L'Italia, una classifica sui musei del mondo e noi


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«Sicily Present» è una testata online che nasce per divulgare notizie e approfondimenti riguardanti l'attualità, la cultura e la società siciliana. Non si vuole descrivere il suo vasto patrimonio culturale, paesaggistico e storico in modo meramente estetico e/o esclusivamente narrativo. Questo giornale intende raccontare l'esperienza quotidiana delle persone e le opere da loro realizzate per rinnovare le forme del bene comune e della bellezza nella vita di questa terra. Ecco perché «Sicily Present» si forma intorno all'idea che ne è motto e sottotitolo: «People and Experiences for the Common Good». I contenuti di questa ricerca sono raccontati nelle news e nelle rubriche; l'editoriale ne offre un profilo d'insieme e propone tracce per riflettere su circostanze ed eventi posti nello spazio dinamico dell'attualità e della società.  – Sicily Present


 

 

Nel titolo dell’editoriale compare, non per caso, il pronome personale “noi” e lo si trova contestualizzato in un giro di parole che prende spunto da una notizia recente meritevole di attenzione e considerazione. Ma, prima di indicare le ragioni per cui tale pronome è chiamato in causa, occorre dire della notizia; una notizia che riguarda i musei del mondo e la loro importanza e rilevanza numerica, le ricadute sul territorio e gli effetti sul turismo determinati dalla fruizione organizzata dei beni culturali, cioè delle opere d’arte e dell’ingegno umano in genere. Un argomento di questo tipo ha a che fare con l’Italia e, naturalmente, con la Sicilia. Le ragioni di questo legame sono note a tutti e fanno parte del giudizio comune sulla bellezza del paesaggio e delle opere d’arte che qui hanno preso dimora nei secoli, se non nei millenni di vita e di civiltà costruita da più popoli lungo il fluire tumultuoso della storia. L’elenco dei siti che sono Patrimonio mondiale dell’Unesco ha l’Italia al vertice e la Sicilia al vertice dell’Italia in compagnia d’altre belle regioni d’un’Italia tutta bellissima. Eppure, non senza giusti motivi, nella top ten dell’annuale classifica stilata per dare conto dei musei più visitati al mondo il Belpaese non spunta: la Galleria degli Uffizi appare al 19esimo posto; i risultati numerici delle mostre sono in molti casi eccellenti ma imparagonabili ai dati di quelle organizzate in altre città del pianeta. Il trend statistico quest’anno premia il Brasile e i cospicui investimenti fatti dal Centro Cultural Banco do Brasil a Rio de Janeiro e São Paulo. E ciò indica che i complessivi passi avanti compiuti dai paesi del Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) incidono anche sulle loro politiche culturali.

I dati di questa classifica compaiono in Exhibition & museum attendance figures 2011. Si tratta di un articolo pubblicato su «The Art Newspaper» in cui questi e altri dati di analoga tipologia sono dettagliati in cifre, titoli e temi tra le pagine 35-43 del numero 234 dell’aprile 2012. Certo, meriterebbero ulteriori approfondimenti alcuni precisi aspetti della classifica; per esempio, il fatto che i Musei Vaticani non sono contenuti in essa pur registrando intorno ai 5milioni di ingressi annuali, offrendo al pubblico opere di Giotto, Raffaello, Michelangelo, Leonardo, Caravaggio e ponendole in visione insieme al gruppo scultoreo del Laocoonte e alla statua marmorea nota come Apollo del Belvedere, a tele di Vincent van Gogh, a cartoni e papiers découpés di Henri Matisse. Ma quella vaticana non è l’unica assenza statistica ragguardevole, se pensiamo che nella classifica apparsa su «The Art Newspaper» non è contemplata la Città Proibita di Pechino che conta molti milioni di visitatori ogni anno. La classifica assegna il podio a Parigi (Louvre), New York (Metropolitan Museum of Art), Londra (British Museum). Il corso ovvio delle cose indica, allora, che le opere italiane girano il mondo approdando nei migliori musei (e il fatto è in sé corretto ed encomiabile) e che il sorriso enigmatico della Gioconda illumina i successi del Louvre.

Questo è lo scenario in cui la Sicilia è chiamata a inserirsi. E dovrà trovare la sostanza e la forma per farlo da protagonista, se vuole affrontare le sfide epocali in cui sono poste l’economia e la società dei nostri giorni. Un interessante supplemento a un numero di «Cronache Parlamentari Siciliane» di ventuno anni fa reca il titolo Gran Museo Sicilia e documenta in modo accorto le ragioni per cui la Sicilia ha le carte in regola per presentarsi al mondo come un vero e proprio museo a cielo aperto (cfr. «Cronache Parlamentari Siciliane», nuova serie, anno ottavo, n. 3, marzo 1991). Dalla pubblicazione di Gran Museo Sicilia sono trascorsi, appunto, ventuno anni; ma le attese non sono cambiate e le sfide adesso si rinnovano in un palcoscenico globale mutato a seguito di straordinari cambiamenti tecnologici ed eccezionali eventi storici e geopolitici.

E noi, soggetti dotati di nome e posti gli uni accanto agli altri in un tempo segnato dalla velocità del bit e dall’intreccio del web, che cosa c'entriamo con tutto questo? Intanto, una premessa semplice al punto in questione: i grandi numeri si fanno con infrastrutture adeguate, con un territorio pensato e attrezzato per accogliere le migliaia di persone che ogni giorno arrivano nelle città e le attraversano, soggiornano e rientrano nelle proprie case. In un mondo sempre più piccolo e interrelato, dove le distanze sembrano accorciarsi, i grandi numeri si fanno quando si lasciano al turista altre cose da vedere per immaginare un nuovo ritorno ed esplorazioni estese a circuiti più ampi. Ecco il punto, anch’esso semplice, su cui concentrare attenzione e considerazione. Investimenti e politiche culturali non potranno fare mai a meno di fermarsi sul dato originario: colui che va in giro per città e musei non è il soggetto anonimo di un campo statistico con proiezioni planetarie, ma persona con la quale mettere in dialogo le suggestioni dell’arte e della bellezza che rendono ricca la Sicilia e ogni altra terra. I grandi numeri dei musei hanno bisogno del cuore vivo e generoso di popoli aperti all’amicizia. 

 

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