Recuperare le eccedenze alimentari conviene. Intervista a Domenico Messina Direttore del Banco Alimentare della Sicilia Orientale

  

(28 novembre 2015) – Si è svolto giovedì 26 novembre 2015 alla Camera di Commercio di Palermo un interessante convegno dal titolo: “Il recupero delle eccedenze alimentari”.

L’evento, organizzato dall’Assessorato della Famiglia, delle Politiche Sociali e del Lavoro – Dipartimento della Famiglia e delle Politiche Sociali in collaborazione con Confindustria Sicilia, Confcommercio Sicilia, Fondazione Banco Alimentare e fio.PSD (Federazione Italiana Organismi Persone Senza Dimora), ha visto la presenza dell’Assessore regionale Gianluca Miccichè, del direttore regionale dell’Assessorato, Maria Antonietta Bullara, del vicepresidente di Confindustria Sicilia, Nino Salerno, del Presidente di Confcommercio, Patrizia Di Dio, del Delegato Caritas Regione Sicilia, Don Vincenzo Cosentino. I lavori sono stati introdotto da una relazione sul tema: “Dalle parole ai fatti”, di Marco Melacini, professore del Politecnico di Milano.

L’intervento su “L’attività di recupero cibo in Sicilia” è stato svolto da Domenico Messina, Direttore Banco Alimentare Sicilia. Con lui abbiamo fatto il punto a conclusione dei lavori, protrattisi nel pomeriggio in seduta tecnica con molti operatori del settore.

Perché è necessario un convegno sulle eccedenze alimentari e sulla lotta allo spreco?

Per fare informazione. Ci siamo accorti, infatti, parlando con gli imprenditori del settore, con gli addetti ai lavori a vari livelli, con i responsabili delle strutture caritative che il tema del recupero delle eccedenze non sempre è compreso, non nella sua importanza, ma nella sua concreta possibilità realizzativa. Per questo la relazione del prof. Melacini si è rivelata strategica, in quanto ha dato molte concrete indicazioni sulle azioni che innanzitutto le aziende possono fare per coniugare risparmi di gestione e solidarietà sociale. Siamo convinti che facendo di più e meglio “rete” tra tutti i soggetti coinvolti si possono raggiungere ottimi risultati con poca spesa.

Qual è in questo quadro il ruolo della Regione Siciliana?

Quello di mettere a sistema tutto il contesto in cui ci muoviamo, fare da facilitatore, mettersi a servizio dei tanti soggetti che operano in un campo peraltro molto vasto.

E il vostro giudizio?

Sono stati mesi di notevole impegno per noi che abbiamo promosso l’azione, per i soggetti che abbiamo coinvolto e per il personale dell’assessorato che ci ha assistito e supportato, a partire dalla dottoressa Bullara. Il convegno di oggi segna una tappa positiva e significativa. La Regione ha “collaborato con”, non si è “sostituita a”, in perfetta coerenza col Principio di Sussidiarietà. Ma oggi è la prima tappa; speriamo di poter fare, magari tra un anno, una verifica altrettanto positiva sui risultati conseguiti.

Qual è e quale deve essere il ruolo della organizzazioni professionali?

Sono i primi veicoli di questa informazione. Con i loro associati sono i primi soggetti in grado di veicolare correttamente questo messaggio. Ma abbiamo invitato, e molti sono venuti, anche imprenditori di settori produttivi strategici, quelli con i quali quasi quotidianamente lavoriamo per utilizzare bene i prodotti in eccedenza. Con loro abbiamo svolto un interessante e importante confronto nel pomeriggio proprio per poter affrontare insieme nel concreto i tanti problemi che ogni giorno emergono. Per lo stesso motivo abbiamo invitato i responsabili delle strutture caritative con cui operiamo in Sicilia. Si tratta di 878 strutture che danno servizio a più di 320.00 persone. Senza la loro collaborazione la nostra buona volontà non sortirebbe effetto.

Andiamo allo specifico siciliano. Qual è la situazione del recupero delle eccedenze nella nostra Regione? Rispetto alle altre regioni, come ci poniamo?

Se ci raffrontiamo con Lombardia e Veneto siamo indietro. Se consideriamo il Meridione no, anche perché siamo un po’ tutti ai nastri di partenza. Ricordo che siamo partiti appena nel 2013 recuperando 100 tonnellate.

Quali sono i punti di forza e di debolezza di questa complessa azione?

Punto di forza è certamente a possibilità di stabilire un legame forte con le aziende e con le strutture con cui operiamo, un legame che parte dalla competenza e dall’efficienza, e che giunge al consolidamento dei rapporti umani fino a all’amicizia. Mi verrebbe da dire che si è amici si lavora meglio, ma è anche vero che lavorando bene insieme è più facile diventare amici. Ma in questa azione non basta competenza e tempo, ci vuole anche desiderio, un investimento iniziale e una voglia di far bene e di fare del bene, per sfondare un muro di scetticismo che comunque esiste. Ed oggi con questo convegno certamente abbiamo fatto un passo avanti.

Proviamo ad entrare nel merito di qualche settore produttivo in cui l’esperienza è più avanti. Da dove partiamo?

Certamente l’esperienza più consolidata è nel settore dell’industria di trasformazione, sia quella locale che quella delle grandi catene nazionali. Con la grande distribuzione stiamo iniziando adesso: basti pensare che in Sicilia esistono otre 2.500 punti vendita. Questo solo dato ci mette davanti una grande prospettiva di impegno sulla quale abbiamo già iniziato a conseguire positivi risultati.

E il fresco?

Fa parte della nostra sfida quotidiana, perché dobbiamo confrontarci sempre con il problema della conservazione. Noi certo vogliamo aiutare chi ha bisogno, ma nelle condizioni di massima sicurezza alimentare, cioè nel rispetto di tutte le norme.

Sabato sarà la Giornata della Colletta alimentare. Perché si fa ancora, se ci sono così tante possibilità nel recupero delle eccedenze.

Innanzitutto per un problema quantitativo. In un solo giorno si raccoglie con la Colletta il 7% di quello che si ottiene in un anno con tutti i vari tipi di approvvigionamenti esistenti.

E quanto vale in termini quantitativi il recupero delle eccedenze in Sicilia?

Vale circa il 20% del totale raccolto, cioè di 7.400 tonnellate.

E di quanto si potrebbe incrementare?

Abbiamo provato a fare un calcolo, puramente matematico: se si potesse intervenire solo su 400 dei 2.500 punti vendita esistenti (oggi sono appena 22 quelli con cui operiamo continuativamente) recuperando lo stesso quantitativo raccolto mediamente in ciascuno di questi, che è di 2.660 kg l’anno, otterremmo la significativa cifra di 1.040 tonnellate l’anno. È un obiettivo molto squalificante che è possibile raggiungere, con l’aiuto di tutti. Ma non c’è solo questo motivo per continuare a fare la Colletta ogni anno.

E qual è l’altro?

La Giornata della Colletta alimentare di sabato prossimo è il più grande e importante gesto di solidarietà e di carità che si fa ogni anno in Italia. Non solo coinvolge 135.000 volontari e 11.000 supermercati in tutta Italia, ma mette in campo una pluralità di soggetti, l’elenco è ornai lunghissimo e variegato per regione e città, che in vario modo si interessano dei poveri e degli indigenti. È un gesto di grande solidarietà e accoglienza che ha generato nel tempo significative storie e parecchi altre iniziative. La Colletta, insomma, è ormai famosa e importante non appena per la quantità dei generi alimentari raccolti, ma per le energie umane e l’unità che genera tra quanti la fanno, gradi e piccoli, lavoratori e disoccupati, italiani e stranieri.

Che significa che ha generato storie e iniziative? Può indicarne qualcuna?

Le storie più recenti sono raccolte in questo recentissimo libro di Giorgio Paolucci, che mi hanno appena portato gli amici di Milano Se offrirai il tuo pane all’affamato… oltre lo scarto: la rete di carità del Banco Alimentare (Guerini e Associati). Ci sono, lo leggo insieme a lei, “i volti e le storie di chi fa i conti con la fame, dei volontari che li aiutano e delle aziende che donano le eccedenze:il libro un viaggio-inchiesta alla scoperta di un pianeta dove si coniugano la dimensione della gratuità e la lotta agli sprechi”. Basterebbe solo questo motivo per rinnovare ogni anno questo straordinario gesto. Ma non è tutto.

Cosa c’è ancora?

C’è papa Francesco, soprattutto con quello che ha detto il 3 ottobre in occasione dell’udienza concessa a migliaia di volontari del Banco in Sala Nervi a Roma che si trova nel libro che ho in mano. Quel giorno c’ero anch’io.

E cosa ricorda di così importante?

La gioia di stare insieme realtà e persone così diverse, dalla Lombardia alla Sicilia, ma così unite nella bontà del conseguimento del fine. Le testimonianze di persone così diverse per storie, età, condizione sociale, ma accomunate dallo stesso ideale che si sono alternate al microfono, e poi il Papa.

E allora, concludiamo col Papa.

L’ultima cosa. Ogni anno la Fondazione Banco Alimentare sceglie un pensiero sintetico, si chiama ormai “Le 10 righe” con cui si cerca di sintetizzare il valore e il significato dell’esperienza. Quest’anno sono tratte dal discorso fatto il 3 ottobre. Posso leggerle?

Sì, finiamo con queste. E buona Colletta a tutti.

«La fame oggi ha assunto le dimensioni di un vero “scandalo” che minaccia la vita e la dignità di tante persone. Ogni giorno dobbiamo confrontarci con questa ingiustizia, mi permetto di più, con questo peccato […]. Non possiamo compiere un miracolo come l’ha fatto gesù; tuttavia possiamo fare qualcosa, di fronte all’emergenza della fame, qualcosa di umile, e che ha anche la forza di un miracolo. Prima di tutto possiamo educarci all’umanità, a riconoscere l’umanità presente in ogni persona, bisognosa di tutto. Continuate con fiducia questa opera, attuando la cultura dell’incontro e della condivisione. […] condividere ciò che abbiamo con coloro che non hanno i mezzi per soddisfare un bisogno così primario, ci educa a quella carità che è un dono traboccante di passione per la vita dei poveri».

A conclusione della Giornata della Colletta alimentare invitiamo i lettori che lo desiderano a inviarci racconti di incontri fatti e avvenimenti particolarmente significativi che desiderano comunicare.

La Redazione

 

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