Accadde in Sicilia nel 1943. 30 maggio: Edda Mussolini contestata a Monreale

 

 

 

ingrassia-accadde-in-sicilia(1° giugno 2013) – Per descrivere lo stato d'animo della Sicilia e dei siciliani sotto la guerra, può essere utile rileggere il memoriale che, sulla situazione dell'Isola, il gerarca siciliano Alfredo Cucco inviò a Roma ai vertici del Partito Nazionale Fascista nell'estate del 1942. Si tratta di una fonte insospettabile, di parte fascista. Commentando gli scadenti risultati dell'ammasso del grano in Sicilia, Cucco lamentava che "le cose sono state organizzate in Sicilia in modo veramente infausto": nessuno, per esempio, aveva raccolto le lagnanze degli agricoltori che denunciavano il ritardo dei concimi. Come se non bastasse, i siciliani erano stati tenuti, dal 15 giugno al 15 agosto, "privi della razione di pasta"; la disoccupazione aumentava; il trasferimento fuori dall'Isola dei funzionari nati in Sicilia aveva offeso e sfiduciato i cittadini siciliani; nessun siciliano era presente nella compagine di governo o nella direzione del partito ormai da anni; le autorità civili dell'Isola provenivano dal settentrione: a Palermo il prefetto era piemontese, il podestà calabrese, il direttore della Cassa di Risparmio veniva dal nord come il direttore dell'Ente di Colonizzazione del Latifondo e il direttore dell'Ente Acquedotti; la squadra di calcio del Palermo, ogni volta che si recava a giocare le sue partite nel nord, subiva il grido "forza Italia" dei tifosi della squadra avversaria.

Cucco chiedeva il rientro dei funzionari siciliani, la valorizzazione dei siciliani, l'aumento della razione del pane e della pasta, l'invio di generi di prima necessità.

Ben presto Cucco sarà chiamato a rappresentare la Sicilia alla vicesegreteria del Pnf, ma la situazione nell'Isola non cambierà; peggiorerà, anzi, in seguito ai bombardamenti del 1943.

È in questo contesto che si inserisce un piccolo fatto apparentemente senza importanza.

È la domenica del 30 maggio 1943 e a Monreale il milite fascista Angelo Cacioppo e sua moglie Giuseppina Morelli battezzano la figlia in Duomo. Madrina della neonata, battezzata Maria Edda, è la contessa Edda Ciano Mussolini, figlia del Duce. Edda Mussolini si trova a Monreale in forma privata. Al termine della cerimonia, uscita dalla Cattedrale, una trentina di donne si avvicina alla figlia del Duce e protestano per le condizioni in cui si trovano a causa della guerra, invocano la pace, accusano Mussolini di avere voluto la guerra. La figlia del Duce, circondata dai carabinieri e dai poliziotti della scorta, ascolta in silenzio.

La Compagnia dei Reali Carabinieri di Monreale racconta l'accaduto in un fonogramma ricevuto a Palermo dal Gruppo di Comando, dalla Prefettura e dalla Questura. La gravità del fatto è smorzata in un secondo fonogramma, trasmesso a distanza di qualche giorno, dove il termine "protesta" è sostituito dal lamento per le condizioni sofferte e l'invocazione alla pace cede il passo all'invocazione di un aiuto; questo secondo fonogramma pone fine alle indagini sui fatti del 30 maggio 1943.

L'avvenimento rivela un aspetto della società siciliana oggi quasi dimenticato, un fattore umano, politico e storico importante. È il dissenso degli umili, perfettamente inserito in quella "particolare forma di opposizione alla dittatura" – sono parole di Sandro Pertini – che si ebbe in Sicilia negli anni del consenso. Non lotta armata o eroismi militari ma il coraggio della parola: una parola di verità.




 

(Foto - Libera Università "Tito Marrone" di Trapani)





Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti, per offrire servizi in linea con le tue preferenze. Se non accetti le funzionalità del sito risulteranno limitate. Se vuoi saperne di più sui cookie leggi la nostra Cookie Policy.