Accadde in Sicilia nel 1943. 11 giugno: la caduta di Pantelleria

 

 

 

ingrassia-accadde-in-sicilia(11 giugno 2013) – Sconfitti in Africa, Mussolini e Hitler cominciarono ad interrogarsi sulla successiva mossa di Churchill e Roosevelt nel Mediterraneo ma avevano pareri discordanti e contrapposti. Il Duce era convinto che gli angloamericani si sarebbero lanciati all'assalto della Sicilia; il Fuhrer, nonostante l'Isola fosse sottoposta ad un micidiale attacco aereo, riteneva invece che gli Alleati avrebbero tentato uno sbarco in Sardegna o in Corsica. L'indecisione dei comandi militari dell'Asse bloccò l'afflusso in Sicilia delle divisioni tedesche attestate in Calabria e questo mancato apporto di uomini e armi nell'Isola influì sul corso degli eventi. Che avesse ragione Mussolini fu chiaro subito dopo la caduta di Pantelleria. Ma che Hitler fosse perfettamente a conoscenza del precario stato delle difese costiere siciliane e cominciasse a diffidare degli alleati italiani e dunque preferisse evitare di lasciare intrappolate le sue divisioni in Sicilia, fu chiaro a guerra finita. Del resto, saranno proprio le divisioni tedesche stanziate in Calabria che contribuiranno a rallentare l'avanzata angloamericana nella Penisola.

Situata a circa centodieci chilometri dalla costa sudoccidentale della Sicilia, l'Isola di Pantelleria era considerata una fortezza inespugnabile: dotata di aviorimesse sotterranee scavate nella roccia e presidiata da una guarnigione di ben dodicimila uomini, l'Isola era definita dalla propaganda fascista “la Gibilterra italiana”.

La battaglia di Pantelleria resta ancora oggi uno dei più oscuri episodi militari della seconda guerra mondiale. Pantelleria fu, tra l'1 e l'11 giugno, il bersaglio di oltre 6400 tonnellate di bombe sganciate nel corso di 5218 missioni svolte da bombardieri medi e pesanti e da cacciabombardieri. L'8 giugno quattro incrociatori e quattro cacciatorpediniere scaricarono le loro batterie contro l'Isola nel corso di una lunga azione seguita personalmente da Eisenhower e dall'ammiraglio Cunningham mentre gli aerei alleati lanciavano manifestini che invitavano la guarnigione italiana ad arrendersi. Quel giorno, il bollettino n. 1110 del Quartier Generale delle Forze Armate italiane annunciava con enfasi che il presidio dell'Isola, nonostante un ininterrotto bombardamento aereo, “non ha risposto alla intimazione di resa fatta dal nemico”. Ancora il 10 giugno, il bollettino n. 1112 riferiva che gli italiani avevano "fieramente lasciato senza risposta una nuova intimazione di resa". Da Roma, Mussolini inviò al comandante della base un elogio mentre la stampa estera sottolineava il fatto che i soldati italiani si stavano battendo con valore. Ma il telegramma del Duce si incrociò con un telegramma inviato contemporaneamente dall'ammiraglio Pavesi, comandante della guarnigione di Pantelleria, diretto a Mussolini e nel quale si comunicava l'impossibilità di un'ulteriore resistenza per la mancanza d'acqua. Così, nell'anniversario dell'entrata in guerra dell'Italia, Mussolini autorizzò con un nuovo telegramma la resa della guarnigione. Una grande bandiera bianca fu dispiegata sul porto e in alcuni edifici dell'Isola e il fuoco cessò. Alle 11.30 dell'11 giugno gli Alleati sbarcarono a Pantelleria senza incontrare resistenza.

Il giorno 12 si arrese anche la guarnigione di Lampedusa e i 4600 soldati si consegnarono al pilota di un biplano Swordfish del soccorso aereo che aveva effettuato un atterraggio di fortuna sulla pista.

La cittadina e il porto di Pantelleria erano stati rasi al suolo, si contarono 35 caduti e 116 feriti, quasi tutti Camicie nere della contraerea; modeste le perdite della popolazione e della truppa asserragliati nelle aviorimesse sotterranee: la dura roccia aveva annullato gli effetti delle bombe Alleate. Gli hangars e la pista d'aviazione furono consegnati intatti. Gli Alleati persero 45 aerei.

Lo storico inglese Eric Morris cita l'esito delle indagini svolte da una commissione d'inchiesta che a guerra finita accertò che dei 130 cannoni dell'Isola, appena 16 erano stati distrutti o danneggiati e che la guarnigione aveva a disposizione acqua e munizioni sufficienti per resistere molto più a lungo di quanto effettivamente fece e che una difesa non fu neppure tentata. Pavesi dichiarò che le scorte d'acqua erano state inquinate dalle bombe. Più tardi, nella febbrile solitudine di Salò, Mussolini scriverà nella sua Storia di un anno che Pavesi aveva tradito, perdendo così l'occasione di interrogarsi sui motivi di quella psicologia della resa che indubbiamente, da un certo momento in poi, si era insinuata negli ingranaggi militari italiani.

Pantelleria fu il primo lembo d'Europa ad essere liberato; la sua caduta alzava il sipario sul dramma della Sicilia.

(Foto - Libera Università "Tito Marrone" di Trapani)

 

 

 

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