEE, che dovevano essere custoditi in attesa di essere distribuiti agli enti convenzionati. Inizialmente ci siamo rivolti ad un deposito per conto terzi, al quale pagavamo di tasca nostra il servizio di custodia, ma era estremamente difficile fare lì la distribuzione agli enti, quindi iniziammo a cercare qualcuno che fosse disponibile a darci in comodato un magazzino vero e proprio, anche perché, nel frattempo, cominciavano ad arrivare anche le eccedenze alimentari provenienti dalle aziende della produzione o della distribuzione.

Fino al 1999 il Banco in Sicilia era uno solo; poi nacque quello di Palermo ed ora sono due. Come erano i rapporti con i palermitani e con le strutture caritative della Sicilia Occidentale?

I rapporti con gli amici di Palermo e di tutta la Sicilia occidentale sono stati sempre ottimi. Se all’inizio era sufficiente, man mano che l’esperienza è cresciuta, un solo magazzino a Catania per tutta la Sicilia non bastava più, sia per le quantità di prodotti che dovevamo gestire, sia per le distanze che gli enti dovevano superare per provvedere al ritiro, tant’è che, proprio in occasione della Colletta, iniziammo ad allestire dei magazzini periferici. Quindi l’iniziativa di Nuccio Milazzo e degli altri amici che lo hanno aiutato fu da noi condivisa e sostenuta.

Quali erano le associazioni e gli enti più significativi con cui avete iniziato l’esperienza? Che tipo di sostegno e di difficoltà ricorda di quegli anni?

Ovviamente i primi enti assistiti dal Banco Alimentare erano la Caritas, le Parrocchie, le varie realtà Vincenziane, ma anche associazioni di volontariato che gestivano mense per i poveri, comunità di recupero per ex-tossicodipendenti, case di accoglienza. In quegli anni ho capito cosa vuol dire sussidiarietà, avendo avuto l’opportunità di conoscere una realtà di volontariato e di servizio davvero grande che esiste nella nostra terra e che ancora adesso troppo poco viene riconosciuta e sostenuta dagli Enti Pubblici.

Che sensibilità riscontraste nella stampa locale?

Inizialmente c’era una certa diffidenza perché in quegli anni, se non ricordo male (ne sono passati quasi 25), erano scoppiati degli scandali sull’utilizzo di fondi destinati ai paesi in via di sviluppo. Superata questa fase devo dire che abbiamo trovato grande disponibilità da parte della stampa e delle TV locali. Ricordo di essere stato più volte ospite di programmi di intrattenimento trasmessi da queste ultime, come pure il servizio di RAI 3 in occasione del “lancio” della prima Colletta, realizzato in un supermercato di Catania con una intervista ad alcuni di noi rigorosamente dotati di “pettorina” gialla. La stessa che ancora adesso viene utilizzata.

Che tipo di rapporto si avviò con le istituzioni locali?

Questo è il tasto più dolente. Nei primi anni abbiamo bussato a tutte le porte, tutti hanno fatto i complimenti per la nostra iniziativa, ma nessun aiuto. Ricordo ancora di essere stato ricevuto, alla fine degli anni novanta. da un assessore di un importante comune, il quale, piuttosto che porsi il problema di come sostenerci in quello che già facevamo da anni, si propose di svolgere un ruolo di “coordinamento”, del quale non avevamo proprio bisogno, visto che, senza alcun aiuto pubblico, movimentavamo già tonnellate e tonnellate di prodotti, che arrivavano a diecine e decine di enti da noi censiti e, tramite loro, a migliaia di bisognosi. Se il Banco Alimentare, dopo il suo inizio un po' “garibaldino” si è stabilizzato, è stato grazie all’aiuto di tanti amici che ci hanno aiutato nel lavoro che ho descritto, come pure di alcuni benefattori.

Ha un ricordo particolare di quegli anni?

Non posso non sottolineare come il nostro primo magazzino vero e proprio ci fu messo a disposizione gratuitamente da un imprenditore acese. Si trattava di un vecchio deposito di legname che si trovava nella vecchia zona commerciale di Acireale. Necessitava di essere reso agibile e, per questo, ci aiutarono i giovani della comunità di recupero gestita a Viagrande dal Salesiano Padre Scucces, nostro assistito e nostro grande amico. I ragazzi si occuparono dei lavori murari e di pitturazione necessari alle pareti, predisposero un minimo di impianto elettrico e sostituirono i vetri rotti alle finestre con della rete metallica ricavata da vecchie reti in ghisa, in modo da garantire l’aerazione dei locali ed impedire l’ingresso ai topi.

Che accoglienza e supporto riceveste dalla Chiesa locale?

I Vescovi nelle cui Diocesi ci siamo insediati dal punto di vista logistico sono stati sempre da noi interpellati e ci hanno sempre accolto a braccia aperte, in quanto ci conoscevano già per avere avuto nostre notizie dai Parroci nostri assistiti. Mons. Malandrino, allora Vescovo di Acireale, venne ad inaugurare il nostro primo magazzino, raccomandandosi, in quella occasione, che la nostra opera fosse destinata a servire gli ultimi e non a servirsi degli ultimi.

Come si diffuse l’esperienza nelle altre città dell’Isola?

Nel modo più naturale, con il passa-parola. Ogni anno erano sempre di più gli enti che chiedevano di essere convenzionati con il Banco Alimentare e che, di conseguenza, si coinvolgevano con noi, insieme ai loro volontari, nell’organizzazione e nella gestione della Colletta, che, con il passare degli anni, nata come evento educativo e divulgativo, è divenuta anche una importante fonte di approvigionamento di prodotti che non si trovano né tra gli aiuti CEE né tra le eccedenze della produzione e distribuzione alimentare.

Quanto il contesto sociale e politico dei quegli anni fu di sostegno o di ostacolo?

Nei primi anni, come ho detto, nessun sostegno da parte del mondo politico. Solo quando l’iniziativa era già consolidata (per lo più dopo che io, nel 2000, avevo lasciato l’incarico di presidente) arrivarono i primi riconoscimenti da parte di Enti Pubblici, in termini di sostegno economico e/o logistico. Durante la mia presidenza ricordo soltanto un magazzino che fu riattato e messo a disposizione gratuitamente del Banco Alimentare dalla Provincia Regionale di Siracusa. Fu proprio in questo contesto che, dopo cinque anni dall’inizio di questa esperienza, fui coinvolto, quale conoscitore del volontariato locale e convinto sostenitore della sussidiarietà quale principio al quale si deve ispirare ogni amministrazione locale, a far parte della Giunta Municipale di Catania, il che, se richiese le mie dimissioni da presidente, non mi fece mai rinunciare a partecipare alla Colletta da volontario. Negli anni in cui facevo l’assessore comunale ho più volte guidato uno dei furgoni che raccoglie i prodotti nei vari supermercati (un anno mi “beccò” anche una TV locale). Adesso, sempre in occasione della colletta, dallo scorso anno aiuto mia moglie Franca, che fa il capo equipe e guida un bel gruppo di studenti (molti sono suoi alunni), nella sistemazione dei prodotti raccolti.

Il primo presidente del Banco Alimentare della Sicilia Occidentale fu Nuccio Milazzo scomparso prematuramente proprio un anno fa. Che ricordo ne conserva?

Con Nuccio ci conoscevamo da ragazzi, per la comune appartenenza a Comunione e Liberazione; posso dire che siamo cresciuti insieme e lo ricordo davvero con affetto. Uomo di grande generosità, vulcanico, anche lui era un tipo piuttosto sanguigno, come me, quindi non sono mancati momenti di tensione nella gestione della ormai inevitabile (per le ragioni che ho detto prima) separazione delle due sedi, ma ha sempre prevalso sulle posizioni personali di ciascuno di noi il desiderio comune che quest’Opera crescesse e riuscisse a rendere un servizio sempre più efficace, garantendo maggiore prossimità ai tanti enti operanti in Regione.

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