“Shéhérazade”: omaggio alla musica russa al Teatro Massimo

 

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«Essa possedeva un coraggio superiore al suo sesso, uno spirito singolare ed una meravigliosa perspicacia, aveva molto letto ed era di una memoria prodigiosa; aveva studiato le belle arti e componeva versi, meglio che i più celebri poeti del suo tempo. Oltre di ciò era ornata di una perfetta bellezza, ed una vera virtù coronava le sue nobili qualità». (Le mille e una notte)

Il re di Persia, deluso dal genere femminile, decide di uccidere ogni sua giovane sposa dopo la prima notte di nozze.

Per fermare questo eccidio la bella Shéhérazade si propone essa stessa come sposa e inventa uno stratagemma: raccontare ogni notte una storia affascinante, interrompendola però al momento del sorgere dell'alba, inducendo così il re a rinviare la sua esecuzione alla mattina successiva, continuando così per mille e una notte. Fino a che il re, ravveduto sulla natura femminile, si innamora della fanciulla e le rende salva la vita, restandone sposo.

Ispirandosi a questo prodigioso personaggio, legato al mondo esotico che gli era tanto caro, il compositore russo Nikolaj Rimskij-Korsakov (1844-1908) scrive una Suite sinfonica di quattro movimenti, con titoli programmatici, ma di carattere vago, affinché non si collegassero a degli specifici racconti. Abbiamo così: I - Il mare e la nave di Sinbad; II- Il racconto del principe Kalender; III - Il giovane principe e la giovane principessa; IV - Festa a Bagdad – Il mare – Naufragio della nave sulle rocce sormontate da un guerriero di bronzo.

Dalla sapiente orchestrazione, emergono i temi fondamentali, rappresentanti da una parte quello basso e truce che dà volto al Sultano, dall’altra quello femminile, di risposta, quel leitmotiv che rappresenta Shéhérazade, una dolce e affascinante melodia che viene subito esposta dal Primo violino, poi ancora rielaborato, ripresentato da altri strumenti, riamalgamato con timbri ancora nuovi e attraenti. Il brano è tutto incontri e scontri, dalla carica sensuale al senso di onnipotenza e quasi di terrore: l’ispirazione orientale, che trova ambientazione nel mondo indo-iranico, si mescola al patrimonio russo del pugno provenienza, dando un risultato sorprendente, dal carattere avvincente, come le storie raccontate. Un viaggio nella fantasia sonora, oltre che letteraria.

La sera del 3 ottobre il Teatro Massimo si fa dunque scena di ascendenze russe e profumi orientali. In programma, a precedere la finale Suite sinfonica di cui sopra, l’Ouverture da Una sposa per lo Zar dello stesso Rimskij-Korsakov, ispirata a fiabe e leggende russe, e le Danze polovesiane da Il Principe Igor di Alexander Borodin (1833-1887), singolare figura di musicista non professionista, ma dalle grandi doti musicali tanto da lasciare in repertorio pochi, ma grandi capolavori. A fare da protagonisti, dunque due figure cardine del “Gruppo dei Cinque”, nato con l’intento di fare musica strettamente legata alla tradizione russa, dallo stile ai motivi, con particolare attenzione all’orchestrazione.

Sul podio Gunter Neuhlod, direttore di carriera internazionale, che ha abilmente guidato l’Orchestra e il Coro del Teatro Massimo, i cui professori sono stati lungamente applauditi, a partire dal violino di Spalla, Salvatore Greco, a seguire da tutti gli altri professionisti che hanno preso parte al concerto, con soli di grandissima responsabilità.

Dopo il recente successo di Bohème un Teatro ancora all’altezza della aspettative, ancora mille e una volta.


 

SPETTACOLI - Al Teatro Massimo un omaggio alla musica russa, dal sapore orientale

(ph. el)


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