3 settembre 1982: il dolore, la memoria, la speranza

 


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(3 settembre 2016) - Riproponiamo l'editoriale pubblicato per ricordare l'anniversario della strage di via Carini a Palermo del 3 settembre 1982.

 

 

Sono trascorsi trent’anni da un evento che nel tempo ha lasciato impresso il segno di un dolore intrecciato con la memoria e la speranza. La sera del 3 settembre 1982, alle 21.15, a Palermo si consuma la strage di via Carini in cui per mano mafiosa le vite di Carlo Alberto dalla Chiesa, Emanuela Setti Carraro e Domenico Russo sono strappate con violenza brutale dal percorso del loro destino terreno.

La cronaca dei fatti è stata raccontata, dibattuta, approfondita sui diversi piani editoriali, processuali, cinematografici. La conoscenza della storia procede per revisioni e approssimazioni finalizzate alla scoperta di tutta la verità implicata nelle vicende umane. E ciò, naturalmente, vale anche per le molte questioni che si aggrumano intorno a questa strage. Quel periodo rimarrà tra gli annali della linea del tempo per il clima di efferatezza che lo ha caratterizzato.

Cento giorni a Palermo, il film di Giuseppe Ferrara, tratteggia arrivo e permanenza del generale che in questa città torna da prefetto dopo decenni di una carriera improntata sempre al servizio dello Stato e per onorare le leggi e istituzioni repubblicane. La memoria di persone e cose corrisponde alla possibilità di rinnovare i ricordi rendendoli tangibili nel presente con il loro patrimonio di insegnamenti e umanità. A distanza di tanti anni, infatti, le interviste al generale caduto a Palermo restituiscono la tempra forte e cristallina di un uomo che ha vissuto nell’esperienza quotidiana i valori del bene comune e della giustizia.

Il vincitore di tante battaglie nella storia dell’Italia repubblicana non ha perso quella di Palermo. Ce lo testimoniano molte novità, tra le quali una assume un rilievo significativo. Oggi anche la figlia Rita è a Palermo: è la prima volta che accade dopo le precedenti ventinove annuali commemorazioni. È un gesto che costruisce una nuova storia. Dalla recente intervista al “Corriere della Sera” abbiamo conosciuto il suo desiderio di tornare a Palermo per viverci. È una parola concreta di speranza che abbiamo ascoltato insieme ad altre da lei dette per esprimere considerazioni positive sui cambiamenti intercorsi nel tempo e nelle generazioni che avanzano. Le dobbiamo la gratitudine e la cordialità che nascono dal cuore di persone libere, perché ci rendono con chiarezza trasparente e reale il profilo umano della speranza che attraversa il dolore. Oggi si sono resi ancora più forti i legami tra le storie di una famiglia e di una città accomunate nel segno del bene.

All’indomani del 3 settembre 1982 sul luogo dell’eccidio, in via Isidoro Carini, comparve una scritta rimasta poi nota a tutti: “Qui è morta la speranza dei palermitani onesti”. Dopo trent’anni ritroviamo, nello stesso luogo, la memoria di uomini giusti che hanno guardato dritto in faccia il proprio destino per il bene dei figli, per offrirgli in dono la speranza di giorni migliori nei quali vivere da creature libere e all’altezza dell’ideale.

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