Poesia e Parola: i «Nuovi Salmi»


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Nuovi Salmi, a cura di Giacomo Ribaudo e Giovanni Dino, i Quaderni di CNTN, Palermo 2012


 

 

(17 dicembre 2012) – Venerdì 14 dicembre a Palermo, presso l’Hotel La Torre di Mondello, si è tenuta la presentazione di un nuovo libro, Nuovi Salmi, riscrittura in chiave poetica, da parte di centocinquanta scrittori, di altrettanti Salmi della Bibbia. A contribuire alla realizzazione del libro, diretto e curato dal sacerdote Giacomo Ribaudo (attuale parroco della parrocchia “I Decollati”) e Giovanni Dino, uno degli autori presenti in questa singolare e suggestiva raccolta, “penne” autorevoli nel panorama locale e nazionale, tra cui Nino Aquila, Guglielmo Peralta, Anna Maida Adragna, Vito Mauro, Lucio Zinna, Elio Giunta, Anna Maria Bonfiglio. A dare “peso” e ancor più autorevolezza al volume contribuisce la prefazione di uno dei critici letterari più noti, Giorgio Barberi Squarotti.

A presentare il libro, coordinati dalla regia della giornalista Anna Cane, la professoressa Valeria Trapani, docente di liturgia presso la Facoltà Teologica di Sicilia “S. Giovanni Evangelista”, e presso l'Istituto Superiore di Scienze Religiose di Palermo, e il professore Alfio Inserra.

Bella, affascinante, ma allo stesso tempo impegnativa e laboriosa è stata l’impresa – così l’ha definita Giovanni Dino – di far impegnare centocinquanta scrittori contemporanei a riscrivere, in chiave poetica e personale, salmi loro assegnati, una sfida, scrive Barberi Squarotti nella prefazione, «sublime e ansiosa», perché arduo e grandioso è stato reinterpretare questi salmi «alla luce della nostra concezione della poesia e della responsabilità attuale del sacro, nel nostro tempo tanto contraddittorio e drammatico, come risposta alla durata o della compresenza di bellezza e verità nella tradizione biblica».

Tema del libro? Sbagliato, forse, ricercarne uno, fuori luogo de-limitare la portata del suo significato; ogni autore ha accolto la proposta di padre Ribaudo di riscrivere il salmo assegnatogli, l’ha presa a braccetto, per mano, mosso da Fede, da totale e sconfinata fiducia nel Creatore, cui poter gridare e da cui poter ascoltare il grido di Speranza: conseguenziale ci appare, dunque, come non si possa parlare di un’ unica tematica, perché quella Fede, quella Speranza (che a ragion veduta indichiamo con la lettera maiuscola) hanno aperto e aprono infinite vie da percorrere, spazialmente e soprattutto temporalmente, infinite tematiche, dunque, nell’attesa della Rivelazione, della Parola.

La preghiera, la confessione, che sono dialogo con Dio, diventano porta verso una dimensione altra, più grande e “piena” di quella terrena, perché, grida S. Agostino a Dio: «A Te, Signore, se ai tuoi occhi è svelato l’abisso della conoscenza umana, potrebbe essere occultato qualcosa in me, quand’anche evitassi di confessartelo? Nasconderei te a me, anziché me a te. Tace la voce, grida il cuore, poiché nulla di vero dico agli uomini, se prima tu non l’hai udito da me».

Così fortissime sono le invocazioni al Padre, come quella di Guglielmo Peralta che riscrive il Salmo 120 («Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l'aiuto? Il mio aiuto viene dal Signore: egli ha fatto cielo e terra. Non lascerà vacillare il tuo piede, non si addormenterà il tuo custode […]») che così urla: «Come al tempo degli ultimi re/come a quell’uomo antico/io ho bisogno, Signore, che Tu mi parli. Di più io grido a Te la mia angoscia/per quest’uomo del mio tempo/per tutti i dissennati della terra/disamorati della vita e della pace. […] Come quell’uomo antico, io ho gridato./E Tu, Signore, mi hai risposto//».

Tanti, impossibile racchiuderli in una breve recensione, i versi che meriterebbero una citazione, come quelli di Anna Maria Bonfiglio che ringrazia Dio perché per chi ritorna a Lui, «ha doni di riscatto, misericordia e pace» e «cancella in noi memoria di dolore».

La bellezza delle poesie ascoltate dalla voce di alcuni degli scrittori presenti in sala (come si evince dalle foto che testimoniano alcuni momenti della serata) è corroborata da ciò che, forse, nella preghiera, c’è di più bello, ossia il potersi rivolgere a Dio con il ‘Tu’, come se ci si rivolgesse proprio ad un padre e a Lui ci si rivolgesse in un istante, quello della preghiera appunto, che ha il sapore di eterno. Maestro anche in questo Dante che, come ci fa notare Davide Rondoni, nel canto XV dell’Inferno fa rimare ‘patterna’ ed ‘eterna’, così come al canto XIV del Paradiso mette in analogia rimica ‘amme’ (‘Amen) e ‘mamme’: «il padre e la madre in questi due momenti danteschi si trovano in rime di luce, rime di abisso, piene di ritmo che lega il tempo e il suo desiderio d’eterno».

Il ‘Tu’ rivolto al Padre è desiderio, è scintilla d’imperituro scorrere, è magia d’altezza, è concretezza di una scelta, certezza, nei versi di Mariolina La Monica che «Tu/non lascerai mai giusto alcuno/a vagare tra l’infida tormenta/ad errare tra il martellare della grandine […]», ansia e sete di giustizia, giustizia lontana da quella umana, quella cui ognuno «dovrà rendere conto», come scrive Vito Mauro, ma che porta e dona Speranza e allontana da ogni paura.

Ad esaminare ogni testo, ogni verso, ne verrebbe fuori forse un libro ancor più spesso, un libro grande, si perdoni la metafora forse un po’ banale, quanto quello della vita stessa, un testo in cui forti ed accorati sono le grida di chi lo scrive, lo ha scritto e lo scriverà; grida di gioia, di angoscia, di fame e sazietà, oppressione e liberazione, grida lanciate dal più antico al più recente degli uomini, grida versate al Signore che i suoi servi invocheranno oggi e sempre, per riprendere dei versi di Nino Aquila: e il Signore, Padre con la scintilla d’eterno, tiene in grembo la risposta. 

 


 

LIBRI - Poesia e Parola: "Nuovi Salmi". Le immagini dicumentano alcuni momenti della presentazione del libro Nuovi Salmi, che si è tenuta a Palermo il 14 dicembre 2012.– Sicily Present (ph. glr) 


 

 

 

 

 

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