Il voto in Sicilia tra luoghi comuni e questioni aperte


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«Sicily Present» è una testata online che nasce per divulgare notizie e approfondimenti riguardanti l'attualità, la cultura e la società siciliana. Non si vuole descrivere il suo vasto patrimonio culturale, paesaggistico e storico in modo meramente estetico e/o esclusivamente narrativo. Questo giornale intende raccontare l'esperienza quotidiana delle persone e le opere da loro realizzate per rinnovare le forme del bene comune e della bellezza nella vita di questa terra. Ecco perché «Sicily Present» si forma intorno all'idea che ne è motto e sottotitolo: «People and Experiences for the Common Good». I contenuti di questa ricerca sono raccontati nelle news e nelle rubriche; l'editoriale ne offre un profilo d'insieme e propone tracce per riflettere su circostanze ed eventi posti nello spazio dinamico dell'attualità e della società.  – Sicily Present

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mb(3 novembre 2012) – La settimana che volge al termine è stata segnata, in Sicilia, dalle Elezioni Regionali. Il 28 ottobre i siciliani si sono recati presso i seggi elettorali per manifestare la propria volontà politica. Questa è la metodologia della democrazia parlamentare e rappresentativa: al compimento della maggiore età i cittadini esercitano il «diritto» e assumono il «dovere civico» di concorrere alla scelta di coloro che governeranno scrivendo le leggi e guidando l’esecutivo. Accade così grazie a una lunga storia fatta di battaglie per la libertà e l’uguaglianza. Nella Costituzione Repubblicana è l’articolo 48 che ne fissa il valore nell’ambito del Titolo IV “Rapporti Politici”; non è vano ricordare che, in Italia, le donne votano dal 2 giugno 1946, cioè dal giorno in cui gli italiani sono stati chiamati a eleggere l’Assemblea Costituente e a scegliere la forma di stato tra monarchia e repubblica. Ecco perché occorre comprendere premessa e responsabilità dell’elevatissima astensione dal voto siciliano del 53 % degli aventi diritto.

Il risultato elettorale è noto: Rosario Crocetta è stato il più votato tra i candidati alla presidenza e si insedierà a Palazzo d’Orleans; l’Assemblea Regionale Siciliana è stata rinnovata in maniera consistente e a Palazzo dei Normanni faranno il loro ingresso molti volti nuovi tra i quali i 15 eletti del Movimento Cinque Stelle che è risultata la compagine più votata. I precedenti equilibri sono in gran parte caduti e una prorompente dinamicità caratterizza l’attuale scenario politico. Che cosa c’è, dunque, all’orizzonte della politica e della società siciliana? Nel titolo dell’editoriale compaiono due espressioni: “luoghi comuni” e “questioni aperte”. Eccone le ragioni.

Le frasi che ricorrono più frequentemente in questo periodo per caratterizzare la versione contemporanea della “sicilianità” sono tratte da opere e pensieri di due letterati d’eccellenza assoluta: Giuseppe Tomasi di Lampedusa e Leonardo Sciascia. In quest’isola ogni passaggio storico concorre al fatto che tutto cambia perché nulla cambi e ciò determina le condizioni di una sostanziale irredimibilità. Dentro queste affermazioni, qui accostate in sintesi e diventate nel tempo veri e propri luoghi comuni, ci sono complesse questioni storiche e politiche, culturali e geografiche; perfino l’insularità è stata colta come una qualità dello spirito che forgia l’idealtipo siciliano. Alla speranza d’un cambiamento si contrappone il pessimismo d’una sfiducia generalizzata che giunge a legare natura e pensiero, persone e fatti. È l’immagine della Sicilia descritta dal principe di Salina in quell’affresco storico romanzato straordinario che è Il Gattopardo, cioè la terra dove il “fare” è peccato e la vecchia classe dirigente si inserisce nel regno sabaudo con profonde contraddizioni.

Ma il giudizio gattopardesco, estrapolato dal contesto risorgimentale, sovente accompagna le valutazioni sull’attualità politica siciliana, offrendo così spunti per approfondire con senso critico le questioni dell’oggi. L’esteso astensionismo di questa tornata elettorale esprime disagi che non vanno messi da parte. Occorre vederne e comprenderne i motivi, rimarcarne l’importanza rispetto ad altre discussioni riguardanti le contingenti alleanze e strategie di governo. Quanto, quando e come cambieranno le cose della politica siciliana? Naturalmente, non è facile prevederlo; di certo, però, non saranno privi di effetti positivi i comportamenti corretti e la lotta alle molteplici forme di spreco del denaro pubblico.

Il recente voto in Sicilia ci consegna luoghi comuni e questioni aperte. Ancora una volta possiamo comprendere, anche quando trattiamo i temi politici dell’astensionismo e della partecipazione democratica, che la vera posta in gioco è il bene grande della libertà. Ecco perché riprenderemo il discorso spigolando tra le parole di una canzone di Giorgio Gaber: «La libertà non è star sopra un albero, non è neanche un gesto o un invenzione, la libertà non è uno spazio libero. Libertà è partecipazione».

 

 

 

 

 

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