Andrea Camilleri e la storia di una promessa

 

C’è tutto Andrea Camilleri nel programma che Rai Uno gli ha dedicato sabato 6 settembre, cioè nel giorno del suo 89esimo compleanno. Teresa Mannino ne ha raccontato la vita intensa attraverso un coerente discorso fatto di parole e immagini lungo le esperienze dello scrittore di Porto Empedocle. Il docufilm “Andrea Camilleri: un maestro senza regole” è stato un modo per conoscerne meglio la storia umana e letteraria. Ed è stata anche un’occasione per vedere da vicino alcuni angoli speciali della sua Sicilia, quella bella porzione dell’isola al centro del Mediterraneo che si immagina pensando a “Vigàta” e di cui si scoprono indicazioni e tracce nei luoghi dell’agrigentino particolarmente cari al creatore del commissario Montalbano.

La Scala dei Turchi e lo “scruscio” del mare sono tra le bellezze ed emozioni della sua terra che maggiormente gli mancano a Roma, dove Camilleri vive e lavora continuando la sua opera di scrittore dopo anni trascorsi tra impegni di sceneggiature e regie. E questo richiamo di ricordi che conduce la memoria alle proprie radici non è soltanto premessa per comprendere personaggi e trame dei romanzi camilleriani. La Sicilia è realtà complessa dove coesistono situazioni e contesti belli e brutti, come del resto accade a ogni latitudine. Lo ha precisato lui stesso per ricordare che siciliani sono anche Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Pio La Torre e tutti coloro i quali ne hanno combattuto il lato peggiore. Alla fine di ogni indagine del commissario Montalbano non manca mai la soluzione del caso, in fondo perché l’attesa di un domani migliore è parte dell’umano e ne indica l’ideale della giustizia.

Nei romanzi di Camilleri la Sicilia è presente come fonte e forma di ispirazione, come ambientazione e quinta scenica di paradossi e storie. La sua antica passione per il teatro negli anni matura e diventa elemento fondamentale della sua struttura discorsiva. E nel corso della conversazione con Teresa Mannino è stato ricordato il suo incontro da bambino con Luigi Pirandello, che gli è parente e che un giorno si reca a casa Camilleri per salutare nonna Carolina. La Sicilia e il teatro sono due componenti essenziali della sua scrittura. Sulle nostre pagine se ne colgono il fascino e le suggestioni negli articoli di Claudia Magistro, architetto paesaggista che in cucina trasfonde e rilegge trame antiche e nuove della sicilianità (qui il suo racconto dell’incontro di Camilleri con la stampa il 6 giugno 2014 a Palermo, quando a distanza di oltre dieci anni torna in Sicilia per partecipare a un evento pubblico e prende parte al festival “Una Marina di Libri”). Al consolidamento del rapporto di Camilleri con la sua terra contribuiscono senz’altro in modo significativo l’amicizia con Elvira Sellerio e il rapporto fecondo con la casa editrice che ne reca il nome e pubblica le opere fin dagli anni Ottanta.

La scrittura di Camilleri nasce da una promessa al padre, nel senso di averne accolto l’invito a proseguire e sviluppare l’impostazione narrativa intessuta di intrecci linguistici e lessicali in cui con originalità sono uniti l’italiano e il siciliano. L’episodio familiare del consiglio paterno è noto, si riferisce al suo primo romanzo Il corso delle cose e si delinea durante un frangente che tiene insieme le vite e gli affetti del padre e del figlio. Lo abbiamo ascoltato dalla sua voce anche durante il dialogo con Teresa Mannino, scorgendo ancora una volta i tratti di un’umanità vera e commossa. Allo scrittore di Porto Empedocle il grande successo arriva tardi e non ne muta il giudizio sul valore di persone e cose. Lo confermano le trame di romanzi pensati e composti intorno a un commissario che indaga e va in cerca di giustizia. Ed è possibile, allora, che parole e storie di libri e sceneggiati siano compagne nell’avventura della vita verso un domani migliore.

 

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