Le vicende umane di Pina Suriano e il suo percorso verso la santità sono state ripercorse ad Alcamo da Mons. Carmelo Vicari attraverso la sua testimonianza personale

 

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Pina Suriano è stata sabato 16 marzo “l’ospite d’onore” della comunità di Comunione e Liberazione di Alcamo. Grazie all’invito ricevuto dal Centro Culturale “L’Incontro”, Mons. Carmelo Vicari, parroco di Sant’Ernesto e Vicario Episcopale del 3° Vicariato della Diocesi di Palermo, ha reso una appassionata testimonianza della Beata di Partinico, cui è particolarmente legato grazie ad una serie di impreviste e variegate circostanze. 

Leonardo Cottone, presidente del Centro Culturale e responsabile di C.L. di Alcamo gli ha chiesto all’inizio di illustrare il legame che lo unisce a questa Beata della diocesi di Monreale.

“Sentii parlare per la prima volta di Pina Suriano – ha esordito - agli inizi degli anni ’80. E devo dire in tutta sincerità che quel racconto non mi impressionò particolarmente, anzi mi diede la percezione che Pina fosse stata una persona che aveva fallito i propri obiettivi, seppur nobili. Mi impressionò solo un fatto: che una donna che aveva subito tali sconfitte non nutrisse astio verso il Signore. Posso dire in sintesi che non ne divenni un devoto, ma un curioso. Poi in seguito, quando fui nominato parroco della Chiesa della Madonna di Lourdes a Piazza Ingastone, nel cui territorio si trova l’Istituto delle Suore di Sant’Anna, quello nel quale per sette giorni rimase Pina Suriano, una delle suore, suor Candida, un giorno mi raccontò che Pina era stata la sua catechista e colei che l’aveva accompagnata alla Prima Comunione. A questo punto la curiosità cominciò a tramutarsi in interesse e domanda. Poi tante altre volte la mia vita si è intrecciata con la sua storia e soprattutto con persone che l’hanno conosciuta, e questo lentamente e inesorabilmente mi ha avvicinato alla sua figura e alla testimonianza della sua vita. Aggiungo che Don Giussani ci ha sempre insegnato che la santità è per tutti, ma fino a quando non ho incrociato Pina sulla mia strada questa mi sembrava solo una corretta affermazione. Ora è divenuto un fatto preciso e concreto”.

La testimonianza di Mons. Vicari si è poi spostata sul rapporto tra Pina e la sua esperienza nell’Azione Cattolica, spiegando come l’A. C. di quel periodo fosse assimilabile a quella di tanti Gruppi e Movimento sorti nel dopoguerra in Italia e nel mondo. Un luogo in cui le persone potevano incontrare la realtà di Cristo vivente capace di coinvolgere l’io, di incidere nelle persone fino a cambiarle nel modo di sentire le cose e di viverle. “L’A. C. - ha spiegato - era una introduzione, un accompagnamento della persona dentro la totalità della vita, secondo la prospettiva, gli occhi e il cuore di Cristo che prendeva possesso delle persone e le rendeva simili a Sé. Non dimentichiamo che lei visse e crebbe in una fase storica ricca di grandi personalità cattoliche. L’esperienza dell’A. C. del tempo ha reso possibile anche la promozione della figura femminile perché ha fatto crescere le donne e le ha rese protagoniste della vita a Partinico e non solo”. L’incontro è stato preparato invitando gli intervenuti a leggere il recente libro di don Giuseppe Ruggirello “Pina Suriano. La santità della porta accanto”. Ad esso l’oratore ha rimandato per conoscere i tanti aspetti e le tante testimonianze della vita della Beata: la catechesi che faceva in parrocchia, l’operosità sociale con le donne del paese, la caritativa per aiutare i più bisognosi.

“Merito di questo clima – ha commentato - va dato anche a sacerdoti educatori che hanno saputo formare giovani come lei. Tutto ciò è la dimostrazione di come l’A. C. era in grado di sviluppare e portare a compimento l’umano, fino al compimento intellettuale ed anche espressivo; da una donna “fallita”, secondo i canoni mondani, è venuta fuori una figura di donna realizzata. Per questo ho desiderato che io e miei amici potessimo essere come lei. Ciò è possibile per noi oggi uomini e donne di quest’epoca dentro gli ambienti di vita in cui siamo con tutte le difficoltà del presente, ma capaci di mostrare come Cristo cambia l’essere umano, rendendolo santo. Santo nel senso che lo rende compiuto e gli dà una passione dell’altro mondo e fa delle circostanze della vita sempre un’occasione per un di più, e quindi nell’apparente fallimento umano si realizza la vittoria di Cristo”. 

Leonardo Cottone gli ha chiesto di rispondere ad un quesito che gli era sorto proprio dalla lettura del libro: “Perché Dio ha creato Pina Suriano? Perché l’ha fatta nascere nel 1915 e quindi crescere negli anni del nazismo, del fascismo, del comunismo, della seconda guerra mondiale”? Mons. ha risposto così: “In un’epoca in cui gli uomini erano convinti e impegnati nella creazione del super uomo, dell’uomo perfetto, Dio ha fatto nascere Pina Suriano, e tante altre personalità cristiane che nulla avevano di super uomo perché si ponevano come modelli antitetici. Questa ricostruzione mi ha fatto venire in mente la scena di Pilato che lascia libero Barabba, che agli occhi dei presenti rappresentava il super uomo, e dice di Gesù: ‘Ecco l’uomo’. Tornando a oggi: Dio nell’epoca del super uomo ha creato persone di cui si può dire: ‘Ecco l’uomo’. Quindi, Dio ha utilizzato la sua persona per dire che non aveva bisogno di una anonima suorina, ma piuttosto di una nuova personalità che indicasse una nuova strada e una nuova forma di testimonianza cristiana in quel periodo. Ecco perché, Pina Suriano è divenuta una donna e una presenza che ha legato il mio cuore e appassionato la mia vita”

Il parroco di Sant’Ernesto è poi tornato a narrare i fatti che hanno legato la sua vita a quella della Beata e si è soffermato su quanto accaduto nella sua parrocchia nell’Anno della Misericordia. “Nel corso del 2015, - ha raccontato - mi sono posto questa domanda: cosa posso fare per la parrocchia? Quale segno tangibile possiamo lasciare di quest’anno della Misericordia così importante? Ho in tal modo individuato figure che potessero accompagnare nel cammino intrapreso e da lì l’idea di indicare Pino Puglisi e Pina Suriano. In Pina riconoscendo il martirio incruento e in Pino quello cruento: due forme analoghe di offerta e di consegna a Dio. Cosa c’era di meglio che offrire all’ A. C. della parrocchia la testimonianza di un membro dell’A. C. come Pina Suriano? Ho suscitato così un nuovo entusiasmo perché molti non la conoscevano. Da questa decisione sono poi nate tante altre iniziative: il pellegrinaggio al Santuario di Partinico e il conseguente gemellaggio con la mia parrocchia, l’esposizione delle reliquie di Pina per tre giorni a Sant’Ernesto, la visita alla sua casa natale, ecc. Pina mi ha arricchito di una comunione ecclesiale anche con l’A. C. di Palermo, che poi si è incuriosita di questa storia e di questo personaggio. Ma anche con l’A.C. di Partinico e di Monreale, con cui è nato un significativo rapporto che prosegue tutt’ora. Quello che all’inizio era un interesse e una curiosità personale alla fine è diventata una esperienza ecclesiale, anche tra le Diocesi di Monreale e Palermo. È nata così l’idea della Cappella della Misericordia a Sant’Ernesto: ristrutturare un angolo un po’ abbandonato della chiesa e porre le due figure ai lati e al centro il Crocifisso che indica l’Eucarestia. La Chiesa di Sant’Ernesto è diventata così la prima chiesa di Palermo in cui si sviluppa un culto pubblico per la Beata Suriano. Adesso stiamo studiando le forme per rendere pubblico il culto di Pina e farla conoscere di più, magari in occasione della memoria liturgica che cade a metà maggio”.

Prima di concludere Leonardo Cottone gli ha chiesto quasi a bruciapelo: “Ma in conclusione: chi era veramente Pina Suriano”? La risposta è stata immediata e diretta: “Pina ha vissuto tante esperienze umane e normali della vita di tutti, come per esempio il contrasto con la famiglia, cui non si è ribellata, ma che ha vinto nella pazienza. Cosa faceva? Era una sarta ed una buona maestra di catechismo. Pina Suriano non aveva una istruzione scolastica elevata. Ma l’esperienza dell’A.C. l’aiutò molto, perché quelle era anche una scuola di educazione e di vita. Esempio quanto accadde in occasione del referendum su monarchia e repubblica: fu in grado di aiutare le donne di Partinico a fare una scelta oculata e consapevole, perché era la prima volta che le donne votavano in Italia. Anche don Giussani avvertì questa responsabilità in quegli anni e si fece carico del problema scrivendo lettere ai suoi amici per far capire l’importanza della circostanza. Quelle, non erano donne devote ma donne protagoniste della storia, le quali hanno contribuito a fare l’Italia come oggi la conosciamo. Ci fanno capire che la fede non è un fatto privato o intimo, ma qualcosa che permette a ogni uomo da vivere da protagonista. La presenza di Gesù nella vita di questa donna è stata imponente. Quindi, nulla di eccezionale. Pina è la testimonianza che Cristo vince là dove un io Lo riconosce, Lo abbraccia e Gli si consegna. E allora Cristo nello Spirito ha il potere di trasformare una apparente sconfitta in un segno per l’intera storia umana. Quella di Pina non è una storia patetica. Si potrebbe dire che Gesù ha fatto di una semplice ragazza di Partinico un’opera d’arte”.

Gli è stato chiesto allora come fare per incontrare Pina e apprezzare l’attualità della sua testimonianza. “Per apprezzare la figura e l’opera di Pina Suriano – ha aggiunto - dovete mettere in gioco l’intera esperienza di vita che Dio vi ha concesso di fare. Non potete incontrarla fuori dall’esperienza umana e cristiana che fate oggi. Questa donna deve incontrarvi non intellettualmente, ma a partire da ciò che Dio sta operando nella vostra esistenza e scoprire così che tipo di compagna può essere per la vostra vita. In tal modo vi aiuterà a superare tutto ciò che vi sembrerà contrario alla vita e ai vostri desideri”.

Un ultimo ricordo è per il compianto mons. Cataldo Naro Arcivescovo di Monreale. “Aveva intuito e aveva impostato – ha detto - la sua pastorale per far riprendere vita all’intera diocesi di Monreale facendo riscoprire tutti i suoi santi e quindi aveva messo in moto un lavoro di rivalorizzazione di queste figure. E quindi per me questa sera è anche un modo per contribuire a portare a compimento il suo lavoro; è un motivo di gratitudine per la sua persona e per l’amicizia che mi ha concesso”.

A conclusione della bella e significativa serata Mons. Vicari ha rivolto un invito: “Fate un pellegrinaggio a Palermo alla parrocchia di Sant’Ernesto per riscoprire questa storia e questa figura e fare a lei una domanda vera sulla vostra vita”.

 

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