L'attesa e la memoria

 

 

 

I due sostantivi che danno il titolo all’editoriale sono strettamente legati alla settimana che inizia, ma hanno anche molto a che fare con la gente di quest’isola. Va da sé che tutti aspettano, conservano memorie e ricordi che ne forgiano il carattere e i propositi. I prossimi giorni descriveranno in modo inequivocabile quanto in questa regione siano intensi e partecipati i riti pasquali. Del resto, la memoria e l’attesa del passaggio verso un approdo certo sono i significati che connotano a tutto tondo la Pasqua. In questa terra al centro del Mediterraneo la memoria e l’attesa di questo passaggio si rinnovano attraverso gesti radicati nel tempo e nella storia del suo popolo. Non a caso, allora, questa settimana dedichiamo un approfondimento specifico al convergente significato antropologico, religioso e sociale rivestito da funzioni pasquali che sono note in tutto il mondo per la forza evocativa d’una rinascita e d’un passaggio verso una migliore condizione, in definitiva verso quella felicità da tutti cercata e fissata perfino in dichiarazioni d’indipendenza e costituzioni politiche.

Oggi, però, l’attesa e la memoria valgono ancora di più nel cuore della gente; incidono nella vita quotidiana e non hanno la tipologia dell’ovvietà banale e prevedibile. E ciò vale in ogni angolo del pianeta, dove in misura maggiore e dove minore. Ogni uomo che vive del lavoro attende un incontro, un risultato e la giusta ricompensa per un’opera costruita o un bene commerciato. L’attesa, per ciascuno e per tutti, è fatta della memoria indelebile di periodi che prima erano diversi; una volta i tempi erano favorevoli all’intrapresa di fatiche nell’industria, nel commercio, nello studio. Queste sono frasi ricorrenti e corrette. Non si può negare, in questo senso, che i tempi siano davvero diversi e che molti significativi arretramenti sociali siano realmente avvenuti restringendo spazi di democrazia in diversi ambiti e professionalità.

Eppure, l’attesa e la memoria non smettono d’essere parte costitutiva del nostro stare al mondo. Marc Bloch, storico ed esemplare figura di intellettuale europeo impegnato per la libertà, ha ricordato il ruolo decisivo che esse hanno avuto nell’evoluzione della civiltà europea in particolare e mondiale in generale. Senza la memoria, infatti, una civiltà non sussiste perché si depotenzia di valori e prospettive. Non è forse vero che la memoria costituisce il patrimonio umano più cospicuo e, proprio per questo motivo, quello che con più difficoltà si tramanda di generazione in generazione? Pensiamo a che cosa significhi trasportare questo tema nell’ambito della conservazione e tutela dei beni culturali e paesaggistici.

Anche i riti pasquali che nel corso di questa settimana scandiscono e segnano le giornate di tutti i 390 comuni siciliani sono chiamati a rinascere, cioè a trovare nuova vita legando il passato e il presente attraverso un’antica e originale consapevolezza: la persona vale oltre la tristezza d’un tempo difficile e la libertà che muove l’io può condurre i passi di tutti oltre l’oscurità prorompente. Il sole domani sorgerà un’altra volta, in Sicilia come altrove, ed è bene ricordarsene giorno dopo giorno. Molti attendono che nuovi avvenimenti giungano a tracciare le vie per andare avanti nella propria storia tra gli sgambetti che in vario modo hanno intralciato il cammino. Tutti hanno la memoria d’un desiderio di felicità e conservano la speranza che le cose belle della vita non abbiano fine e siano per sempre.

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