San Cataldo. Le ceramiche del Calvario

 

 

luigibont(7 maggio 2012) - «Quello della croce – rammenta l’antropologa Clara Gallini – è forse il segno più visibile, diffuso nel nostro panorama culturale, dai campanili delle chiese ai décolleté delle signore […]. Disegna percorsi di strade e sentieri, marca vette e confini, fisici o immaginati». Uno spazio  che ben si presta a tale ambientazione è il Calvario di San Cataldo, posto strategicamente lungo un’antica trazzera, cerniera tra spazio urbano e spazio rurale, e si erge a mo’ di baluardo, come a voler proteggere il paese adagiato su una dolce collina. Un luogo speciale che si anima il venerdì santo con il pellegrinaggio e le sacre  rappresentazioni e su cui converge gran parte della popolazione locale.

Un Calvario unico nel suo genere in Sicilia per dimensioni e per ciò che custodisce nelle 14 cappelle disposte a forma di bracci, come a voler chiudere lo spazio ed invitare al raccoglimento. Le cappelle raccordate da un corpo centrale ove è piantata la croce, ospitano ben 18 pannelli in ceramica di ragguardevoli dimensioni, m. 1,60 x 2,00. Questi manufatti plastici policromi non sono altro, che le stazioni della Via Crucis, composta dai consueti 14  pannelli, e da quattro afferenti alla Via Lucis, il mistero della resurrezione.

L’ideazione dell’operazione spetta alla amministrazione comunale che si è avvalsa della preziosa collaborazione dell’Associazione Italiana Città della Ceramica, la quale ha indicato i centri principali in cui ancora oggi la tradizione della ceramica mostra una certa vivacità. Molte di queste località sono presenti a San Cataldo. Dalle siciliane, Caltagirone, Sciacca e Santo Stefano di Camastra, a quella di Nove in Veneto, da Grottaglie in Puglia ad Albissola Superiore in Liguria, da Mondovì, provincia di Cuneo, a Faenza in terra romagnola, da Gualdo Tadino e Deruta in Umbria a Castelli nell’agro teramano. Anche la Sardegna è presente con Oristano dove l’arte della ceramica è già testimoniata nel basso Medioevo e si affianca idealmente a Impruneta posta in Toscana. Insomma in un colpo d’occhio è possibile ripercorrere la storia dell’artigianato ceramico italiano ed individuare botteghe, impegnate a ricercare nuove soluzioni formali in un quadro iconografico consolidato, in cui l’abilità tecnica si coniuga con la tradizione e gli antichi saperi e il talento di maestri artigiani, il tutto condito con una buona dose di ricerca stilistico-formale a fronte di una produzione perlopiù indirizzata ad un grande pubblico e quindi ancorata a sistemi di tipo seriale.

Quello della Via Crucis è un tema incentrato sulla figura di Cristo e sugli ultimi momenti della sua esistenza, ed ha attirato grandi artisti ed umili artigiani, con timoroso rispetto e con grande senso di fede o talvolta di compassione, mostrando comunque l’urgenza di raccontare i testi evangelici e di interpretarli alla luce del Verbo e della tradizione, stratificatasi nel corso del tempo ed arricchita dall’esperienza delle missioni popolari e dai predicatori itineranti. Se nella Via Crucis, tipicamente di epoca Moderna, si pone come il punto più alto della storia della salvezza, con la Via Lucis l’accento è posto sull’atto finale, a compimento del disegno divino. Per crucem ad lucem.


 


 


Nella photogallery sono contenute alcune immagini dei pannelli in ceramica collocati nel Calvario di San Cataldo. Qui, infatti, sono stati situati diciotto manufatti plastici policromi provenienti da tutta Italia e raffiguranti quattordici stazioni della Via Crucis e quattro della Via Lucis.

Copyright © 2012 - Ph. VALERIO CIMINO


 



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