Contemporaneità e tradizione nella nuova chiesa di Trapani. Conversazione con l’architetto Benedetta Fontana

Sarà dedicata oggi alle ore 19:00, nel centenario dell’ultima apparizione della Madonna a Fatima, dal Vescovo di Trapani Mons. Pietro Maria Fragnelli la nuova chiesa Nostra Signora di Fatima alla Santa Vergine Maria.

La chiesa ed il complesso parrocchiale si sviluppano su un’area tra via Madonna di Fatima e via Marsala nel comune di Erice Casa-Santa, completando un isolato urbano che era rimasto incompleto da circa 50 anni, in attesa della costruzione della nuova chiesa.

Il progetto è dell’arch. Benedetta Fontana, dello studio associato ICARO PROGETTI e la realizzazione è dell’impresa COSAPI & C snc di Trapani.

Abbiamo chiesto all’architetto Fontana di illustrare i tratti salienti dell’opera.

Quali sono i dati numerici più significativi del complesso parrocchiale?

Il complesso parrocchiale si sviluppa su un’area di 7.300 mq. L’intero intervento edilizio è di circa 1.900 mq e solo la chiesa è di 750 mq per circa 500 posti a sedere. Vi sono locali parrocchiali per una comunità di 10.000 persone. Infatti sono state realizzate, come previsto dai parametri della Conferenza Episcopale Italiana quindici aule, un salone di circa 300 mq e una casa canonica. La chiesa è uno spazio molto articolato con una struttura con 26 metri di luce libera gettata in opera. Tutto questo è stato possibile grazie anche alle conoscenze scientifiche e tecniche dell'ing. Michele Fabio Granata, dello studio associato ICARO PROGETTI che mi ha affiancata come strutturista in questo lavoro.

Quanto tempo è occorso?

I lavori sono durati 3 anni e vi hanno lavorato tantissime maestranze, tutte della zona, così come i materiali utilizzati provenivano tutte da aziende locali, diventando così opportunità di lavoro per le persone del luogo e di sviluppo per le aziende del territorio.

In quale contesto urbano si colloca?

Il nuovo complesso parrocchiale è stato realizzato nel quartiere Trentapiedi, in una zona dell’agglomerato urbano di Trapani e di Erice in cui i due comuni quasi si fondono e si compenetrano, Il quartiere si sviluppa a partire dagli anni ’50 con case modeste, in muratura, a due o tre piani, in mancanza di una seria programmazione urbanistica. Fulcro di questo abitato è stato per decenni un convento di frati Cappuccini, limitrofo al Cimitero comunale, che è divenuto anche il cuore della parrocchia dedicata a Maria, con il titolo di Nostra Signora di Fatima. Per decenni i frati hanno mantenuto viva la parrocchia offrendo come spazio per la celebrazione liturgica il proprio saloncino-cappella, interno al Convento. Negli anni però i fedeli del quartiere sono cresciuti di numero raggiungendo quasi le diecimila persone. Per cinquanta anni la comunità parrocchiale e l'intero quartiere hanno atteso la costruzione di una chiesa più grande e confacente alle esigenze della comunità.

In dettaglio quali edifici sono stati realizzati e per quali finalità?

Il nuovo complesso parrocchiale si dispone nell’area di progetto con una forma in pianta ad “L”, in posizione diagonalmente opposta a quella dell’ex convento dei frati cappuccini, creando così uno spazio interno, una corte aperta verso l'esterno. La nuova chiesa è la “testa” dell’intervento e nel corpo che costituisce il lato più lungo della “L” sono gli uffici parrocchiali, le aule per il catechismo, il salone parrocchiale e la casa canonica. Questi cinque edifici sono funzionalmente autonomi, con accessi indipendenti e volumetrie indipendenti e ben riconoscibili. A dare unità all’intero sistema è una copertura porticata che lega la sacrestia al corpo delle aule e ancora quest’ultimo al salone parrocchiale.

Secondo quali criteri è stata progettata la chiesa?

La scelta architettonica della chiesa, e di tutto il complesso parrocchiale, è stata quella di proporre un linguaggio contemporaneo, ma di ricercare un rapporto formale identitario con la storia e l’architettura del luogo. Questo è stato indagato attraverso la ricerca di una riconoscibilità formale e volumetrica dell’edificio sacro con richiami molto evidenti all’architettura delle chiese del territorio come il duomo di Erice o la chiesa di Sant’Agostino a Trapani, nonché a tutta la tradizione dell’architettura romanica e normanna in Sicilia. L’edificio inoltre raccoglie tutta la tradizione simbolica della Chiesa, rivisitandola attraverso un linguaggio contemporaneo. Una forte caratterizzazione liturgica all’identità formale dell’edificio, attraverso il posizionamento della chiesa secondo l’asse di orientamento est-ovest, con l’abside ed il presbiterio ad est.

Ci descrive brevemente la chiesa?

La pianta della chiesa è generata dalla rotazione di due quadrati di 26 metri di lato. I due quadrati sono ruotati uno nella direzione est-ovest, che è quella dell’asse liturgico e l’altro nella direzione dell’asse viario principale esistente di via Madonna di Fatima. Dalle rotazioni di questi due quadrati nascono alcuni ambiti per i luoghi liturgici e si caratterizza anche un movimento volumetrico segnato in altezza dal fatto che la pianta centrale del quadrato potesse trasformarsi, elevandosi, in una forma a croce greca. I volumi formati dal gioco di rotazione dei due quadrati sono anche leggibili dall’esterno attraverso il diverso trattamento delle superfici di prospetto, in parte in pietra locale grigia grezza a vista ed in parte con intonaco bianco.

E l’accesso alla Chiesa?

La chiesa presenta tre accessi; quello principale è sulla facciata occidentale, dotato di un alto portale strombato. Il percorso liturgico ha il suo fulcro e il suo fine nell’altare, posto sul presbiterio entro l’abside, ad Oriente; esso ci ricorda che l’Oriente è Cristo. Lo spazio architettonico è organizzato in una ampia abside semi-cilindrica scandita da tre finestre. L’abside penetra dentro la chiesa ed è visibile chiaramente da fuori attraverso un taglio nel volume, che ne segue la geometria.

Ci sono altri spazi particolarmente significativi?

Sì, naturalmente, uno dei luoghi più caratterizzanti per esempio è quello del campanile che si eleva come una torre al di sopra del tetto della navata, a circa 16 m di altezza. Esso si trova nell’angolo sud-occidentale della pianta della chiesa, ben visibile dalla strada via Madonna di Fatima come per richiamare visivamente la presenza della chiesa e dialogare con gli altri edifici della città. Al suo interno, nella parte sottostante, è posto il battistero. Un altro luogo particolare è quello dedicato all’amministrazione del sacramento della Penitenza e della Riconciliazione, che si trova all’inizio della navata, sulla parete nord. All’interno del confessionale, gli arredi proposti hanno una linea di design contemporanea progettata da me appositamente per il luogo.

Con quali finanziamenti è stata realizzata?

L'opera è costata oltre 3 milioni di euro ed è stata realizzata grazie al contributo erogato dalla Conferenza Episcopale Italiana tramite l’8xmille alla Chiesa Cattolica e con il generoso contributo dei fedeli, soprattutto per quanto riguarda la sistemazione esterna, gli arredi, i corpi illuminanti della chiesa, ovvero per tutte le opere che non rientravano nel contributo.

Che tipo di servizio potrà offrire al quartiere, oltre quello squisitamente liturgico?

La costruzione del nuovo complesso parrocchiale è stata l’opportunità di riqualificazione dell’area di progetto, ma soprattutto del tessuto urbano circostante. Il complesso parrocchiale, infatti, si dispone nell’area in rapporto con il tessuto preesistente ed in stretta relazione con esso, generando uno spazio interno, una corte, una piazza che funge da sagrato. La permeabilità della corte attraverso diversi passaggi pedonali rendono il sagrato un vero e proprio spazio urbano, un luogo di incontro, di sosta, di gioco, di conversazione, di dialogo, di integrazione. Il quartiere vive già la presenza del centro parrocchiale come forte elemento di identità comunitaria, di rigenerazione e di miglioramento urbano.

La progettazione ha una vicenda un po’ particolare che la riguarda personalmente. Ce la può raccontare?

Mi sono iscritta in architettura perché il mio sogno era quello di occuparmi di architettura sacra e quando ho chiesto la tesi di laurea mi sono ritrovata ad occuparmi della progettazione di una chiesa proprio in questo luogo, nella mia città, ma allora era solo una remota possibilità che si potesse realizzare realmente. Appena mi sono laureata ho subito frequentato il Master in Architettura, Arti Sacre e Liturgia presso l’Università Europea, Pontificio Ateneo Regina Apostolorum di Roma. Questo mi ha permesso di crescere nella mia formazione ed approfondire molti aspetti riguardanti la liturgia che mi interessavano. Ma la sorpresa più grande è stata quando mi è stato chiesto di occuparmi realmente del progetto; c’era la possibilità che, il tema della chiesa che avevo già affrontato, si sarebbe potuto realizzare concretamente, in quanto vi era la possibilità di chiedere i finanziamenti della CEI per una nuova costruzione. Abbiamo quindi cominciato un lungo cammino con un nuovo progetto, insieme alla Parrocchia e alla Diocesi, finché si sono superate le difficoltà iniziali, riguardanti la deroga di un vincolo. Poi l’iter è proceduto fluidamente e dalla posa della prima pietra, avvenuta il 13 maggio 2014 sono passati solo tre anni e tutto il complesso parrocchiale è ormai completato.

Nella foto: prospetto principale della nuova Chiesa Nostra Signora di Fatima a Trapani.

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