“La Misericordia è un gesto per sua natura sociale. Anche per questo abbiamo attraversato le vie di Palermo”. Così commenta Padre Eraldo Cacchione S.J. il Giubileo dell’Istituto Gonzaga

 

Si è svolto venerdì 8 aprile 2016 il Giubileo dell’istituto Gonzaga di Palermo. Circa mille persone tra studenti, docenti, personale non docente e famiglie si sono recate a piedi da Via Piersanti Mattarella alla Cattedrale e poi sono rientrate in istituto. Un gesto all’apparenza molto scontato, molto simile a quello compiuto da altri istituti cattolici o dalle parrocchie, che ha avuto però anche una rilevanza sociale e civile. Ne abbiamo parlato con Padre Eraldo Cacchione, il Preside del liceo e delle Medie dell’istituto Gonzaga.

 

Padre Eraldo, innanzitutto perché questo gesto?

Questo Giubileo, nella forma particolare in cui l’abbiamo fatto, è nato da due esigenze ed esperienze che si sono perfettamente integrate. Il Giubileo che tutte le scuole della Compagnia di Gesù in Italia avevano convenuto di svolgere nel mese di marzo in tutte le città d’Italia.

Già, ma voi l’avete fatto ad aprile.

Perché in quel giorno del mese di marzo a Palermo pioveva a dirotto. Da qui la necessità di spostarlo all’8 di aprile.

E l’altro motivo?

Partecipare alle iniziative per il Giubileo predisposte dalla nostra Diocesi per tutte le scuole cattoliche.

Come avete fatto ad essere un migliaio?

Abbiamo messo insieme tutti i segmenti della nostra scuola che vanno da quella dell’infanzia fino al liceo in modo da compiere un gesto unitario Abbiamo anche provveduto a noleggiare un pullman per i più piccoli e i malati, mentre tutti gli altri siamo andati a piedi.

E in dettaglio come si è svolto il gesto?

Nei giorni precedenti in tutte le classi abbiamo spiegato cos’è il Giubileo, sia dal punto di vista storico siaa quello religioso. Il venerdì 8 abbiamo fatto un momento di preghiera alla partenza e quindi le preghiere specifiche, previste dalle Diocesi, all’ingresso in cattedrale.

Ma tutto ciò ha provocato un certo disagio alla città e ai suoi abitanti. Non potevate evitarlo, magari andando tutti in pullman?

Innanzitutto abbiamo comunicato i dettagli dell’iniziativa a Vigili Urbani e Questura, come si fa sia per le processioni che per i cortei, dopo aver scelto un percorso che fosse agevole e desse poco intralcio al traffico. La scelta di farlo per le strade della città deriva dalla natura stessa del gesto: il pellegrinaggio in quanto tale consta di un certo cammino, magari accompagnato da un po’ di sacrificio, che deve prevedere la conclusione con l’ingresso per la Porta Santa della Cattedrale e dalle preghiere per avere l’Indulgenza. A ciò va aggiunta la tradizione e il significato che il pellegrinaggio ha nella storia della Compagnia di Gesù.

Cioè?

Nella tradizione della Compagnia di Gesù il pellegrinaggio nasce possiamo dire dalla stessa storia personale del suo fondatore. Non a caso sant’Ignazio si definiva un “pellegrino". Proprio il percorso vocazionale della sua vita è contraddistinto da una serie di tappe, molto simili alla logica del pellegrinaggio. E’ partito da Loyola, si è fermato suo malgrado a Manresa e poi è giunto a Roma. Inoltre Sant’Ignazio fece un pellegrinaggio a Gerusalemme che si rivelò un’esperienza fondamentale per la verifica della sua vocazione e per la nascita della Compagnia di Gesù. Ma i motivi non finiscono qui?

E cosa c’è ancora?

Non dimentichiamo che i novizi della Compagnia di Gesù ancora oggi vengono mandati per un mese a mendicare prima di fare i primi voti. Il pellegrinaggio è quindi un caposaldo nella nostra formazione di Gesuiti ed è per questo che quando possiamo lo proponiamo con molta gioia, per esempio, anche nel corso dell’estate in vari itinerari in Europa, come la Via Francigena, o ancora in Terra Santa.

Ma rimane la domanda: perché per le vie della città, se è un fatto che si svolge dento le mura della chiesa Cattedrale?

Noi eravamo quel giorno nelle strade della nostra città un pezzo della Chiesa palermitana che si muoveva verso la Cattedrale per esprimere anche il senso di una presenza, che non può essere rinchiusa nelle mura di un edificio sacro. La Chiesa ha una rilevanza sociale per tanti aspetti, primo tra tutti la solidarietà e la carità che esprime verso i poveri. Ma non è solo quello da tenere in considerazione. La Chiesa è un corpo unico che si esprime secondo varie funzioni, alcune delle quali anche con una rilevanza pubblica e immediatamente visibile e concreta.

Come si possono definire allora quei giovani in cammino verso la cattedrale? Una processione? Un corteo? O cos’altro?

Nell’uno né l’atro. Richiamavano piuttosto l’immagine di un popolo in cammino, certo non quello disordinato di un corteo rivendicazionistico. Posso dire che questo è stato immediatamente percepito da quanti abbiamo incrociato lungo il percorso. E’ stata la testimonianza di un modo diverso di vivere la città e di utilizzare, nell’occasione le strade, esprimendo la presenza nel pieno rispetto delle regole della convivenza civile, secondo lo spirito della Lettera a Diogneto.

E cosa c’entra questa Lettera?

In questo testo, di autore ignoto, della seconda metà del II secolo, si spiega in sintesi, ma anche con molti esempi, come i cristiani, cito testualmente: “Dimorano nella terra, ma hanno la loro cittadinanza in cielo”.

E questo che c’entra col pellegrinaggio attraverso le vie di Palermo?

C’entra perché è un modo per esprimere in modo pubblico e concreto quanto nella stessa lettera è detto su altri aspetti della convivenza.

Quali?

Lì dove si dice ad esempio che i cristiani non sono “da distinguere dagli altri uomini”; che “non abitano città proprie, né conducono un genere di vita speciale”. E poi in particolare sulla città si dice: “Vivendo in città greche o barbare … e adeguandosi ai costumi del luogo nel vestito, nel cibo e nel resto, testimoniano un metodo di vita mirabile e indubbiamente paradossale”. E poi ancora: “Vivono nella loro patria, ma come forestieri, partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri. Ogni patria straniera è patria loro, e ogni patria e straniera”.

E allora, in sintesi, che tipo di pellegrinaggio era?

Era un pellegrinaggio fatto in una dimensione orante.

E che vuol dire?

Mentre alcuni in testa guidavano la preghiera, anche con i canti, gli altri utilizzavano il tempo per una conversazione spirituale. Questo aspetto è fondamentale nella spiritualità dei Gesuiti. Il percorso è stato dunque una occasione non per gridare slogan, ma per fare molte conversazioni; è stata cioè una occasione per “conoscersi” al di là del normale contesto scolastico.

Quale era il clima tra i partecipanti nella circostanza?

Totalmente diverso da quello delle gite scolastiche, anche quelle che hanno finalità culturali. Un clima diverso e condiviso dai partecipanti. C’è stato molto ordine senza alcuna distrazione tipica da gita, come l’acquisto di gelati o patatine o l’ammirazione per le vetrine o per i passanti, ecc.

Ma è sempre stato un gesto in qualche modo “imposto”, visto che si tratta di una scuola cattolica. O no?

No, perché si è svolto solo in orario scolastico, dopo due ore iniziali di lezioni. E chiunque avrebbe potuto non venire quel giorno, visto tra l’altro che era venerdì, cioè fine settimana.

E in Cattedrale cosa avete fatto?

Anche in Cattedrale c’è stata molta attenzione e partecipazione sia al rito che alle preghiere. Vista la brevità, non c’è stato il tempo per la celebrazione della Santa Messa. Prima di entrare abbiamo spiegato il senso del passaggio per la Porta Santa. E’ stata un’occasione anche per confessarsi: tanti studenti lo hanno chiesto.

E alla fine dopo lo “sciogliete le righe”?

Non c’è stato alcun “sciogliete le righe” perché il gesto era costituito da un andare e da un tornare, come in ogni pellegrinaggio. E il ritorno è stato occasione per ripensare al gesto, al suo significato magari raccontandosi l’un l’altro quanto era successo a ciascuno.

Papa Francesco ha parlato più volte di una rilevanza sociale della Misericordia. Questo si lega a ciò che avete fatto?

Senz’altro: la Misericordia è un gesto per sua natura “sociale”, in quanto cuore della relazione di amore tra gli uomini, inserita nell’amore misericordioso di Dio: parafrasando il detto giuridico ubi societas ibi ius, potremmo dire ubi societas ibi misericordia.

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