“Il bacio della reliquia”, a San Francesco di Sales una cerimonia in memoria del santo protettore dei giornalisti

 

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(28 gennaio 2016) – “Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te”: è questo un brano del Vangelo secondo Luca letto durante la Santa Messa della scorsa domenica 24 gennaio, Lc 1,1-4;4,14-21.

E il 24 gennaio ricorre la festività di San Francesco di Sales, vescovo cattolico francese che, nato nel 1567, è stato protagonista assoluto del cattolicesimo seicentesco e della fervida ed appassionata divulgazione di esso per tutta la sua vita, terminata a Lione nel 1622.

Nella data della sua memoria, la chiesa palermitana a lui dedicata ha celebrato una Santa Messa nel nome del Santo a cui è intitolata ed a cui è devota; Padre Benedetto, durante l’omelia, ha ricordato ai fedeli l’impegno costante che ha distinto Francesco di Sales nella sua quotidiana attività di conversione al cattolicesimo, attività laboriosa e paziente e resa ardua e complessa in quanto circondata da una forte cultura di stampo calvinista, dominante in quei travagliati anni.

Ebbene la perseveranza di Francesco diede ragione dei suoi intenti, consentendogli di raggiungere tutti i fedeli, vicini e lontani, mediante gli strumenti della predicazione diretta o tramite i “manifesti”, ossia dei messaggi scritti che gli consentivano di trasferire con forza il messaggio cattolico anche agli uomini più distanti, inventando, di fatto, un nuovo modo di comunicare, di raccontare e di descrivere il proprio pensiero.

Per tali ragioni San Francesco di Sales, ordinato sacerdote nel 1593 e proclamato santo nel 1665 da papa Alessandro VII, è Santo patrono dei giornalisti ed in particolare protettore della stampa e dell’editoria cattolica; Francesco è annoverato dalla Chiesa come uno dei trentasei Dottori della Chiesa, proprio a testimonianza ed a riconoscimento della sua produzione letteraria e il suo particolare temperamento dolce e mite, intriso di pazienza e di comprensione verso il prossimo, gli valse la nomina a Vescovo di Ginevra a soli trentadue anni di età e ad appena sei anni di sacerdozio.

A parte le migliaia di biglietti e messaggi scritti e distribuiti nei modi più diversi, Francesco è autore di Introduzione alla vita devota (Filotea)” e del “Trattato dell'amore di Dio”, pietre miliari della letteratura filosofica e religiosa, preziose fonti per analizzare il suo pensiero e per apprezzarne la carica e la passione verso l’amore e la fede in Dio, unica guida verso una vita segnata dalla bontà, dalla comprensione e dall’aiuto reciproco.

Il suo modo di interpretare il cristianesimo e di diffonderne la più intima essenza è stato motivo ispiratore per la nascita di diverse congregazioni quali ad esempio l’ordine dei Salesiani, fondato a Valdocco nel 1859 da Don Bosco, proclamato santo nelgiorno di Pasqua del 1934, e che ha come cuore pulsante della sua più che centenaria attività, l’attenzione rivolta al mondo dei giovani, curandone l’educazione, la crescita e lo sviluppo sociale.

Per tutta la durata della Messa domenicale, sull’altare è stata esposta una reliquia di San Francesco di Sales, consistente in un piccolo frammento del cuore del Santo che ha ispirato tutta la celebrazione dell’Eucaristia ed a cui è stato dedicato il momento finale della Messa, ossia il “bacio della reliquia”, un emozionante momento conclusivo durante il quale decine di bimbi, seguiti dai genitori e da tutti i fedeli, si sono accodati per rendere un commovente omaggio al Santo.

Alla fine della celebrazione Padre Benedetto Genualdi, parroco di quella che viene definita “la chiesa del ponte”, per via della sua ubicazione proprio a ridosso del sottostante viadotto ferroviario sito in prossimità della Stazione Notarbartolo, ha raccontato la genesi architettonica della chiesa dal caratteristico tetto a punta: essa fu voluta dal cardinale Ruffini subito dopo il Concilio Vaticano II e la volle dedicare a San Francesco di Sales in quanto attuatore del Concilio di Trento, ossia il Concilio precedente a quello coevo.

Con la Bolla "Panormitana Urbs” del 29 settembre 1962 si dà inizio all’edificazione della chiesa cittadina ma a Palermo, ed esattamente in via Monteverdi 19, esisteva già un antico monastero dedicato alle Suore della Visitazione, ordine fondato proprio da San Francesco di Sales; effettuata una permuta di questo monastero di campagna, le sorelle si trasferirono in una nuova casa in prossimità della zona di Villagrazia di Palermo.

La sagoma dell’antica struttura, sebbene non più esistente, è ancora percepibile osservando il cortile interno del complesso edilizio ivi edificato negli ultimi anni.

Affinché non andasse perduta la memoria della “Visitazione” fu costruita quindi la nuova chiesa, con l’obiettivo di dare un nuovo impulso all’attuazione del Concilio Vaticano II ed a tutta la Chiesa del post concilio, sul profondo solco tracciato dall’opera di San Francesco di Sales.

Al momento della costruzione della chiesa fu posta sotto l’altare una reliquia del Santo ma fu chiesto anche un frammento del cuore direttamente al Monastero della Visitazione di Treviso, che custodisce il cuore di San Francesco, messo in salvo tra i Pirenei dalle suore al termine dei convulsi giorni della Rivoluzione Francese, in uno scenario dominato da un forte anticlericalismo e dallo spettro della confisca dei beni ecclesiastici.

Con la benedizione ed un augurio di una santa domenica termina la funzione dedicata al santo protettore dei giornalisti, San Francesco di Sales, distintosi per la sua amorevolezza e per il sapiente uso del dialogo e della comunicazione come strumento di predicazione e conversione: “In ciascuno dei tuoi istanti è contenuto, come in un nocciolo, il seme di tutta l’eternità”.


 

 

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(ph. Carlo Guidotti)


 

 

 

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