Marcia della pace a Carini. Pennisi: “Lavoriamo insieme per la dignità di tutti gli uomini”

 

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(5 gennaio 2016) – La Giornata per la Pace voluta nel lontano 1968 da Paolo VI è occasione in molte città per manifestazioni, spesso con cortei, per ricordarne il valore e l’importanza. Così come Paolo VI volle fin dall’inizio essa non è un appannaggio delle comunità cristiane, ma si trasforma in una occasione di incontro e di confronto anche con gli aderenti alle altre religioni.

Nel corso degli anni, soprattutto la Comunità di sant’Egidio, ha promosso svariate iniziative che hanno ben presto travalicato i confini nazionali. Si calcola che siano state circa 600 quelle svolte di quest’anno in Italia, molte delle quali in Sicilia.

A Carini il 2 gennaio 2016 se ne è tenuta una decisamente diversa, innanzitutto per la partecipazione popolare che ha visto sfilare per le vie cittadine oltre 2.000 persone e poi per il notevole numero di associazioni che l’hanno sostenuta.

Essa è stata promossa dall’Arcivescovo Mons. Michele Pennisi, che ha invitato a partecipare anche esponenti di altre religioni: Salvo Parruca per la comunità ebraica, Timothy Tecnclay, Pastore valdese metodista, Francesco Macaluso, Imam Ahmad Abd Majid. L’evento è stato organizzato dall’Ufficio per la Pastorale Sociale e del Lavoro, dall’Ufficio Catechistico e dalla Consulta per le Aggregazioni Laicali ed ha visto la collaborazione e il coinvolgimento oltre che di varie associazioni e aggregazioni laicali, dall’Azione Cattolica Diocesana, della Federazione Diocesana delle Confraternite, delle comunità Scout, i dei Sindacati CGIL, CISL, UIL, e del Movimento Cristiani lavoratori.

Il lungo corteo partito dalla Chiesa di Sant’Antonino in corso Garibaldi si è concluso in Piazza Duomo. Prima della Messa officiata da mons. Pennisi, sono saliti sul palco gli esponenti delle altre religioni, il Sindaco di Carini e lo stesso Arcivescovo di Monreale.

Molto significativo quanto detto da Ahmad 'Abd Al-Majid Macaluso, responsabile per la Sicilia della comunità religiosa islamica; “Gesù e nell’Islam è spirito di Dio. I mussulmani ben conoscono il valore della la festa del natale e non sono disturbati da simboli o eventi ad esso collegati. Quando pretestuosamente si vuole impedire ad una comunità religiosa piccola o grande, maggioritaria o minoritaria, di testimoniare la propria appartenenza si manifesta un esclusivismo che nulla ha di religioso, nulla ha di civile, nulla ha di giusto, Allora ci troviamo di fronte ai fanatici miscredenti o ai fanatici laicisti. In occasione della festa del Natale vogliamo trasmettere a tutti i presenti i nostri auguri di pace e di benedizione, quella pace e che solo Dio può dare e che la nascita di nostro Signore Gesù porta sulla terra come novello Adamo.”

Mons. Pennisi ha incentrato il suo intervento in piazza prendendo spunto dalle quattro lettere che compongono la parola pace.

“P” come partecipazione. “Partecipazione – ha detto – è l’antidoto a quella “indifferenza globalizzata” indicata dal Papa che parte dal livello individuale e, via via, si allarga a livello istituzionale, politico, per giungere all’indifferenza nei confronti dell’ambiente.

“A” come audacia. “Audacia – ha proseguito – nel proporre gesti profetici, nel denunciare, la corsa agli armamenti, la complicità dei governi di vari paesi in questa terza guerra mondiale a pezzi”.

“C” come convivialità. “La Marcia – ha spiegato – si è caratterizzata come luogo di convivialità delle differenze. Abbiamo camminato insieme, senza distinzioni, senza recinti e senza riserve perché vogliamo dimostrare che in nome di Dio, quell’unico Dio che ci accomuna, non può esserci odio, sangue e guerra.

“E” come educazione. “La marcia – ha concluso – vuole essere un evento fortemente educativo per rilanciare l’impegno educativo alla pace orientato alla maturazione di nuovi stili di vita perché – come dice il Papa nel suo messaggio – «ciascuno è chiamato a riconoscere come l’indifferenza si manifesta nella propria vita e ad adottare un impegno concreto per contribuire a migliorare la realtà in cui vie, a partire dalla propria famiglia, dal vicinato o dall’ambiente di lavoro»”.

Nell’omelia commentando il messaggio di papa Francesco per la giornata mondiale della pace mons. Pennisi ha affermato che “contro la globalizzazione dell’indifferenza la città degli uomini raggiunta dall’annuncio del bambino Gesù, la cui nascita realizza la gloria di Dio e la pace fra gli uomini, deve ritrovare la sua armonia: la solidarietà deve prevalere sul tornaconto, la giustizia sull’illegalità; il lavoro deve essere riscattato dallo sfruttamento, la dignità del lavoratore riconosciuta e tutelata; la convivenza civile deve essere affrancata dalla disperazione e dalla paura”.

La partecipazione popolare di tanti cittadini giunti anche dai comuni vicini è stata la testimonianza di un popolo che in un momento così difficile per tutta l’umanità vuole essere protagonista dell’affermazione del valore della pace senza steccati e senza resistenze.

 

 

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