Palermo. Rapsodia di arte nei secoli (2)

 


palermo2 307x230Palermo. Rapsodia di arte nei secoli. Pubblichiamo il secondo di una serie di articoli dedicati a Palermo e pensati per descrivere particolari itinerari della sua storia e della sua cultura. In questo contributo è  contestualizzato lo sviluppo urbanistico della città attraverso il Mandamento Palazzo Reale. Nei successivi articoli saranno approfonditi gli altri mandamenti e, poi, i segni impressi alla città da molte cifre artistiche e architettoniche intercorse nel tempo. Gli articoli sono a firma di Rita Martorana Tusa e sono il frutto della sua collaborazione al Centro Culturale “Il Sentiero” di Palermo (www.ilsentieropa.it). Ringraziamo entrambi. – Sicily Present


 

 

 

Rita Martorana_Tusa(7 luglio 2012) - Appunti per una passeggiata tra le vie del Mandamento Palazzo Reale. Tra i quattro Mandamenti – i quartieri in cui fu divisa Palermo dopo la creazione della via Maqueda – quello denominato “Palazzo Reale” occupa parte del sito del più antico nucleo della città, la Paleopoli fenicia, risalente all’VIII-VII secolo a.C. Questa infatti sorgeva nell’area oggi corrispondente a Piazza della Vittoria, delimitata dai fiumi Papireto a nord e Kemonia a sud. Lungo l’asse dell’odierno Corso Vittorio Emanuele sino alla via Roma si stendeva la Neapoli, risalente al V secolo a.C., e riservata ai quartieri residenziali. La città era cinta da possenti mura, il cui percorso in questo mandamento è ancora leggibile lungo le vie del Bastione, Biscottari e D’Alessi. Durante la dominazione araba oltre il torrente Kemonia (cioè fiume del Maltempo, così detto per il suo regime torrentizio) sorsero nuovi quartieri residenziali, a loro volta cinti da mura nell’XI secolo: un quartiere arabo corrispondente all’attuale Albergheria, ed un quartiere ebraico – la Moschitta –, ad est dell’attuale via Ponticello.

In questo periodo tutto il mandamento assume quella fisionomia economica che manterrà per secoli, con attività artigianali e mercantili legate soprattutto alla vendita e alla trasformazione dei prodotti della terra, di cui rimane ancora testimonianza nei nomi delle vie (vicolo Cavolai, Rua Formaggi, vicolo dei Fornai). Durante il dominio aragonese furono restaurate le antiche mura musulmane, lungo le quali si aprivano diverse porte. La presenza di potenti famiglie aristocratiche incrementò il sorgere di edifici civili e di residenze urbane come il palazzo degli Sclafani, in prossimità del Palazzo Reale, mentre venivano innalzati anche piccole chiese o complessi ecclesiastici quali il Carmine o Santa Chiara.

Nel XIV secolo la Prammatica di re Martino, promulgata nel 1406, premetteva a chi volesse costruire dei nuovi edifici per dare “decoro” alla città, di espropriare e inglobare nella nuova costruzione casupole, vicoli, cortili. Sorsero così il palazzo Speciale, il palazzo Marchese, venne sistemata come luogo di mercato la piazza Ballarò, venne ampliato ed adibito ad Ospedale Grande il palazzo Sclafani. L’altro grande intervento urbanistico in questo quartiere si ebbe alla fine del ‘500, quando per evitare il ripetersi di alluvioni, venne interrato il fiume Kemonia mediante un condotto sotterraneo. Il corso del fiume è comunque ancora riconoscibile nell’asse formato dalle vie Porta di Castro, Ponticello e Calderai.

L’alveo del Kemonia fu trasformato in una nuova strada detta via dei Tedeschi, in quanto vi si trovavano gli alloggi dei soldati della guardia che prestava servizio al Palazzo Reale, e che dopo l’apertura nel 1620 di una porta progettata dall’architetto del Senato Mariano Smiriglio, intitolata al viceré conte di Castro, fu chiamata via Porta di Castro. Già alla metà del secolo, poi si erano stabiliti nel quartiere i Gesuiti, che nel 1564 iniziarono la costruzione della chiesa di Casa Professa, provocando anche la trasformazione in senso più solenne e monumentale dell’antico tessuto edilizio.

Un ideale percorso di visita attraverso il mandamento può iniziare dal punto più elevato dell’antica città, il Palazzo Reale, seguendo le tracce architettoniche e l’impianto urbanistico punico e medievale ancora evidente in piazza della Vittoria - nel recinto della Paleopoli fenicia - e lungo la via dei Biscottari - che ricalca il letto del fiume Kemonia e la cinta muraria punica; attraverso via Porta di Castro ci conduce al cuore del quartiere dell’Albergheria. Lungo il percorso emerge l’imponenza di palazzo Sclafani, edificato dalla potente famiglia nel XIV secolo, che diventa alla metà del ‘400 sede dell’Ospedale Grande di Palermo, e attorno al quale nasce una fitta rete di oratori. Accanto a Palazzo Federico si erge ciò che resta di una delle più antiche porte della città, sul cui fornice sono ancora visibili resti della medievale Torre di Busuemi, corruzione del nome arabo Bab-as-Sudan (la “Porta dei Negri”).

L’Albergheria è dominata dalle chiese del Carmine Maggiore e di San Nicolò all’Albergheria, testimonianza, dal ‘300 al ‘600, della presenza radicata della Chiesa in un quartiere in cui ancora fino al ‘400 era forte la presenza islamica – non a caso proprio in questo mandamento si concentra la presenza di tre grandi ordini religiosi: i Carmelitani, i Gesuiti e i Teatini.

Cuore del quartiere è il Mercato di “Ballarò”. Il termine, di antica origine araba, potrebbe legarsi al toponimo Segelballarath, “sede di fiera”, oppure Balhara, che indicava invece un villaggio esterno alla città da cui provenivano le mercanzie. Di impianto medievale, la piazza venne sistemata e resa regolare nel 1467, collegando le principali vie di attraversamento del quartiere Albergheria: via Albergheria e la Ruga Nuova, oggi Rua Formaggi. Sulla piazza del Carmine prospettano la chiesa e il convento dei padri Carmelitani, la cui presenza è documentata nel quartiere fin dall’epoca normanna. Svettano sul tessuto urbano la trecentesca torre campanaria della chiesa di S. Nicolò, e la cupola barocca della chiesa del Carmine, caratterizzata da una fantasiosa decorazione di maioliche policrome nella calotta e da figure di telamoni nel tamburo.

 

 

 


 

 

Nella photogallery sono contenuti diversi scorci tratti dal contesto cittadino intorno al Mandamento Palazzo Reale di Palermo. In particolare, le immagini raffigurano il Palazzo Reale e Piazza della Vittoria, il Palazzo Sclafani, la Chiesa di San Nicolò all'Albergheria e la Chiesa di Casa Professa.

 

 

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