«Selinunte: la città e i suoi templi», incontro con Dieter Mertens a Palazzo Branciforte

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Mercoledì 26 marzo 2014 si è tenuta a Palermo, presso la “Sala dei 99” di Palazzo Branciforte, la conferenza “Selinunte, la città e i suoi templi", il primo di una serie di incontri organizzati in vista della riapertura del Museo Archeologico Salinas di Palermo; la rassegna, dal titolo “Museum in Motion” prevede svariati appuntamenti che si terranno presso prestigiose sedi storiche sempre diverse tra loro.

Ecco il racconto della serata.

Introducono la serata Maria Rita Sgarlata, Assessore Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, e Rosanna Pirajno, Presidente della Fondazione Salvare Palermo, le quali sottolineano il rinnovato interesse verso la salvaguardia del territorio e verso l’archeologia in particolare, portando a fattor comune le loro esperienze ed il loro impegno nei rispettivi settori in cui operano. Francesca Spatafora, Direttore del Museo Archeologico A. Salinas, spiega al pubblico come l’istituzione da lei diretta sia sempre in prima linea tanto sul fronte della divulgazione di carattere storico quanto su quello della tutela del patrimonio archeologico, con la costante collaborazione di esperti, di studiosi e delle istituzioni stesse.

Il tema della conferenza è il recupero del parco archeologico di Selinunte, immenso museo a cielo aperto inserito in un contesto naturalistico unico al mondo. A parlarne è l’archeologo di fama internazionale Dieter Mertens, che nella sua lunga carriera, oltre che di Selinunte, si è occupato del recupero di importanti siti quali Segesta, Paestum, Metaponto e Siracusa. “La salvaguardia del nostro paesaggio prelude a tante altre attività rivolte alla nostra isola che partono proprio dalle opportunità che questi siti ci forniscono”, dice Mertens all’inizio del suo intervento.

L’interesse verso il sito di Selinunte prende il via nel “periodo dei grandi viaggiatori”, verso la metà del ‘700: sono del 1767 gli studi di Riedesl e risale al 1781 il primo restauro borbonico che ha interessato il tempio C.

Nel secolo successivo, il XIX, vengono effettuati i primi studi sistematici su tutto il patrimonio architettonico del sito, dovuti a Hittorf ed a Zanth e sono della seconda metà dell’Ottocento le prime piante topografiche; Mertens proietta e commenta i disegni di Schubring del 1865 e di Cavallari del 1872.

Il Novecento è invece il secolo dei grandi scavi a seguito dei quali si comincia a pensare di affiancare al restauro dei templi una loro possibile ricostruzione: i primi interventi ed i relativi disegni ricostruttivi sono del Cavallari nel 1881, del Salinas nel 1901, di Hulot e di Fougères nel 1910 e del Gabrici nel 1924. La svolta si ha con la gestione di Vincenzo Tusa negli anni ‘60, il quale lavora assiduamente per la costituzione del parco archeologico come area protetta e vincolata; per la prima volta Tusa integra lo studio dei templi a quello delle mura difensive, inserendo a sua volta il risultato di queste indagini in un ulteriore studio di tutto l’antico contesto cittadino circostante; il Tusa opera quindi un’innovativa sintesi della storia edilizia della città di Selinunte, imponendo un nuovo indirizzo ai lavori di ricerca divenendo di fatto il primo grande soprintendente archeologo dell’età moderna.

Mertens ricorda l’episodio storico legato al conflitto cartaginese del 409 a.C. che provocò la distruzione di Selinunte dopo grandi secoli di splendore; è in questa fase che Ermocrate, ammiraglio impegnato nella guerra del Peloponneso contro Atene, inizierà l’opera di riedificazione della città, innalzando le mura difensive, chiamate appunto ermocratee.

Gli scavi effettuati negli anni ’70 e ’80 del Novecento si occupano della città fuori dalle mura ermocratee e della composizione delle mura stesse, le quali appaiono costruite non con massi prelevati da apposite cave bensì da materiale asportato dagli edifici della città stessa; nella composizione delle mura sono rinvenibili infatti blocchi di colonne segate, triglifi, metope e svariati elementi decorativi che originariamente facevano parte delle abitazioni e dei templi.

A tal proposito vengono proiettate le immagini relative agli studi di Giorgio Gullini, Di Vita e De La Genièr.

Oggi viene utilizzato un metodo di ricerca chiamato prospezione geofisica e grazie alla sua potenzialità si è in grado di fare una ricostruzione abbastanza accurata della città arcaica ricavando così preziose informazioni sia sul centro abitato che sulle attività amministrative della città stessa. “Né Atene né Corinto hanno una fisicità così definita come l’agorà di Selinunte” conclude Mertens, in quanto possiamo delineare perfettamente, in maniera pressoché unica, le case arcaiche, le botteghe operanti attorno alla piazza, ampie arterie stradali lastricate e provviste di canalizzazioni, un sepolcreto e perfino una zona industriale caratterizzata da piazzole, fornaci e fabbriche.

Chiude la conferenza il Direttore Spatafora con l’auspicio di realizzare una sempre più attiva concertazione tra il Salinas di Palermo e il parco archeologico di Selinunte, con l’obiettivo di affidare ai musei il ruolo di riavvicinamento della gente alla cultura.


LUOGHI & STORIE - "Selinunte: la citta' e i suoi templi", incontro a Palazzo Branciforte

(ph. Carlo Guidotti)

– Sicily Present


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