Dopo quasi un mese è ancora forte l’eco dell’evento prodotto dal concerto di Monreale “Domus Dei et Ianua Coeli” del maestro Marcelo Cesena

 

 

domus dei et ianua coeli concerto monreale 2

È trascorso quasi un mese dal concerto multimediale: “Domus Dei et Ianua Coeli” svoltosi nel Duomo di Monreale prima di Natale, in cui per la prima volta Marcelo Cesena, ha eseguito 15 suoi brani inediti per pianoforte, pensati e realizzati per l’occasione.

Il concerto ha unito in un’unica esperienza il linguaggio universale della Musica con la Bellezza delle immagini dei mosaici della Cattedrale proiettate sullo Led Wall, curate dal regista Alessandro Spinnato, con la consulenza teologica di don Nicola Gaglio. L’evento, con una interpretazione sorprendente, ha offerto ai presenti un’esperienza emozionante, che ha coinvolto l’udito e la vista facendo vibrare le corde più sensibili del cuore promuovendo e valorizzando al tempo stesso l’importanza della Basilica d’oro voluta da Guglielmo II in onore della Madonna, come Casa di Dio e Porta del Cielo.

Abbiamo chiesto ad alcuni dei protagonisti un giudizio “a freddo” di quello che per molti è stato un evento unico e forse irripetibile.

Cominciamo con il regista Alessandro Spinnato: “L’ascolto della musica di Marcelo Cesena mi ha emozionato fin da quando abbiamo iniziato le prove. Il concerto fa fatto il resto. Abbiamo cercato di mettere insieme immagini e musica. Alcuni brani raccontano storie intere e quindi è stato più facile far scorrere le immagini, altri brani sono stati ispirati da più avvenimenti riportati sui mosaici e quindi è stato più complesso. Decisivo è stato il montaggio. Una parte è relativo ai video realizzati anche in tempi diversi da questo ma per questo scopo. Poi abbiamo montate immagini fisse con il sistema del parallasse, scontornando i personaggi i quali sono stati staccati dallo sfondo: è come se ci fosse una telecamera che ruota attorno ad essi. Anche questo tipo di montaggio è abbastanza innovativo e per quanto discutibile riesce a rendere le immagini in movimento, quasi che i personaggi vengano incontro allo spettatore. Il risultato finale mi ha lasciato completamente soddisfatto e credo anche tantissimi dei presenti”.

In 80 intensi minuti musica ed immagini hanno raccontato le immagini più note e significative dei mosaici, partendo dai momenti della creazione, in particolare dell’uomo, creatura fatta ad immagine e somiglianza di Dio, per passare a quelle del Vecchio Testamento che raccontano del tentativo dell’uomo di essere come Dio. Poi il racconto, e con esso la musica, hanno commentato la cacciata dall’Eden, il sacrificio di Abramo fino a giungere alla pienezza del tempo e alla nuova alleanza che Dio vuole stringere con la sua creatura attraverso l’incarnazione del suo figlio, per concludersi con le vicende della passione, morte e resurrezione. L'ultimo brano della composizione è stato dedicato a Cristo Pantocratore, che campeggia nella volta dell’abside e che sembra non dare scampo a nessuno.

Proprio l’esperienza dell’ultima composizione è quella che ha lasciato il segno più profondo nell’animo del maestro Cesena, che così la ricorda: “Per giungere alla conclusione del concerto ho trascorse molte ore da solo nel Duomo, dopo la chiusura, per approfondire il rapporto che mi lega al Padre e che è mirabilmente espresso nel volto del Cristo Pantocratore dell’abside. Ho dovuto tirar fuori l’impronta di Dio che è dentro di me, come dentro ciascuno di noi. I mosaici sono certamente un fatto umano e concreto, ma sono anche indubbiamente segno e simbolo di Altro, per cui il loro rimando al trascendente è evidente e ineliminabile. Lo stesso percorso e la stessa fatica ho cercato di fare anche nella composizione degli altri brani musicali, facendo in modo che la finitezza delle note su pentagramma rimandasse all’infinito che ci circonda e che si esprime attraverso la bellezza di quel luogo. Si è trattata in definitiva di una esperienza certamente bella ed esaltante, che non solo mi ha segnato profondamente ma soprattutto mi ha provocato tante altre suggestioni che adesso vanno approfondite e valorizzate”.

 

Concludiamo con il giudizio dell’Arcivescovo mons. Michele Pennisi: “Si è trattato di un evento straordinario che ha coinvolto tutti i presenti che attraverso la bellezza delle musiche e delle immagini non solo hanno ripercorso i momenti più salienti della storia della salvezza, ma hanno vissuto personalmente un’intensa esperienza religiosa. Il Duomo di Monreale quella sera ha raggiunto lo scopo ultimo per il quale è stato progettato: far intraprendere un cammino di fede che, anche attraverso momenti drammatici presenti nella vicenda personale di ognuno, ha aperto uno squarcio di paradiso su questa terra ed ha fatto intuire la bellezza antica e sempre nuova del mistero dell'Assoluto che si è manifestata nel volto di Cristo.  Molte persone che non hanno potuto assistere colpite dalla testimonianza dei presenti hanno chiesto che l’evento venisse ripetuto. Sono sicuro che la riproposizione di questo concerto multimediale in altre città servirà a far conoscere il valore intangibile, artistico, teologico e storico di questo Tempio d’oro che è stato definito “Toto orbe terrarum celeberrimum et pulcherrimum”(il più celebre e il più bello del mondo)”.

 

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