“Un salto nel '700”, a Bagheria dame e cavalieri accompagnano i visitatori fra i saloni di Palazzo Butera

  

(23 febbraio 2015) – Fra le tante usanze legate al Carnevale quella sicuramente più antica, e che si è tramandata fino ai nostri giorni, è quella di indossare una maschera o un costume per vivere questi giorni in allegria interpretando, anche solo per poche ore, un personaggio di fantasia o realmente esistito ed in cui spensieratamente immedesimarsi.

In tale occasione, il 15 febbraio, l’associazione CulturaLab di Bagheria, ha organizzato l’evento dal titolo “Un salto nel ‘700”, visita guidata dei saloni di Palazzo Butera, uno dei più sontuosi palazzi nobiliari della provincia di Palermo.

I componenti dell’associazione culturale bagherese, nell’intento di far rivivere allo spettatore la suggestiva atmosfera settecentesca, hanno condotto il pubblico per le sale del palazzo spiegando loro la genesi della grande costruzione, dell’abitato circostante e del coevo tessuto viario ed urbano.

A portare a termine questo compito sono stati Carmelo Di Salvo e Maia Cataldo e lo hanno fatto nell’estemporanea vece di padroni di casa, interpretando Giuseppe Branciforte da Pietraperzia e sua moglie Caterina Branciforte da Leonforte.

La visita ha il suo inizio nel cortile esterno, all’ombra dell’unica torre superstite, originariamente edificata a scopo difensivo; l’ingresso principale si trova sul lato orientale ed è interamente arricchita di decori in stile plateresco, che fonde le evoluzioni del gotico con il neonato stile rinascimentale ed è caratterizzato da elementi naturalistici di origine ispanizzante.

Il palazzo, costruito nel 1658, fu la dimora privata del principe Giuseppe Branciforte che vi si trasferì dopo aver trascorso parte della sua vita a Palermo; i suo ultimi anni sono caratterizzati da parecchie delusioni politiche e da momenti di forte sconforto personale: egli fu personalità illustre e molto in vista presso il ceto nobile dominante nel XVII secolo e sebbene fosse molto vicino agli ambienti governativi, mai riuscì a coronare il suo sogno, ossia raggiungere la reggenza della corte palermitana; a testimonianza della sua pacata rassegnazione fece incidere su una lapide la frase “O Corte a Dio”.

Maia Cataldo, a fianco del suo consorte, narra dettagliatamente le vicende legate alla vita del Branciforte, la sua ascesa politica, la decadenza e la vita familiare, anch’essa non priva di controversie ed è proprio per queste ragioni che lascia alle sue spalle la vita palermitana, ricca ma deludente, per una vita più solitaria e dimessa.

Tutto ciò è espresso proprio nell’epigrafe posta sul portale d’ingresso che recita: “Al mio Re nel servir qual'aspre e dure fatiche non durai costante e forte? E sempre immerso in importanti cure de le stelle soffrii la varia sorte. Tra le campagne alfin solinghe e scure spera la mente mia la propria morte, mentre vedovo genitor per fato rio qui intanto piango e dico O corte a Dio”.

Varcato il portale si ammirano in sequenza gli ambienti di Palazzo Butera fino al grande salone “Borremans”, dove ad accogliere il pubblico vi è la musicista Giulia Sanfilippo che allieta i presenti con due sonate per corno francese: la Sonata Op. 36 di Camille Saint-Saens e una inedita composizione della musicista siciliana, una dolce e melodiosa romanza, che fa da piacevole colonna sonora all’elegante parata di dame e cavalieri che ritornano a dare vita e colore al palazzo.

La visita è terminata con la passeggiata nel piano superiore dove è visibile l’ingranaggio originale per la carica manuale del grande orologio del fronte principale del palazzo, dalla cui finestra si scorge l’ampia arteria stradale, via Butera, voluta proprio dal Branciforte, il quale contribuì a modellare la città favorendone l’urbanizzazione proprio quando Bagheria era ancora sprovvista di licenza populandi, creando una struttura viaria basata su un grande incrocio alla stregua della Palermo seicentesca dopo gli interventi urbanistici voluti dal Viceré duca di Maqueda.

Presente a questo speciale evento è Rosanna Balisteri, assessore alla cultura del Comune di Bagheria che ricorda come l’associazione CulturaLab e il Comune stesso, siano impegnati costantemente per il rilancio culturale e turistico della città e segnalando in particolare proprio il progetto legato alla creazione di un grande Carnevale di Bagheria di alto livello, come le altre manifestazioni nazionali celebri in tutto il mondo.

“Un salto nel ‘700” non è che una delle tante manifestazioni organizzate da CulturaLab, come ricorda la Caltaldo, Direttore artistico dell’associazione, e si affianca a molte altre iniziative da poco conclusesi come “Il giardino ritrovato” o come “In seno alla cultura”, rassegna di concerti tenutisi presso i Magazzini del ferro, luogo di sterminio della mafia confiscato dopo la legge Rognoni-La Torre; imminente è invece il progetto di riscoperta e valorizzazione del patrimonio artistico legato al grande pittore Renato Guttuso dal nome “Guttuso amore mio”.

Termina così un’insolita e piacevole passeggiata in un luogo carico di storia appartenuto ad uno dei personaggi assolutamente fra i protagonisti della storia della nostra terra; un uomo dai tanti successi politici e dalle molte delusioni, sposato giovane e rimasto presto senza eredi, insignito delle rare insegne del Toson d’oro ma che, rifugiatosi in questo palazzo attendeva silenziosamente la fine dei suoi giorni, come ricorda un’incisione del prospetto orientale tratta da un sonetto dell’opera Galatea di Miguel De Cervantes:“Ya la esperanza es perdida, y un solo bien me consuela que el tiempo, que passa, y buela llevarà presto la vida”.


 

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(ph. Carlo Guidotti)


 

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