Il pithos di Randazzo: scoperta e restauro

 


pithos randazzo

A Randazzo, presso il Museo Civico Archeologico "Paolo Vagliasindi", dal 14 luglio sarà esposto il "Pithos preistorico". La giara, che era stata rinvenuta a Randazzo nel 1972, sarà presentata al pubblico nel nuovo allestimento delle sale dedicate ai reperti preistorici e di età greca. Restauro, allestimento delle sale e organizzazione dell'evento espositivo sono realizzati in collaborazione tra: Assessorato Regionale dei Beni culturali e dell'identità sicilia, Servizio Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Catania - Provincia Regionale di Catania - Città di Randazzo. Il "Pithos preistorico" restaurato sarà fruibile al pubblico in esposizione permanente ( vedi scheda evento ).


 

 

 

Il 14 luglio in una sala del Museo Civico “Paolo Vagliasindi” di Randazzo si inaugura l’esposizione del pithos rinvenuto nel giugno del 1972. Durante i lavori di costruzione della strada denominata Quota Mille, che tagliando le pendici dell’Etna attraverso i boschi avrebbe unito i paesi del versante settentrionale etneo, e a circa 50 metri dall’odierno bivio di Santa Caterina un passante nota il bordo di un grande vaso che sporge dal terreno. Attirata l’attenzione degli operai intenti nei lavori di sbancamento, si inizia a liberarlo dalla terra. La notizia del rinvenimento di un grande contenitore di età antica giunge in paese ed arrivano nel posto le forze dell’ordine, le personalità del paese ed anche un giornalista del giornale «La Sicilia» che ne darà successivamente notizia in un trafiletto. Il grande reperto viene liberato dalla terra in stato frammentario e consegnato a Don Salvatore Calogero Virzì ispettore onorario della Soprintendenza ai Beni Architettonici di Catania che lo conserva presso il Collegio Don Basilio di Randazzo.

Dopo quarant’anni il comune di Randazzo, spinto dalle richieste delle associazioni locali, decide di finanziare il restauro del pithos, che essendo di proprietà della Regione Siciliana, ne concede l’esposizione in una saletta del Castello-Carcere. A causa delle grandi dimensioni del reperto, del suo stato frammentario ma anche dei precedenti tentativi di incollaggio il restauro si è presentato complesso ed ha richiesto un lasso di tempo abbastanza prolungatoRicomposto e restaurato, il reperto finalmente è esposto in una sala del Castello carcere sede del Museo dedicato a Paolo Vagliasindi dove sono raccolte le testimonianze della storia dell'hinterland randazzese.

Con il vocabolo “Pithos” (plurale “pithoi”), di origine greca, gli archeologi indicano un grosso contenitore di derrate solide o liquide, di cui si trovano degli esemplari nella Grecia dell’età del Bronzo, specialmente a Creta, dove contenevano vino e olio. In Sicilia la produzione di pithoi sembra cominciare nell’Antica Età del Bronzo, intorno al 2000 a. C. Gli esemplari più antichi e più grandi sembrano provenire proprio dall’Etna, e in particolare dalle grotte, che venivano frequentate per scopi soprattutto funerari e cultuali, ma anche probabilmente come deposito.

Il grande pithos di Randazzo è il primo, integralmente ricostruibile, trovato in un sito all’aperto, per di più a una quota piuttosto elevata (850 metri s.l.m.), probabilmente appartenente ad un insediamento stabile o stagionale del quale non sappiamo nulla poiché non furono fatti scavi scientifici.

 

* Funzionario archeologo presso il Servizio Soprintendenza Beni Culturali e Ambientali di Catania

 

 

 

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