Gaetano Burgio racconta la storia di “Cilla” a Palermo

 

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(3 febbraio 2015) – Giovedì 22 gennaio 2015 è stata inaugurata la seconda casa di accoglienza gestita dalla Associazione “Cilla” a Palermo. Si trova in Via Tricomi, 18 in una zona ad alta densità di presenza di strutture ospedaliere. A Gaetano Burgio, responsabile palermitano della stessa associazione, abbiamo chiesto di raccontarci la storia di questa iniziativa di solidarietà.

 

Ci dice innanzitutto la storia di questo bene sottratto alla mafia?

L'immobile, un appartamento di circa 100 mq, è stato confiscato nel 2007 e gestito inizialmente dall'Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Nel marzo del 2011 fu consegnato alla Regione Siciliana, perché lo destinasse alle famiglie di degenti che si trovano in ospedali cittadini.

E come è giunto a voi?

Il bene confiscato è stato assegnato dalla Regione Sicilia all’ARNAS “Civico - Di Cristina - Benfratelli”. Tramite bando aperto ai soggetti del privato sociale del territorio l’Associazione Cilla ha ottenuto l’assegnazione di tale bene in comodato d’uso gratuito.

Quali erano le condizioni dell’appartamento quando è entrato nella vostra disponibilità?

Per quanto fosse stato a lungo disabitato, le condizioni generali erano buone. Occorreva però un necessario investimento per la ristrutturazione e l’adattamento alle finalità di cui abbiamo detto.

E chi ha pagato questi costi?

Grazie al contributo di 50.000 euro della Fondazione Enelcuore che ha permesso l’acquisto degli arredi e delle dotazioni e i lavori di ristrutturazione ed adeguamento, la casa ha iniziato a funzionare già da qualche mese.

Come è organizzata?

Può accogliere 10 persone in camere con servizi privati. Gli ospiti hanno, inoltre, a disposizione una cucina, una sala TV, una sala da pranzo e un ampio salone.

Quanto costa il soggiorno?

Non chiediamo nulla. Sempre i parenti, in forza della qualità dell’accoglienza ricevuta, lasciano delle offerte e mettono in rete nei paesi di origine la positività dell’esperienza che hanno vissuto anche grazie a noi.

E come viene gestita?

I volontari dell’Associazione garantiscono una presenza quotidiana nella struttura per garantire la gestione ordinaria e straordinaria, nonché la gestione economica ed amministrativa. Altri volontari danno gratuitamente del tempo per condividere con gli ospiti il doloroso periodo della malattia propria o di un proprio caro.

Voi parlate spesso del “fare compagnia agli ospiti presenti”. In cosa consiste questa compagnia?

L’esperienza maturata, soprattutto negli ultimi due anni, ci ha fatto capire che al bisogno dell’alloggio si accompagna sempre, nel tempo, una serie di bisogni collaterali. Tante altre piccole esigenze che nascono dalla condizione di dover stare fuori da casa, talvolta anche per molto tempo. Cerchiamo così di aiutarli nel cercare un meccanico, una lavanderia, un supermercato, ecc. Ci sono poi esigenze particolari, come quelle delle famiglie con figli in età scolare. Va da sé che, quando il paziente ricoverato è membro di un contesto familiare di questo tipo, ed è il caso più frequente, ad essere coinvolto è l’intero nucleo con tutto ciò che ne deriva: il problema della scuola, del lavoro, lo sconvolgimento dell’equilibrio familiare da cui si origina tutta una serie di disagi di tipo organizzativo.

A tutto ciò fate fronte con i volontari solamente?

Nel tentativo di fare fronte anche a tutte queste esigenze “collaterali” sono stati avviati diversi rapporti con enti ed associazioni del territorio, alcune di queste già operanti nel settore sanitario, e da questo processo di “sensibilizzazione allargata” sono state poste le basi per un vero e proprio lavoro di rete.

Con chi in particolare?

I soggetti con cui si è avviato un percorso di collaborazione sono sia attori del privato sociale che soggetti pubblici, in particolare: l'A.S.L.T.I. - Onlus “Liberi di crescere”, Associazione di genitori di bambini affetti da malattie oncologiche curati presso l’unità operativa Onco-ematologica pediatrica dell’Ospedale Civico di Palermo che si occupa di organizzare momenti e attività che favoriscano il benessere del bambino attraverso il recupero di serenità e fiducia in se stesso; l’A.S.Tra.Fe – Associazione Siciliana per il Trapianto di Fegato (con sede all’interno dell’IS.ME.TT.), Associazione costituita da medici e pazienti trapiantati che ha l’obiettivo di offrire supporto ai pazienti trapiantati e in attesa di trapianto, promuovere la cultura della donazione e la ricerca, oltre a realizzare iniziative culturali e sociali di sensibilizzazione del volontariato in ambito sanitario;

Qual è la storia dell’Associazione Cilla a Palermo?

Siamo presenti a Palermo dal 2002 attraverso l’attivazione di una rete fra strutture già esistenti che accolgono i pazienti e le loro famiglie. Nel 2009 il Comune di Palermo ha affidato alla Associazione un bene confiscato alla mafia, in Via del Fante, nei pressi dell’Ospedale Villa Sofia, e ristrutturato grazie alla generosità di alcuni benefattori e all’amicizia nata con i genitori di Federica Lo Presti, una giovane universitaria diciannovenne prematuramente scomparsa, cui la struttura è intitolata. La casa “Federica Lo Presti” può accogliere fino a 9 persone in camere doppie con servizi privati.

Che significa Cilla?

Cilla è il soprannome di una ragazzina di 15 anni, Maria Letizia Galeazzi, che rimase profondamente colpita dall’amicizia che aveva colto tra alcune sue compagne di scuola, partecipando all’esperienza educativa del Movimento di Comunione e Liberazione. L’entusiasmo derivante da quell’incontro e il cambiamento che ne aveva ricevuto provocarono le persone che le stavano intorno, primi tra tutti i suoi genitori, Elsa e Rino. Nel 1976 Cilla morì in un incidente stradale; il padre e la madre, pur nel grande dolore che vivevano, iniziarono a girare l’Italia per testimoniare ciò che aveva animato la loro figlia: Gesù e la comunità cristiana. Ma la storia non finisce qui.

E cioè?

Qualche anno dopo una giovane di Asti, che doveva recarsi a Parigi per un grave problema di salute, venne aiutata da Rino il quale organizzò una raccolta fondi e accompagnò personalmente la donna. Questa circostanza lo portò a prendere coscienza del tipo di difficoltà che una famiglia deve attraversane in simili frangenti e così decise nel 1981 di dar vita all’Associazione Cilla Onlus. Alla morte del padre di Cilla la responsabilità dell’Associazione è stata assunta dal dott. Salvatore Albanese, medico di Padova, città in cui, dal 1990, è stata trasferita la sede nazionale. L’Associazione è oggi presente in Italia con 24 case di accoglienza, di cui una anche a Catania, ed accoglie ogni anno più di 10.000 persone.

Per maggiori informazioni si può contattare la Segreteria Nazionale (Tel. 0498033878 - mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) o visitare il sito internet www.cilla.it

 

 


 

 

Conversazioni - Gaetano Burgio racconta la storia di "Cilla" a Palermo

Nelle immagini sono documentati alcuni momenti dell'inaugurazione della casa di accoglienza "Cilla" a Palermo il 22 gennaio 2015.

(ph.Francesco Inguanti) 


 

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