I “Cavalieri dell’arcangelo Michele” in partenza per Roma. Incontro con genitori e ragazzi prima di andare in udienza dal Papa

 

(9 marzo 2016) – Mancano ormai tre giorni per la partenza dei “Cavalieri” per Roma ove sabato 12 marzo incontreranno il Papa in Piazza san Pietro.

L’ultimo incontro preparatorio è nella parrocchia di sant’Ernesto e l’aria che si respira è quella delle grandi occasioni. Tutti hanno qualcosa da fare e c’è qualcosa da fare per ognuno: innanzitutto la distribuzione dei pass per accedere in piazza, e poi i canti da ripassare, gli striscioni, gli avvisi e gli appuntamenti e le ultime quote da consegnare per il viaggio. Un nugolo di studenti di scuola media, ma qua e là si vede anche qualche alunno di scuola elementare (eccezionalmente accolto vista la particolarità della manifestazione, ci dice uno dei responsabili) si dà un gran da fare in mezzo a tanti genitori confusi e contenti di ciò cui stanno assistendo.

Ma chi sono questi “Cavalieri”?

I Cavalieri fanno parte di una esperienza educativa ecclesiale nata dentro il solco di Comunione e Liberazione. Si rivolge in modo specifico alla fascia di età della scuola media. L’originalità sta nel fatto che non è nata per una decisione organizzativa o associativa, ma per gemmazione o più semplicemente per un passa parola che ha convinto via via centinai di gruppi distribuiti in tutta Italia, dopo che un prete a Milano iniziò negli anni ’80. Altra caratteristica è che essa non è guidata e sostenuta da insegnanti, che comunque ne sono l’asse portante, ma anche e soprattutto dai genitori. “L’educazione spetta a noi genitori, soprattutto in questa fase così delicata dell’educazione dei nostri figli. Noi diamo una mano, spesso perché anche noi abbiamo figli da seguire” ci spiega una mamma cui è stato affidato il compito di controllare per l’ennesima volta l’elenco dei partecipanti. Nel tempo i vari gruppi sorti per gemellaggio con altri si sono ispirati a fatti, figure, avvenimenti storici concreti: così sono nati i cavalieri di Sobieski, I rematori di Lepanto, la barca di Pietro, gli amici di Edimar, il Portico di Salomone.

C’è un argomento che sopravanza per importanza tutti gli altri e che corre di bocca in bocca: la “Promessa”. Ed allora chiediamo informazioni ad un’altra mamma: “Uno dei gesti più importanti della vita di questi ragazzi è la “Promessa” che fanno ogni anno in un luogo particolare e significativo, e quest’anno sarà fatto in alcune chiese di Roma”. “Perché alcune – chiediamo?”. Perché a Roma saremo 20 forse 25 mila e dopo l’incontro con papa Francesco nel pomeriggio ci divideremo in gruppi in tante chiese per questo momento di preghiera e di impegno”. “E come si concretizza questo impegno – incalziamo?” “Attraverso la recita di una breve formula che tutti i bambini imparano rigorosamente a memoria dopo essersi inginocchiati davanti all’altare, un po’ come i cavalieri medievali”.

Mentre ancora fervono i preparativi ecco giungere don Carmelo Vicari, il parroco di sant’Ernesto, che assiste spiritualmente i gruppi di Palermo e provincia. Porta con se le lettere che i bambini hanno scritto al Papa in questi mesi di preparazione. Vorrebbe leggerle tutte, perché è stato commosso da tutte: “Io non posso – dice – ma se qualcuno vuole leggere la propria può farlo. Mi piacerebbe che venisse al microfono chi ha scritto sul significato della promessa”. Un po’ titubante e spinta soprattutto dei compagni si reca al microfono una alunna di prima media che legge: “Caro Papa, ho 10 anni e faccio parte del gruppo dei Cavalieri di Palermo che è intitolato all'Arcangelo Michele. Grazie al gruppo, avrò la grande opportunità di venire a Roma per incontrarti. Per me fare la Promessa vuol dire avvicinarmi sempre più a Gesù, affidarmi pienamente a Lui e potere avere così un compagno di vita che mi sta sempre accanto e mi aiuti nei momenti più difficili. Caro Papa, spero tanto che tu legga questa lettera che ho scritto per te, perché sei speciale e credo che tu un giorno possa diventare Santo”.

Rotto il ghiaccio in tanti si presentano al microfono. Occorre fare una scelta, che cade su uno studente di seconda media che dice: “Il Santo Padre ci sta regalando un'occasione per convertirci con tutto il cuore a Cristo. La promessa è qualcosa di grande, perché promettiamo a nostro Signore assoluta fedeltà; e noi Cavalieri la rinnoviamo ogni anno. Caro Papa tu sei un esempio per tutti i giovani, con la tua semplicità, la tua umiltà e la tua certezza. Io voglio diventare un vero Cristiano, Cattolico, Apostolico, Romano”.

Qualche adulto sorride, e don Carmelo spiega subito: “È proprio vero questo viaggio è un regalo, un dono fatto dal Papa a ciascuno di voi e proprio per questo anche voi dovete ricambiare con un regalo: la “Promessa” che farete nel pomeriggio”.

L’idea del regalo sollecita un genitore ad intervenire: “L’opportunità di andare a Roma e incontrare il Papa insieme a mio figlio è una grande occasione. Il Papa è oggi un punto di riferimento importante ed io vorrei veramente poterlo incontrare e toccare, così come desidera mio figlio, per esprimergli tutta la mia riconoscenza per quello che sta facendo”. Un altro genitore vuole dire la sua: “Quando mia figlia mi parlò di questo viaggio erano da poco successi i fatti di Parigi. C’era tanta paura in giro e la prima reazione fu di non partire. Poi ho visto il coraggio di papa Francesco che pochi giorni dopo è partito per l’Africa ed ho capito che l’unico modo di vincere la paura è vivere pienamente la vita con tutte le occasioni che capitano. Così mi sono detto: ma quando capiterà un’altra occasione per vedere il Papa? E abbiamo deciso di partire tutta la famiglia”.

Don Carmelo riprende la parola: “Voi che andate a Roma dovete sentirvi i rappresentati di tutti i bambini del mondo, perché così vi guarderà e vi parlerà il Papa. La paura di fronte alla vita si vince vivendo la vita, non fuggendola. A Roma incontrerete un uomo che non ha paura perché vive della certezza che c’è stato Uno, Gesù Cristo, prima di lui, che gli vuole bene, come i vostri genitori a voi, che ha vinto tutte le paure, compreso quella della morte”.

Nel salone si diffonde un piacevole profumo di pizze appena sfornate. È giunto il momento di cenare insieme, come sempre accade in questi incontri. Ma la consumazione del cibo non distoglie l’attenzione. Si formano piccoli capannelli. I bambini giocano e cantano, ma i genitori vogliono comunicarsi la gioia di stare insieme. Una mamma dice: “Ho cercato di inserire la fede nella educazione dei miei figli fin da piccoli. Ma ora è il momento di condividerla con loro. Per questo è importante andare insieme a Roma. Solo questo tipo di compagnia aiuta a capire meglio il senso di quello che sta capitando nel mondo”. Ed un papà aggiunge: “Fosse dipeso da me sarei andato in aereo. Ma è importante andare in autobus, non dormire due notti, stare vicino a mia figlia quando passerà il Papa. Questo Papa vuole cambiare la Chiesa ed io voglio essere vicino a lui, non voglio solo stare a guardare”

Un altro papà replica: “Per due anni mio figlio mi ha raccontato di questa storia della promessa. Adesso che è l’ultimo anno voglio essere presente e farla a Roma sarà ancora più bello”.

È giunta l’ora di salutarsi. Ci sono ancora due mamme particolarmente impegnate nel mettere ordine, anche tra i conti economici. Fanno un po’ da tesorieri del gruppo perché, ci dicono, “per consentire di far venire tutti ci siamo anche tassati e abbiamo fatto vendite di torte e dolci fatti in casa nella parrocchia di san Basilio dove ci riuniamo abitualmente”. E poi aggiungono: “Abbiamo anche la benedizione dell’Arcivescovo Corrado che è venuto a trovarci qualche settimana fa per visitare la mostra sulla Misericordia che abbiamo portato in parrocchia. Cosa chiedere di più?”.

Una frase corre di bocca in bocca: ci vediamo venerdì alla partenza dell’autobus.

 

 

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