Le riforme d’Italia tra persona e preferenze, politica e partiti


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mb(22 gennaio 2014) – La cronaca recente degli eventi relativi al dibattito politico sulle riforme è ampiamente nota; se ne conoscono dettagli e curiosità di vario genere. Anche i particolari di queste conversazioni sono stati posti sotto i riflettori e documentati con approfondimenti e immagini per specificare orari e durata degli incontri, per chiarire chi era presente e chi era assente, per dare un nome adeguato al progetto di riforma del sistema elettorale. In effetti, man mano che passano i giorni si aggiungono altre notizie che consentono una maggiore conoscenza delle questioni in campo e rendono possibili analisi e conversazioni in ordine a un tema che entra direttamente nella vita di tutti, dal momento che riguarda aspetti decisivi per verificare la qualità democratica di un ordinamento.

La politica, che per fortuna non copre l’orizzonte totale di quanto attiene alla persona e alla sua ricerca di felicità, è comunque una fondamentale dimensione di conoscenza ed esperienza del bene personale e pubblico. E ne è questo, è bene ricordarlo, il parametro di riferimento fin dai tempi nei quali essa assume le caratteristiche di scienza e arte di governo nella Grecia di Socrate, Platone e Aristotele, quando se ne intravedono principi e finalità, contraddizioni e limiti. Quel tempo della storia antica ci ha lasciato in eredità  molti insegnamenti insieme al bagaglio pesante di ideali che definiscono a tutto tondo l’origine e le dinamiche della politica. Basti pensare all’esempio di Socrate, al lavoro fatto per riformare più volte ad Atene le istituzioni della polis e renderle migliori, cioè più democratiche. La parola democrazia conserva un significato che appunto si forma oltre due millenni fa e prende consistenza per consolidare secondo giustizia il patto di fiducia tra le persone singole e corrispondere una base di legittimità al potere. Ed è superfluo precisare che la politica non è appena una scienza astratta, ma è innanzitutto un servizio reso al fine del bene comune. Altrimenti, essa diventa cosa diversa e finisce con il produrre danni, sottraendo intelligenze e risorse alla società, cioè al luogo dove felicità e ricchezza prendono vita, diventano esperienza e crescono grazie alle opere portate avanti giorno dopo giorno.

Nella storia politica dell’Italia repubblicana ci sono state diverse commissioni parlamentari che hanno tentato di rinnovare le istituzioni incidendo sulle prerogative dell’esecutivo; si pensi all’argomento della c.d. “sfiducia costruttiva”, alle modalità con cui mediare e formare la volontà popolare, ai cambiamenti e ragionamenti mai conclusi in ordine al maggioritario o al proporzionale come criterio con cui scegliere la rappresentanza in parlamento. Si tratta di un percorso trentennale che è stato attentamente studiato rispetto alla governabilità e alla partitocrazia come problemi tipici della tradizione politica italiana.

Ebbene, il ricordo di esempi e insegnamenti tratti dal passato prossimo o remoto vale per sempre e non è lettera morta. Sì, perché in questo caso ci dice che la sovranità del popolo raggiunge forme libere e democratiche se nella concretezza dei fatti ogni persona è rispettata e valorizzata nell’insieme di un sistema nel quale non ci sono caste e privilegi di sorta.

Le riforme di cui si discute nel giro stretto di questi giorni mostrano elementi interessanti e meritevoli di essere presi in attenta considerazione, soprattutto per quanto attiene alla semplificazione del bicameralismo e alle misure pensate per superare l’estrema frammentazione del quadro politico. Ma resta ancora incerto, perché non specificato con parole chiare e inequivocabili, il ritorno auspicabile a un sistema elettorale nel quale i cittadini-elettori scelgono e scrivono sulla scheda il nome dei cittadini-candidati verso cui sentono di indirizzare il proprio consenso. Ed è questo un passaggio fondamentale, perché corrisponde al livello della genesi di una democrazia rappresentativa mediata sul piano parlamentare dai partiti i quali, soprattutto negli ultimi tre decenni, hanno radicalmente cambiato fisionomia e relazione con il territorio. Certo, occorre molto altro perché una nazione evolva sul piano dei diritti civili, sociali e politici. A Pierpaolo Donati dobbiamo analisi e definizioni sociologiche precise su quanto attiene al concetto e alle dinamiche inerenti alla “cittadinanza societaria” come parametro della vita personale e pubblica.

Si è soliti ricordare che in Sicilia è esistita, intorno all’anno Mille, un’assemblea di tipo parlamentare. Ed è bene tenerlo a mente, perché questa è parte di un patrimonio storico e politico che riguarda l’umanità nell’interezza e nella complessità del suo percorso durante i secoli. Colto nel lungo periodo della storia, questo momento politico siciliano del passato ci raggiunge nel presente e ci suggerisce che la responsabilità del bene comune appartiene a ogni persona come valore condiviso che resta nel tempo.

 

 

 

 

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