Ad un anno dalla morte Marco Lucchini ricorda Nuccio Milazzo. “Con lui abbiamo vissuto, non sopravvissuto”

 

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Sono passati quasi 20 anni dal mio primo incontro con Nuccio. Si può dire che accadde per caso. Ero in Sicilia per la prima volta nella mia vita a novembre del 1997 per presentare la prima edizione della Giornata Nazionale della Colletta Alimentare. A quell’incontro conobbi Santo, Nuccio forse era tra il pubblico. Con Santo si misero le basi di quello che poi nel '99 fu il primo Comitato Banco Alimentare di Palermo. Era tutto pronto e Santo doveva essere il presidente, ma pochi giorni prima di costituire il neo Banco Alimentare a Santo fu posta una seria alternativa: prendere il diploma per poter avere maggiori prospettive e possibilità nel suo lavoro. Fu così che mi presentò Nuccio. Lo considerava un amico a cui poter affidare la sua primogenitura. Anche se dispiaciuto di non poter coinvolgersi in prima persona, sapeva che l’iniziativa finiva in buone mani. Da quel inizio ci furono poi centinaia di occasioni per vederci, non solo a Palermo. Nuccio mi fece conoscere la sua Sicilia, il gusto di essere siciliani, termitani, cioè abitanti di Termini Imerese, la città in cui viveva da ormai molti anni. Poi ci si vedeva al Meeting di Rimini e a Milano.

Il Banco Alimentare fu il motivo dei nostri primi incontri, ma poi divenne una valida opportunità per stare insieme. Quando arrivavo a Palermo rimanevo sempre qualche giorno, ed il rito era sempre lo stesso: si cominciava dalla colazione, poi il pranzo, la cena e i dopo cena. Con lui scopri i dolci siciliani. Mi portava sempre nella sua pasticceria preferita a Termini, dove vidi per la prima volta riempire il cannolo al momento di servirtelo. Un giorno dopo aver aspettato per ore un funzionario pubblico che mai arrivò, pur avendo fissato l’appuntamento, per abbassarmi la tensione di aver buttato via una mattina, mi porto a mangiare sfincione e arancine in un posto favoloso. Con lui imparai a bere l’acqua gassata prima del caffè per prepararti la bocca. Ancora oggi a Milano rimangono stupiti che chieda l’acqua prima del caffè e non dopo.

 Ma una delle cose che più mi faceva ridere era quando decideva di mettersi a dieta. Ordinava sempre “verdure” e le accompagnava con una bottiglia grande di coca cola. Più volte gli dissi che con la coca cola svaniva il sacrificio fatto non mangiando pasta o secondi. Niente da fare: per lui la coca cola era un liquido, mentre era il cibo solido che ingrassava. Nelle sere d’estate, quando dormivo a Termini, era “obbligatorio” fare la passeggiata con vista sul mare che si concludeva sempre da “Cicciuzzo” dove secondo Nuccio c’era il miglior gelato del mondo. In effetti era ottimo, soprattutto quello di gelsi, gusto che per me fu una totale sorpresa. Ma la vera sorpresa era che non ordinava un semplice gelato, ma un gelato che a Milano ci mangiava una famiglia, con un bel giro di panna montata.

A ottobre e novembre le mie visite in Sicilia si intensificavano e coincidevano con incontri al sabato, la domenica o alla sera nelle città vicine a Palermo, ma sia andava anche a Trapani e provincia fino a Caltanissetta. Incontravamo persone di tutti i tipi. Era sempre una gran festa il nostro arrivo. Ma poi c’era anche il ritorno. Infatti era impossibile non accettare l’invito al pranzo o alla cena e così poi a fatica si tornava a casa. In quelle occasioni ci tenevano sveglie infinite discussioni, a volte anche accese. Riguardavano sempre tre temi, in ordine: calcio, politica e Banco Alimentare.

Lui all’inizio mi disse che era interista, ma poi conoscendomi meglio svelò che l’Inter era per lui solo metadone, la vera droga calcistica era il Palermo. Andammo anche insieme allo stadio una volta a Palermo, al Renzo Barbera. Allora ricambiai e venne con me a Milano a San Siro per vedere una partita di Champion; poiché né il Palermo né l’Inter gli davano queste emozioni fu costretto a vedere il Milan…. e vincemmo.

Invece la politica lui l’aveva nel sangue. Infatti non discutevamo di partiti o di politici, ma di politica, quello che avremmo fatto se avessimo avuto il governo della cosa pubblica. Forse anche per questo il Banco Alimentare crebbe rapidamente. Non per rapporti politici, ma perché per Nuccio fare una cosa per il bene di tutti era fare politica.

Del Banco si parlava sempre perché era un po' come parlare di un figlio che ti fa disperare, preoccupare, ma vince sempre il sorriso che ti strappa quando ti abbraccia. Era così! Tante volte non eravamo d’accordo su come portare avanti l’opera, ma questo fu sempre un dialogo schietto, rilanciando a vicenda la responsabilità personale, non delegando o sfruttando altri se toccava a noi metterci in gioco. Ci furono anni in cui ci vedevamo almeno una volta al mese anche con Saro, che allora era il presidente del Banco Alimentare di Catania. Una volta a Catania e una volta a Termini. Fu una grande sfida per tutti e tre perché pur avendo la responsabilità ciascuno di un pezzo, desideravamo costruire insieme una possibilità di un soggetto che potesse testimoniare che insieme si poteva costruire un bene comune.

Il rapporto tra noi due però non poteva rimanere chiuso in un ufficio o su una macchina e così pian piano conobbi la sua famiglia: sua moglie Giusi, Antonio ed Emanuela, suoi figli. Spesso mi ospitavano a casa loro e Giusi non mi faceva mai mancare l’opportunità di apprezzare la sua cucina e la sua accoglienza. Antonio ed Emanuela erano bambini e ricordo che quando facevamo le riunioni a Termini, Emanuela passava a salutarci perché i locali erano delle suore e lì si trovava anche la scuola di musica della banda di Termini che lei frequentava. Poi diventarono grandi e all’improvviso Antonio divenne un poliziotto e un marito ed Emanuela prima mi presentò il fidanzato Nicolò e poi mi chiese pure l’onore di farle da testimone.

Nuccio aveva molti amici e non solo a Termini, anche a Palermo. Mi fece conoscere don Carmelo, Salvo, Gabriella e Filippo, Rosalia e Dario, Francesco, Peppuzzo, e tanti altri. Mi fece anche incontrare un uomo straordinario come Biagio Conte, ma anche tanti altri uomini e donne che senza clamore dedicavano le loro giornate ai più emarginati.

Un altro ricordo che mi porterò sempre con me è la sua impossibile puntualità. All’inizio passavo ore sulla strada ad aspettarlo, poi con l’avvento dei telefonini continuavo a passare ore ad aspettarlo, ma ogni 10 minuti mi chiamava per dire che stava arrivando. Un giorno mi arrabbiai molto e lui per tranquillizzarmi mi disse: “Sai cosa mi diceva sempre un mio collega sindacalista: l'appuntamento è alle 9, se alle 10 non sono venuto aspetta fino alle 11 altrimenti a mezzanotte te ne puoi andare”. Io mi misi a ridere e mi passò, ma lui non arrivò mai puntuale.

Questo di Nuccio non è il ricordo di un amico che non c’è più, ma solo l’attesa di rivederci e di sapere che ora è sempre puntuale nell’accompagnarmi ogni giorno a vedere il volto di Colui per cui abbiamo fatto il Banco Alimentare, chilometri di strade, colazioni, pranzi e cene, abbiamo sofferto e gioito. Insomma abbiamo vissuto e non sopravvissuto.

Grazie Nuccio e questa volta sei tu ad aspettarmi. Ciao Marco.

Marco Lucchini è il Segretario Nazionale della Fondazione Banco Alimentare onlus.

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