Ripartiamo dalle vacanze

 

Anche quest’anno, come ogni anno, sono tornato nel solito stabilimento balneare per fare i bagni. Ed ecco cosa ho trovato.

Ho trovato tanti bambini, insieme ai propri genitori, e non come quelli che ogni mattina vengono affastellati nell’asilo sotto casa mia, da papà e mamme perennemente in ritardo con l'orario di ingresso al lavoro,

Ho trovato tanti genitori, insieme ai propri bambini, impegnati totalmente a giocare con loro, senza farsi distrarre da telefonini e tablet.

Ho trovato tanti bambini impegnati a giocare sul bagnasciuga con giocattoli sempre attuali come secchiello e paletta, come se li avessero scoperti per la prima volta alcuni minuti prima.

Ho trovato tanti genitori divertiti a giocare a palla in mare e a rispondere agli schizzi d'acqua lanciati dai figli.

Ho trovato bambini capaci di dimenticare telefonini e giochi elettronici preferendo costruire castelli di sabbia sotto la “direzione tecnica” dei genitori.

Ho trovato genitori che insegnano a nuotare ai propri figli, i quali sono certi che la mano che li sostiene non li abbandonerà mai, come era stata tanti anni fa quella di mio padre per me e la mia per i miei figli.

Ho trovato anche adolescenti scambiarsi sguardi e ammiccamenti volti ad iniziare una conoscenza più intima in vista di un futuro ancora ignoto ma certamente avvincente, come quello che iniziò tra me e quella che ancora oggi è mia moglie, quasi cinquanta anni fa.

Certo non ho più trovato le teglie di pasta al forno e le angurie giganti che davano consistenza e gusto a lunghissimi pranzi sotto l’ombrellone; non ho più trovato uomini impegnati in interminabili partite a carte e donne impegnate in altrettanto interminabili discussioni, che oggi prendono l’appellativo di gossip balneare. Qualcosa cambia anche sulle spiagge.

Ho ritrovato come ogni anno un modo semplice di concepire e vivere un po' di vacanza, riuscendo a dimostrare che si può fare a meno di alcune forme del vivere il quotidiano di cui invece siamo convinti non possiamo più liberarci.

E allora mi sono chiesto. Ma se ancora è possibile tutto ciò, se è possibile almeno per qualche ora vivere facendo a meno di alcune forme deleterie della tecnologia, se è possibile almeno per una mattinata stare con i propri figli è giocare con loro come i nostri padri hanno fatto con noi, già tanti anni fa; insomma, se ancora esiste un modo semplice e non complicato di vivere, almeno le vacanze, perché non ripartire da lì?

Mons. Luigi Giussani, uno che di vacanze se ne intendeva, non perché fosse un tour operator, ma perché per oltre 50 anni ha educato migliaia e migliaia di giovani facendo riscoprire loro il valore della vacanza, soleva ripetere che la vacanza è il tempo della libertà. E poi spiegava che la vacanza è il tempo della libertà, non come liberazione dallo studio, ma perché obbliga alla fatica e alla responsabilità della libertà e della sincerità. È il tempo in cui viene a galla quello che ciascuno desidera veramente. 

I giovani cui si rivolgeva sono diventati prima padri e oggi sono nonni, ma la questione su cosa fare delle vacanze rimane. Certo lo spettacolo delle Dolomiti non incanta i giovani di oggi come invece accadeva ai loro nonni e ai loro genitori, ma quanti sono i giovani di oggi che si sono soffermati a vedere un’alba, sul mare o in montagna? Quanti genitori li hanno aiutati a fermarsi sulla visione della bellezza di un tramonto, di un quadro o dell’ascolto di un brano di musica classica? Certo la musica si può ascoltarla anche in aereo o in macchina, ma come si può gustarla senza uno che ti spiega perché e dove è bella?

La ricerca del nuovo, del diverso, e dello stravagante induce tutti durante l’inverno a immaginare “la vacanza alternativa”, e invece, perché non approfittare delle vacanze, per riappropriarci di una normalità e semplicità della vita, che sembra che abbiamo perso? La verifica che ciò sia ancora possibile sono le migliaia di bambini che ancora godono di costruire fragilissimi castelli di sabbia con l’insostituibile contributo dei genitori, contenti di poterli distruggere perché certi che il giorno dopo potranno ricostruirli sempre con l’aiuto dei genitori. I bambini ci insegnano che basta poco per essere felici: basta avere il papà o la mamma tutti per sé magari solo per alcune ore.

Il contenuto della libertà durante le vacanze sta nel fatto che è il momento in cui uno si impegna come vuole col valore che riconosce prevalente nella sua vita oppure non si impegna affatto, quasi che il non fare nulla ci possa risolvere il desiderio di essere diversi e migliori di come siamo.

Perché tante volte al ritorno dalle vacanze siamo più scontenti? Sol perché non abbiamo realizzato i progetti immaginati e organizzati durante l’inverno? Troppo semplice. La verità è che se la vacanza non aiuta a ricordare quello che ci sta più a cuore o che più desideriamo, se non ci rende un po' migliori di come abitualmente siamo, ma al contrario ci rende più istintivi, se non ci fa più attenti al contesto in cui viviamo, a partire dalla natura con cui siamo più in contatto, il tempo del riposo non ottiene il suo scopo, insomma è sprecato. Ecco perché la vacanza è tempo di responsabilità e libertà, che cominciano già la mattina quando, senza l’incubo della sveglia che ci impone di alzarci possiamo decidere se aggiungere ancora un’ora di sonno o approfittare di quel tempo magari per veder sorgere il sole o finire di leggere il libro che giace sul comodino da tutto l’inverno.

Don Giussani spiegava ai quei giovani, ma lo direbbe anche oggi ai loro nipotini, che in estate si può di più e meglio prendere coscienza di chi siamo e di ciò che facciamo, perché la nostra libertà è messa alla prova da tutte le circostanze che le si presentano davanti. Quanto alla compagnia il suo riferimento era inequivocabilmente al valore della esperienza comunitaria, che proprio durante l’estate ha più possibilità di esprimersi e dilatarsi.

Ma oggi in un momento in cui individualismo e egoismo sembrano essere i soli punti di riferimento per “vivere bene”, può il tempo libero farci riacquisire la bellezza della compagnia e dello stare insieme? Non guardiamo però innanzitutto i nostri vicini di ombrellone, timorosi e diffidenti quanto noi, ma guardiamo ai nostri bambini che giocano con altri bambini senza alcun timore o paura, certi che il comune interesse per il gioco possa riempiere di senso tutta la mattinata.

Ed allora ripartiamo dalle vacanze, ma non da quelle che vorremmo fare, ma da quelle che effettivamente riusciamo a fare.

 

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