“Giussani e Guardini. Una lettura originale” di Monica Scholz-Zappa: l’avvenimento cristiano tra esperienza ed educazione

Recentemente per la collana Pensiero cristiano della Jaca Book Monica Scholz-Zappa, docente presso la facoltà di filologia romanza dell'Albert-Ludwigs-Universität di Friburgo, ha pubblicato un libro dal titolo Giussani e Guardini. Una lettura originale. Il riferimento, nel titolo, è alla lettura che Luigi Giussani fa dei testi di Romano Guardini in un incontro con la sua opera significativo nello svolgimento del suo pensiero. Gli scritti di Giussani non hanno la caratteristica di essere parte di un sistema strutturato ma in essi si può individuare un percorso le cui tappe sono gli incontri con maestri che hanno lasciato in lui dei semi che maturando hanno dato frutti originali secondo il principio di san Paolo per un approccio autenticamente critico alla realtà: "Vagliate ogni cosa e trattenete il valore". A tal proposito viene incontro il cardinale Angelo Scola che in un suo testo dedicato a Giussani dice che: "Il pensiero sorgivo è come un numero primo: non lo si può scomporre. I debiti e gli apporti che vi confluiscono non ne possono spiegare la forma profonda: essa, infatti, non è mera sintesi di riflessioni e di studi altrui, ma, per singolare carisma, nasce dalla diretta ed originale penetrazione dell'esperienza stessa".

Monica Scholz-Zappa, come scrive nell'introduzione al libro, "partendo dall'interesse di Giussani verso pagine scelte o affermazioni guardiniane" ha potuto cogliere quei temi "che egli ha sentito particolarmente corrispondenti e che, negli anni, ha sempre più ripreso e approfondito" e alcuni ha sviluppato, appunto, in modo originale.

Guardini e Giussani sono stati accomunati dalla passione educativa per le giovani generazioni che si sono trovate a vivere in una società in crisi, in un'epoca di "mutazione antropologica", come dirà Pasolini, in cui anche i valori di derivazione cristiana vengono meno perché, recisi dalla loro origine, non hanno più presa e hanno bisogno di essere riconquistati attraverso un percorso critico consapevole. In momenti storici diversi sarà la preoccupazione educativa a farli incontrare con migliaia di giovani che li seguiranno come maestri, Guardini nell'insegnamento e nel movimento giovanile del Quickborn e Giussani al Liceo Berchet di Milano e in Gioventù Studentesca e in seguito nel movimento di Comunione e Liberazione.

Il loro approfondimento teologico parte dalla consapevolezza che motivo per aderire al cristianesimo non può essere, come afferma Giussani, "né la tradizione, né una teoria, [...] non la filosofia cristiana, non la teologia cristiana [...] Quello che, adesso, mi pare possa costituire – unicamente – motivo d'adesione, è l'incontro con un annuncio, [...] una certa presenza carica di messaggio". Per entrambi "il messaggio non è un discorso: è una presenza, è una persona" e il lavoro teologico è divenuto elemento necessario di una testimonianza autentica, di una posizione umana in cui la tradizione cristiana viene presentata ai giovani per diventare oggetto di un affronto critico in cui la libertà è chiamata in modo consapevole ad aderire o a rifiutare. Si trattava di individuare un modo adeguato per presentare la fede ai giovani, per Giussani è il metodo della esperienza e della verifica esistenziale, passaggi obbligati perché la fede possa avere una reale incidenza nella vita. È con questa preoccupazione e "con il cuore tutto gonfio del pensiero che Cristo è tutto per la vita dell'uomo, è il cuore della vita dell'uomo" che nel 1954 "salirà per la prima volta i gradini del Liceo Berchet a Milano come insegnante di religione".

Momento centrale nell'incontro con Guardini è stata la lettura della pagina 12 de L'essenza del Cristianesimo, quella pagina in cui si legge: "Nell'esperienza di un grande amore tutto il mondo si raccoglie nel rapporto Io-Tu e tutto ciò che accade diventa un avvenimento nel suo ambito". Come rievoca Monica Scholz-Zappa: "in assoluto, quella pagina sarà la più citata... È in essa, infatti, che Giussani incontra la forza evocativa di un'analogia, cui egli resterà per sempre legato" e che utilizzerà "per introdurre i suoi alunni al fenomeno della fede".

Come l'accadere di un grande amore nella vita di ciascuno fa sì che tutto sia vissuto nell'ambito di questa esperienza eccezionale che modifica la percezione di se stessi e della realtà così l'incontro con Cristo è un'esperienza che cambia perché "il Mistero che è alla radice di tutte le cose ha voluto farsi conoscere dall'uomo. È un fatto accaduto nella storia, è l'irrompere nel tempo e nello spazio di una Presenza umana eccezionale".

È come un "bel giorno" dirà Giussani rievocando il momento in cui fu colpito dalla prima pagina del Vangelo di san Giovanni: "Il Verbo si è fatto carne" e racconterà: "la mia vita è stata letteralmente investita da questo.... L'istante, da allora, non fu più banalità per me. Tutto ciò che era trovava in quel messaggio la sua ragion d'essere, come certezza di presenza e speranza mobilitatrice che tutto faceva abbracciare".

L'analogia del grande amore in riferimento all'avvenimento cristiano fa scaturire un concetto nuovo di moralità che, come scrive Scholz-Zappa, "fiorisce non per ossequio alle regole" ma perché, dirà Giussani, la presenza di Cristo fa trattare le persone e le cose "con un rispetto e un'attenzione ai particolari e al destino". Incontrare Cristo, nella dinamica di un grande amore, è l'inizio di una sequela a Lui che vuol dire immedesimarsi, condizione necessaria per una metanoia, è l'inizio di una cultura nuova come "modalità di percezione e di giudizio su tutto". È il venir fuori di un soggetto nuovo perché come afferma Giussani citando il retore romano Vittorino: "Da quando ho conosciuto Cristo mi sono scoperto uomo". Per Giussani, come per Guardini, è l'incontro con la presenza reale di Cristo l'origine del cambiamento, "non è il ragionamento astratto che fa crescere, che allarga la mente, ma il trovare nell'umanità un momento di verità raggiunta e detta".

Un momento di verità che provoca a una decisione per l'esistenza e che non può non divenire centrale nel cuore dell'uomo e oggetto di una preoccupazione educativa, quella che ha accomunato i nostri due grandi educatori, grandi perché cambiati dall'incontro con la presenza di Cristo.

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