Il ritorno de “I Cavalieri” da Roma. Ricordi e commenti con Letizia Cassarà

 

 

Sabato 12 marzo 2016 il gruppo de “I Cavalieri dell’Arcangelo Michele” ha partecipato a Roma all’udienza di papa Francesco, insieme ad altri 25 mila ragazzi giunti da tutti Italia. Sul pullman giovani, insegnati e genitori palermitani, in un mixer di umanità che ha dato all’esperienza un valore tutto particolare. In vario modo tutti lo hanno voluto esprimere soprattutto a Letizia che ne è stata l’animatrice, non solo spirituale ma anche organizzativa. Come aveva confidato prima della partenza sapeva di doversi accollare una importante responsabilità perché “per me che non l’avevo mai fatto, portare 60 persone a Roma, condurle in Piazza san Pietro, incontrarci con gli altri siciliani e tornare sani e salvi a Palermo mi faceva un po’ di paura”.

Siamo riusciti a incontrarla dopo il viaggio per farci raccontare com’è andata.

L’appuntamento è nella parrocchia di San Basilio, una sorta di quartier generale dell’esperienza dei Cavalieri anche se, ci tiene a chiarirlo, “l’esperienza è ospitata in questa ed in altre parrocchie, ma non è assimilabile a nessuna iniziativa tipica delle parrocchie, perché coinvolge genitori e studenti a partire dalle scuole e dai quartieri in cui vivono”.

È attorniata da un nugolo di ragazzi, prevalentemente di scuola media: c’è chi prova i canti, chi raccoglie il materiale rimasto dal viaggio, chi mette in ordine i fogli per la preghiera e chi imperterrito non si lascia sfuggire l’occasione per dare quattro calci all’immancabile pallone, onni presente in ogni circostanza.

Grazie all’aiuto delle mamme presenti riesce a divincolarsi e cominciamo il racconto. Tiene in grembo un voluminoso pacco di buste, di varie fogge e vari colori, una sorte di tesoro, quello di cui ci ha parlato più volte per telefono.

La prima domanda è d’obbligo.

Qual è il ricordo più forte che vi siete portati dal viaggio? La stanchezza, l’emozione di aver visto il Papa o la bellezza della compagnia vissuta?

Di tutte e tre le cose abbiamo fatto ampia e abbondante esperienza: ma mentre la prima è scomparsa dopo un paio di giorni per gli adulti, e per i ragazzi appena scesi dall’autobus, della seconda conserviamo un vivissimo ricordo, mentre della terza continuiamo a fare esperienza.

Ed allora partiamo dalla terza. Cosa è stata la compagnia vissuta?

È stata la cosa raccontata e scritta di più dai genitori. Queste lettere che ho ricevuto lo dicono con grande chiarezza. Per esempio una mamma mi ha scritto così: “Di certo il viaggio è stato stancante fisicamente, ma è così che doveva essere perché nel pullman abbiamo condiviso tanto e tutto, mettendo a disposizione degli altri anche il nostro sapere. La gioia, la grazia, la pace che abbiamo vissuto sono cose inestimabili, che non avranno mai un prezzo”.

Ma non c’è il rischio di essere sentimentali? 

Forse, però la realtà è più forte. Leggo un’altra lettera: “Ringrazio Dio per la gioia di questo giorno fantastico, ma vorrei far sì che non si esaurisca tutto solo nell'euforia di questo momento, ma diventi piuttosto un bagaglio da portare sempre con sé e da mostrare e distribuire a tutti quelli che incontreremo; far sì che passi la vera essenza di questo pellegrinaggio che diventi una lunga catena d'amore che ci riannodi a Dio.” Questa mamma dal giorno del nostro ritorno è tra le più attive e presenti; prima si accontentava di accompagnare il figlio e a venire a riprenderlo dopo l’incontro, adesso si ferma tutto il tempo.

Ma parliamo allora dei ragazzi. Come si sono comportati?

Benissimo. Hanno compreso in pieno la differenza tra una gita ed un pellegrinaggio, senza assumere atteggiamenti fuori luogo. Una ragazza mi ha scritto così: “Cara Letizia, volevo ringraziarti per il pellegrinaggio che ci hai fatto fare a Roma. Quando ho visto il Papa ho sentito dentro di me l'amore per Gesù che cresceva sempre di più e mi sono emozionata. Uno dei momenti più è stato quando lui ci ha dato la benedizione e ci ha perdonato e levato tutti i nostri peccati e adesso mi sento più leggera e buona. Non dobbiamo però dimenticare che dopo l’incontro col Papa c’è stata nel pomeriggio l’esperienza della “Promessa”.

E allora parliamo del pomeriggio. Come s’è svolto?

Molto bene e tutto bello. Alle 16,00 eravamo già nella chiesa di Santa Maria in Traspontina, circondati dalla bellezza della chiesa con la statua della Madonna del Carmelo che vegliava su tutti. Don Matteo, il sacerdote che ci ha seguito nel rito, ha celebrato prima la Messa e durante l'omelia ha commentato le lettere scritte dai ragazzi che ha paragonato alle “parole del Vangelo”. Poi ha parlato dei Santi, ricordandoci: "I santi che avete scelto sono l'esempio di uomini e donne che hanno dato tempo e spazio a Dio nella loro vita e nella sequela di Gesù, è solo così si può cambiare."

E lei cosa ha fatto?

Anch’io mi sono messa in fila con gli altri e quando è giunto il mio turno ho chiamato per nome uno ad uno tutti i cavalieri dell'Arcangelo Michele, cioè quelli del gruppo di Palermo. I ragazzi dovevano rispondere: “eccomi” C’è stato che lo ha gridato, c'è chi lo ha sussurrato, ma nessuno si è impappinato. L'emozione è stata grande. Via via si sono inginocchiati, come i cavalieri medievali, affidandosi al santo che avevano scelto, promettono, sotto lo sguardo di Don Matteo, di essergli fedeli. Contestualmente hanno ricevuto lo scapolare. Dopo la Messa finalmente il momento della foto di gruppo atteso per tutta la giornata.

E a lei cosa è rimasto di quel momento?

Io sono stata colpita più che dai ragazzi, (questa esperienza la faccio con loro ormai ogni anno) dalla presenza e dalla commozione dei genitori. Molti sapevano quanto sarebbe accaduto perché l’avevano avuto raccontato dai figli, ma nessuno aveva mai preso parte direttamente al rito.

E cosa dicevano?

Erano più commossi dei figli stessi. Un’altra mamma mi ha scritto: “Una delle cose che ricorderò sempre e che mi ha emozionata e commossa è stata la promessa di mio figlio che tra l'altro non aveva mai fatto. E poi tutti siamo stati consacrati alla Madonna del Carmelo: era un disegno voluto da Dio che ci ha fatto capire che senza l'amore di Cristo non avrai mai una vita ricca di vere soddisfazioni; potrai anche essere l'uomo più ricco del mondo, ma senza Dio nel cuore resterai vuoto per sempre”.

C’è ancora qualche altro ricordo?

Un’altra mamma che veniva per la prima volta, sul pullman mi ha detto che non avendo assistito alle precedenti “Promesse” quella a cui aveva appena partecipato era stata carica di commozione ed emozione, “non solo nel guardare mio figlio, ma anche per noi genitori che, inaspettatamente, alla fine della funzione siamo stati chiamati a ricevere lo scapolare della Madonna del Carmelo”.

Ma i protagonisti erano i ragazzi. Parliamo di loro. Cosa hanno detto?

Avremmo dovuto registrare quanto hanno detto sul pullman prima di lasciare Roma. Tutti avevano qualcosa di bello da raccontare, ma neppure i genitori si sono tirati indietro.

E allora torniamo alle lettere. 

Eccone un’altra. “Un altro mio momento preferito è stato quando io, per la prima volta ho fatto la promessa e ho ricevuto lo scapolare che mi tengo sempre addosso perché è un segno di protezione da parte della Madonna e di Gesù e mi fa sentire più confortata; ma so anche che non basta avere questo per essere migliori, io mi devo impegnare con le mie buone azioni e con il mio comportamento.”

E dell’incontro col Papa che ricordo hanno portato?

Leggo un pensiero che mi ha scritto un’altra ragazza. “Del discorso del Papa mi ha colpito molto una frase ‘L'amore non sono parole, ma opere” Per questo voglio esprimere un solo concetto: se io venendo ai cavalieri sono felice, mi diverto, voglio bene e mi sento voluta bene da chi condivide con me questa compagnia, perché io dovrei tenerla solo per me questa felicità? Io dopo questo pellegrinaggio vorrei saper coinvolgere anche i miei compagni per esempio, e credo che dopo questo viaggio lo farò. Ma c’è da aggiungere una cosa.

Che cosa?

Al termine dell’udienza il Papa, ha ricevuto alcuni dei partecipanti, otto in tutto, insieme a don Marcello. Tra questi anche una ragazza siciliana di Catania Raima Sarke, che da induista quale era, da quando ha conosciuto i cavalieri, ha desiderato ricevere il battesimo. Tutti gli altri ci siamo immersi nel fiume di gente in cammino per varcare la Porta Santa. Anch’io, come gli altri, mi sono inginocchiata e alzando gli occhi mi sono accorta che ero davanti alla Pietà di Michelangelo che nella sua bianca maestosità sembrava indicarmi il gesto d'amore di Gesù nella mia vita.

Ma tutte queste lettere e questi racconti danno l’idea di un viaggio tutto spirituale.

Non esageriamo. Certo è stato un pellegrinaggio, ma fatto di persone normali, che hanno saputo trascorre bene insieme tante ore, compreso gli imprevisti.

Per esempio?

Per esempio il giro turistico di Roma che non era in programma. Per alcuni era il primo viaggio a Roma: qualcuno lo ha chiesto timidamente, l’autista si è reso disponibile inaspettatamente, un papà si è improvvisato “cicerone per un’ora”, grazie alle sue competenze storiche. In poco tempo abbiamo visto e compreso che dietro le pietre, i monumenti, le opere d’arte c’è una storia di uomini, soprattutto cristiani, che hanno costruito una città tra le più belle del mondo. Seppur velocemente abbiamo visto San Giovanni in Laterano, il Quirinale, l’Altare della Patria, il Colosseo, la Colonna Traiana, i Fori Imperiali, luoghi che a distanza di duemila anni ci parlano della presenza degli Apostoli e dei loro successori.

Torniamo da dove siamo partiti, dalla stanchezza. Che fine ha fatto?

C’è stata ed è stata molta. Ho temuto per quei genitori che avrebbero valuto andare in aereo, ma erano con noi sul pullman. Ma proprio loro sono stati tra i più convinti e contenti. Molto non avevano mai fatto un viaggio così lungo con i loro figli e soprattutto in pullman e in compagnia di gente in gran parte sconosciuta. Leggo quest’ultima lettera in proposito, rivolta esplicitamente a me: “Cara Letizia avrei voluto tanto partire in aereo, ma capivo che tu, che sai il fatto tuo, sapevi che non sarebbe stata la stessa cosa. Siccome mi fido di te e ho molto rispetto del "lavoro" che fai per i ragazzi mi sono affidata alla tua volontà e ora che sono tornata capisco assolutamente quanto ho fatto bene a seguirti in questa, chiamiamola così, pazzia. Quante pazzie si fanno per amore? E sono quelle che più si ricordano come le più speciali, perché hanno un sapore diverso. Se ci riflettiamo in generale moltissime cose che hanno un valore importantissimo per noi passano prima da una sofferenza fisica proprio per farcele apprezzare di più e per sentirle più preziose. Come Gesù ci insegna le sofferenze vengono ripagate in un modo che noi all'inizio non possiamo nemmeno immaginare. E per me il viaggio lunghissimo dell'andata è stata una sofferenza, perché soffro il mal d'auto e non sopporto gli spazi stretti; insomma, una tragedia! Però solo dal punto di vista fisico, perché dello spirito è stato bellissimo e piacevole: cantare insieme, pregare, parlare adulti e giovani per conoscersi meglio. Abbiamo condiviso gioie e dolori e questo fatto per ore e ore ti permette di entrare in contatto di più con persone che prima del viaggio magari non distinguevi e che invece adesso chiami per nome e saluti con un bacio sulla guancia.

Vorremmo proseguire con i racconti, magari in diretta dagli stessi protagonisti ma il tempo è volato via. C’è da preparare la Pasqua “per fare memoria a Palermo e tra quanti non son potuti venire, di quanto è accaduto a Roma”, dice Letizia. E ci rimanda al prossimo appuntamento.

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