La storia attende una festa: riti della Settimana Santa in Sicilia

 

Non è facile dirselo. E, ancor prima, non è semplice o scontato ricordarsi di quella che a tutti gli effetti è una condizione originale dell’esistenza. Le vicende di questo tempo non lasciano spazio ad allegrie banali o immotivate. Sono troppe, infatti, le questioni che gravano sulle storie singolari e plurali di persone e popoli, caricandole di dubbi sul futuro che pesano come macigni sul loro cammino e rendono scure le aspettative di progresso e benessere. Ma c’è un punto che non può essere messo da parte senza che ne venga a mutare la condizione stessa dell’umano.

Nella vita di ognuno resta sempre l’attesa di una festa, cioè di un giorno così pieno e intenso di felicità da confinare nell’angolo le tristezze del passato. Le angustie che ostacolano il desiderio del compimento non avranno l’ultima parola. Questa è la promessa naturale e ideale. E la Pasqua è la ricorrenza che ne rinnova e comunica il valore nell’oggi della storia attraverso dinamiche di fede e ragione incrociate là dove urge l’attesa del cuore e palpita l’aspirazione a vedere con i propri occhi e senza veli la bellezza cercata lungo i giorni.

I riti della Settimana Santa in Sicilia restituiscono questa speranza e la rendono vicina e suggestiva come percezione di fatti e momenti. In effetti, vi è parte decisiva la tensione del popolo a documentare le devozioni e tradizioni tratte dalla memoria dei secoli, rappresentandole con una voce sola e parlando all’unisono pur raffigurando diverse figure e scene. 

Ci sono luoghi, in Sicilia come altrove, che documentano e specificano la fede della gente portandone avanti i caratteri e segni di un’identità declinata con il proprio accento nell’orizzonte comune del cristianesimo. In questo senso hanno raggiunto notorietà ampia i riti e le rappresentazioni che della Passione si fanno a San Fratello, Prizzi, Enna, Caltanissetta e Trapani. A Scicli la Pasqua diventa festa dell’Uomo vivo. Ed è con un inno alla gioia che, appunto, il cantautore Vinicio Capossela l’ha resa in musica con una canzone in cui si coglie l’esultanza di tutta una comunità che si ritrova insieme a far festa. “Il Gioia” è Cristo risorto e la «gioia» di cui si canta non ha limiti e barriere: «fino a che veda che bellezza è la vita e mai dovrebbe finir». Giorni e riti della Settimana Santa sono anche in Sicilia la storia della promessa di una festa attesa da tutti.

 

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